Chi, come me, ha vissuto la propria infanzia nel pieno degli Anni’70 e la seguente adolescenza negli Anni’80, ricorda bene come differente fosse l’intrattenimento in quel fortunato periodo. Pochi canali televisivi, i due primi nazionali RAI, il terzo canale di stato arrivò nel 1979. I primi tentativi di trasmissione di TV private, ostacolati dalla stessa RAI, videro la piena realizzazione a livello nazionale con un palinsesto competitivo, con la nascita, nel 1980, di Canale 5 proprietà di Berlusconi, che divenne il vero e proprio apripista per la liberalizzazione delle TV private.
Si passavano le giornate fuori, a giocare con gli amici, nelle grandi città di solito nei cortili condominiali, finché una mamma, infuriata per l’orario e per averci già chiamato una dozzina buona di volte, dal balcone non ci gridava di tornare subito a casa, pena indicibili punizioni.
Quella mamma, in quella sua furia, la immaginavamo come la cosa più somigliante possibile alla figura del padrone di casa degli Inferi. Abbiamo sviluppato presto il concetto di “qualcosa di malvagio” noi sopravvissuti dei ’70. Una volta a casa, che si faceva, i compiti? Ma neanche a parlarne, ça va sans dire, le attività ludiche dovevano continuare. Evitare la ciabatta di Lucifero era parte del pacchetto!
E allora rallentiamo, prima che le cose degenerino in maniera irreversibile, e troviamo qualcosa di tranquillo da fare. Personalmente, due cose amavo fare, quando gli animi si erano finalmente placati: ascoltare musica, la radio prima e l’impianto stereo poi, quando finalmente riuscii ad acquistarlo, un’attività che non ho mai smesso e che considero l’innamoramento più duraturo della mia vita, cosa a cui mia moglie si è amorevolmente rassegnata, dopo vent’anni di convivenza; poi leggere fumetti, e che fumetti! Era l’epoca d’oro del fumetto.
La Marvel, attraverso le menti geniali di Stan Lee, Jack Kirby, Steve Ditko, sfornò in quel periodo praticamente tutto quello che, prodotto dalla Marvel Cinematic Universe, oggi ci godiamo al cinema. La loro fervida immaginazione partorì i personaggi e le avvincenti storie di “I fantastici 4”, “Thor”, “Hulk”, “Iron Man”, “X-Men”, “Silver Surfer”, “Dr. Strange”, “I vendicatori” (o “The Avengers”, come noti oggi), “Magneto”, “Black Panther”, “Daredevil”, “Spiderman”… Mi fermo qui, ne abbiamo già abbastanza per considerarli “Gods of Comics”.
La diretta rivale, la DC Comics (ai tempi si era formato un duopolio, più avanti vedremo come prosegue), non stava certo con le mani in mano, affrontando il competitor, con uno schieramento formato da gente del calibro di Julius Schwartz, Carmine Infantino, Gil Kane, Len Wein, Neal Adams(!), Dennis O’Neill, Marshall Rogers, con le vicende di “Superman”, “Wonder woman”, “Green Lantern”, “Aquaman”, “Green Arrow”, “Flash”, “Hawkman”, “Atom”, “Justice League e, udite udite, “Batman” (da un’idea degli immensi Bob Kane e Bill Finger), a cui sono moralmente obbligato ad associare “Joker”: forse il villain migliore di sempre.
Va detto che gli artisti, allora praticamente delle rockstar, passavano tranquillamente da una casa editrice all’altra, spesso chiamati quando serviva ridare un po’ di vitalità alle vendite di un personaggio che subiva un calo di consenso. Immaginatevi che cosa potevano diventare quei racconti per un adolescente da sempre attratto, come tanti altri miei coetanei, dai supereroi impegnati nella eterna lotta per contrastare il male. Niente, che vi devo dire, mi immergevo in trip pazzeschi, fagocitato in un mondo di fantasia, in trance dalla prima all’ultima tavola, che volevo non arrivasse mai, per prolungare all’infinito quella magia.
Nel sottofondo, la musica accompagnava le letture, fondendosi a esse fino a formare un insieme inestricabile che mi permetteva letteralmente di galleggiare sospeso nell’aria. Tutto molto bello, fino a che dalla profondità degli abissi non emergeva una demoniaca voce, minacciosa, ad intimarmi di andare a tavola, che era pronta la cena. “Mamme infernali”, dovrebbero farci un reality… Ma, come potrete immaginare, il sistema binario formato da musica e fumetti, sarà l’asse portante di questi articoli. Di questo legame ne hanno già scritto in molti, dato che non è una novità. Esempi ne abbiamo un’infinità, a partire da quella che probabilmente è una delle copertine più iconiche, in questo senso:Chi non hai mai almeno una volta nella vita avuto modo di trovarsi davanti “Cheap Thrills” dei Big Brother And The Holding Company? Janis Joplin volle fortemente che fosse Robert Crumb ad illustrare la copertina del suo album, poiché il cartoonist americano, celebre per la creazione del gatto antropomorfo “Fritz the Cat”, che era dentro appieno nella cultura pop dell’epoca, aveva lo stile che la Joplin cercava.
E che dire dell’epico ingresso di Dr. Strange nel lisergico mondo dei Pink Floyd, avvenuto grazie al talento dell’illustratore Storm Thorgerson con la copertina dell’album “A Saucerful of Secrets”.
Thorgerson, appassionato di fumetti Marvel, in particolare su Dr. Strange, trasferì letteralmente una scena dell’albo “Strange Tales”, uscita n° 158, che vede il nostro eroe, al cospetto del Tribunale Vivente, ente supremo con giurisdizione su tutto l’universo, ricevere la notizia della prossima estinzione della Terra.
Thorgerson, co-fondatore dello studio Hipgnosis, non solo fu illustratore di tutte le copertine dei Pink Floyd fino al 1982 (compresa la clamorosa “The Dark Side of the Moon”), ma collaborò, a volte a lungo, con nomi del calibro di AC/DC, Alan Parsons Project, Muse, Europe, Dream Theater, Cranberries, Anthrax, solo per citarne alcuni. Questi sono però solo un paio di esempi che ho portato per mostrare l’ormai antica connessione tra musica e fumetti, espressa soprattutto attraverso gli artwork degli album. Entrerò, con questa mia narrazione, un po’ più nello specifico, raccontandovi di tre professionisti che, unendo i propri lavori, hanno dato vita ad una delle commistioni tra arti più potente che abbia mai potuto apprezzare. Qualcosa di malvagio, proveniente dal Metal, sta per raggiungervi. Accomodatevi pure, cercherò di essere breve, ma la storia è lunga…
…to be continued…
Fabio Vannucci
Articoli correlati: