Anno d’uscita: 1989
Sito web: https://it.wikipedia.org/wiki/All_About_Eve_(gruppo_musicale)

Non c’è nulla da fare, mi continuo a ripetere…
L’artwork è senza dubbio il biglietto da visita per ogni album; c’è la volta in cui la sua bellezza immaginifica coincide con la qualità musicale e la volta che purtroppo ci si ritrova ad archiviare il disco perché risulta proprio inascoltabile. Fortunatamente non è la questione di questo vinile che ho trovato ad un mercatino dell’usato, un vero gioiellino! E chiaro è che l’immagine l’ha fatta nuovamente da padrone. Appena ho visto questa composizione mi sono sentita catapultata in un mondo fiabesco, a metà tra tra la storia di “Cappuccetto Rosso” e “La storia infinita”, famosissimo film tratto dal libro di Michael Ende, dove la ragazza qui ritratta sembra assomigliare molto all’Infanta Imperatrice e il lupo a Gmork.

Ma andiamo con ordine e inizio col farvi conoscere la formazione che ha dato vita a questo lavoro.

Si tratta degli All About Eve, un gruppo musicale alternative rock britannico, formatosi nel 1984 dall’iniziativa di un altra band inglese, i The Mission. GliAll About Eve debuttano nel 1988, ma dopo quattro pubblicazioni si sciolgono, salvo per poi riunirsi temporaneamente nel corso del decennio successivo con il nome di Mice. La prima line-up degli All About Eve era formata dalla cantante Julianne Regan, dal chitarrista Tim Bricheno e dal bassista Andy Cousin a cui in un secondo tempo si è unito il batterista Mark Price.

La cover che vi vado ora a recensire è della release del 1989 intitolata “Scarlet and Other Stories”, che, come vi anticipavo, mi trasporta in un circolo di favole e di magia. Due figure sovrastano nella copertina, il viso di una giovane fanciulla dai capelli biondi e lunghi e dall’aria sognante e un lupo dagli occhi minacciosi. Mi ha colpita questo accostamento tra bene e male, tra dolcezza e aggressività. Il lupo d’altronde ha molteplici significati, addirittura è riconosciuto come simbolo di lealtà e determinazione e riflette i poteri superiori degli antenati. In Europa d’altro canto questi animali, come ben sappiamo, non sono reputati amichevoli, anzi, vengono considerati pericolosi, spesso collegati a distruzione e morte. È l’iconografia selvaggia tra il male assoluto e la libertà anarchica, temibile e ribelle. Ricordiamo il lupo di Perrault che mangia Cappuccetto Rosso, quello di San Francesco, il lupo della favola dei sette capretti e la famosa lupa che ha offerto la protezione a Romolo e Remo.
E poi c’è l’orologio, dove si vede solo la lancetta dei minuti, ecco che ci ritroviamo ancora legati ad un discorso del tempo che scorre; la ragazza forse fugge da qualcosa, seppur serenamente, in quanto nel suo viso non traspare né paura e né ansia. Solo una collana di perle (coordinata perfettamente con l’orecchino) sembra rompersi e scivolare via.

Tutta questa allegoria rappresenta il ciclo vitale, la memoria, l’ordine e la precisione. Un classico e ricorrente esempio di chi usava l’orologio è di sicuro Salvador Dalì, il famosissimo pittore surrealista, diventato celebre con il suo dipinto “La persistenza della memoria” (anche se il titolo poi originale e corretto è “Gli orologi molli”).
L’orologio è per natura quell’elemento a cui ci si affida in ogni momento della giornata; ma non è solo Dalì ad averlo usato nelle sue opere. Merita una menzione anche il quadro del tedesco Hans Holbein il Giovane con il “Ritratto di Nikolaus Kratzer”, astronomo monacense e, stando invece nell’ambito delle favole, non possiamo dimenticarci l’orologio che il Bianconiglio si portava dietro nella storia di “Alice nel paese delle meraviglie”, di Lewis Carroll.
Forse queste immagini contrastanti rispecchiano al meglio la situazione che si è venuta a creare durante la registrazione del disco degli All About Eve, che si riteneva fosse più cupo sia nei toni che nei testi rispetto al loro primo album omonimo. Accadde infatti che la relazione tra Julianne Regan e il chitarrista Tim Bricheno si interruppe; la cantante in seguito disse che non aveva pianto tanto nella sua vita quanto durante la realizzazione di questo full-length.

La fanciulla della foto tiene tra le mani un paio di scarpette da ballo scarlatte, proprio quelle in cui si parla nella canzone “Scarlet”:
Poets and painters may say;
When will you stumble our way
Kick off your red shoes and fly now
(Poeti e pittori potrebbero dire
Quando inciamperai sulla nostra strada
Togliti le scarpe rosse e vola adesso)

Il design e la direzione artistica sono state curate dallo Stylorouge, studio di progettazione grafica con sede a Yalding, Kent, fondato a Londra dal direttore creativo Rob O’Connor nel 1981. La fotografia invece è stata assegnata a Holly Warburton, artista che lavora anche nel campo della pittura e delle installazioni. Come si vede nell’artwork la sua arte è specializzata nell’utilizzo di materiali come film e vetro, la cui fusione di immagini rende il tutto più soft e leggero, ma anche accattivante e grintoso. Ha iniziato a realizzare creazioni con nastro adesivo e pellicola Super-8 mentre studiava belle arti a Londra, alla St. Martin’s School of Art BA e al Royal College of Art, diplomandosi nel 1983. Le sue commissioni includono la creazione di opere fotografiche per l’opera, il teatro e la danza, nonché per case discografiche e pubblicitarie. Il suo lavoro si ispira alla mitologia, alle culture indigene, ai sistemi di credenze spirituali, ai tarocchi e all’alchimia.

Insieme alla band il fotografo ha creato un ampio portfolio di stupendi lavori narrativi, sovrapponendo alcune proiezioni dei suoi scatti originali e personalizzando così le superfici su cui sono state rifotografate e proiettate. Il gruppo ammise di aver conosciuto Holly Warburton attraverso le sue copertine create per i primi dischi di Danielle Dax, musicista inglese.
L’intenzione dell’artwork era quella di creare qualcosa che potesse rendere al meglio, come se fosse una rappresentazione grafica tratta da un film, da una storia gotica per bambini, un racconto alla Tim Burton e Neil Gaiman (lo scrittore di “Coraline”). Che dire? A mio parere il risultato è ottimo e l’album non è da meno! Magari non facile al primo ascolto, ma basta chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dalle note! Provare per credere!
Antonella “Aeglos” Astori