Anno d’uscita: 2023
Sito web: https://www.dieegometal.com/
I Die Ego sono un trio metal formatosi a Londra nel 2015. Il loro stile fonde le migliori caratteristiche thrash dei Pantera e dei Metallica con sonorità più grunge e nu-metal suscitate dagli Alice in Chains e Slipknot. Vi presentiamo oggi con la relativa analisi, l’opera grafica che rappresenta “74 Days Staring at The Void”: loro seconda release pubblicata nel 2023 successiva al loro disco di debutto “Culto” del 2020.
Il concept dell’album come il disegno che ne comunica l’iconografia, è il risultato delle sensazioni che hanno provato i componenti della band durante la pandemia del Covid, in cui tutta l’esistenza sembrava essere implosa in un vuoto cosmico evocato dal lockdown con la relativa impossibilità di comunicare con il mondo esterno. Un vortice fagocita una città ormai morta per causa del virus. C’è la consapevolezza nefasta che nulla sarà più come prima e il vuoto rimarrà incolmabile.
Il grande vortice centrale occupa gran parte della stessa, un chiaro riferimento alla cover di “Culto” che ha come scenografia in secondo piano una enorme corona in cui si ripete il disegno del loro logo. Se si nota bene, il cielo nero ha come filigrana il loro simbolo che si ripete ciclicamente. L’occhio dell’osservatore non può avere distrazioni e viene letteralmente mesmerizzato nel centro di questa spirale che si erge al di sopra di un paesaggio post-apocalittico.
La scelta di questo elemento molto forte e di impatto non è casuale e, secondo il mio punto di vista, può indicare anche un legame con il mondo onirico, nel quale i Die Ego vogliono portarci già dal primo sguardo catalizzato nel viola roteante. Quando si è soli nel nulla i sogni e l’immaginazione rimangono l’ultimo baluardo di libertà.
Il vortice che impetuoso torreggia la maggior parte dell’area ha svariati significati in ambito esoterico e i concetti racchiusi in esso sono anche contrastanti tra di loro. Possiamo dire in prima analisi che esso può suggerire dinamicità, espansione, ma allo stesso tempo può indicare anche lo scorrere del tempo nella sua ciclicità, le sue varie fasi della vita con l’inizio e la fine di ogni cosa; sulla cover di “74 Days Staring at The Void” si staglia un lutto funesto che dilaga e assorbe la vita che incontra.
In molte culture il vortice o la spirale sono collegati al passaggio dalla vita alla morte e sono in connessione con il ciclo lunare. Analizzando il nostro soggetto nel dettaglio, notiamo che ai lati del turbine sono presenti due cascate, perfettamente simmetriche rispetto ad un asse verticale; le quali creano un nesso con il paesaggio sottostante, come a voler indicare un rinnovamento attraverso lo stesso vortice, volto a creare continuità al tutto. Guardando bene sembra che formino una grande bocca aperta che ingurgita quello che trova davanti a sé.
Il logo della band ha un ruolo ben definito nella scelta, un continuum presente anche qui che richiama il lavoro grafico di “Culto”. Posto in alto a sinistra bilancia in modo molto lineare il peso totale dell’intera opera. Il nome invece dell’album lo notiamo in basso in posizione ben centrale.
Possiamo notare anche la scelta dei colori è folgorante, molto d’impatto e colpisce subito l’osservatore. Nero per lo sfondo, rosa/fucsia per l’elemento principale e un viola forte e deciso per il paesaggio. Le tinte molto forti e così determinate fanno contraddistinguere subito dei Die Ego il proprio metal energico ricco di riff elaborati.
Il colore viola è da sempre legato alla metamorfosi, alla magia, al mistero, all’inconscio, al dolore e all’angoscia. Il fucsia del soggetto predominante, ha il significato quasi opposto, legato alla gioia e alla leggiadria quasi in contrapposizione con il resto, una sorta di speranza per un futuro in cui la pandemia del Coronavirus rimarrà soltanto un lontano ricordo.
L’espressione artistica utilizzata rimanda a mio avviso, alle pennellate di Van Gogh che si notano soprattutto nell’opera “La notte stellata” dove possiamo notare un’incredibile similitudine sia nella stilizzazione del paesaggio, sia nella presenza delle spirali nel cielo.
Questo taglio post-impressionista fa evincere che l’artista esprime nella sua realtà sé stesso, tendendo a trasformare la propria visione del vero in base al proprio vissuto e a ai propri sentimenti, non in base a dati oggettivi e reali ma empatizzando il proprio sentire. Sentimenti che nella gabbia delle proprie mura sono riusciti ad emergere nel potere dell’arte, passando per il cuore e per la mente che hanno proiettato questa composizione.
Alessia Bertuca