Anno d’uscita: 2009
Sito web: http://pearljam.com
“Backspacer” è il nono album in studio dei Pearl Jam, pubblicato il 20 settembre 2009. Dopo due dischi molto introversi e non facili (“Riot Act” e “Binaural”) il gruppo sente l’esigenza di recuperare l’immediatezza dei suoi primi lavori, con un full-length che corre veloce (infatti è il più breve della loro carriera) e che, anche a livello di artwork, si stacca decisamente dalle inquietanti oscurità dei due lavori precedenti.
“Backspacer” si presenta come un oggetto molto colorato con una copertina che ricorda quella di un libro a fumetti e si potrebbe in effetti definire quasi una graphic novel musicale, dove la pratica della scrittura e il linguaggio del fumetto si uniscono generando un lavoro grafico unico nel suo genere. Il titolo è un riferimento alla vecchia macchina da scrivere, che Eddie Vedder ha sempre usato per scrivere tutti i testi dei Pearl Jam.
Spiega Vedder: «Nelle macchine da scrivere degli Anni’30 e ’40 il tasto per tornare indietro si chiamava “backspacer” invece di “backspace”. E non c’è questo tasto nei computer, esiste solo “delete”, che è un modo più facile per liberarti del tuo refuso, ma con il tasto backspacer puoi in qualche modo vedere il tuo errore».
Quando hanno realizzato il disco i Pearl Jam erano vicini ai 50 anni, quel momento della vita in cui si fa il punto della situazione su sé stessi, e il tasto di ritorno indietro rappresenta proprio questa esigenza, avvertita da ciascuno di loro e portata nel gruppo. Rispetto agli album precedenti ci sono meno discorsi politici diretti e a livello musicale si dà spazio a un Rock’n’Roll conciso con venature pop e new wave. Anche i testi sono stati scritti più velocemente rispetto al solito e i momenti di tristezza risultano bilanciati da un certo ottimismo, grazie anche all’elezione appena avvenuta di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti: questo evento di portata storica, con il suo carico di speranza, iniettò anche nella band l’energia e la voglia di affrontare le difficoltà della vita con l’atteggiamento fiducioso di quando da bambini guardavano i telefilm alla TV e leggevano i fumetti.
Proprio dal mondo del fumetto arriva l’artista scelto dal gruppo per realizzare l’artwork: si tratta di Dan Perkins, noto con il nome di Tom Tomorrow e autore di “This Modern World”, strip comica dove l’autore commenta con toni satirici le notizie di attualità. La striscia, pubblicata da oltre cinquanta testate negli Stati Uniti e nel Canada, è valsa al suo autore una candidatura per il premio Pulitzer nel 2015.
Eddie Vedder, già suo lettore fin dagli Anni’90, ebbe modo di incontrarlo nel 2000 durante la campagna a sostegno del candidato democratico Ralph Nader; i due si trovarono in sintonia e il fumettista venne a vedere un paio di concerti dei Pearl Jam. Nel 2009, quando la rete editoriale responsabile della pubblicazione di sedici settimanali alternativi decise di sospendere tutte le strisce a fumetti della propria catena facendo perdere a Tom Tomorrow dodici riviste che pubblicavano i suoi lavori, Vedder postò una lettera aperta a supporto del fumettista sul sito web dei Pearl Jam.
Quando venne l’idea di proporgli la realizzazione della cover per il nuovo disco in via di realizzazione non sembrava così scontato che Tomorrow avrebbe accettato la proposta: «Prima di incontrarlo non ero sicuro che la nostra politica fosse all’altezza del suo approccio pungente alle cose. Non ero sicuro che in quanto band popolare fossimo abbastanza underground per lui» ha detto Vedder. Invece alla fine l’immaginario del gruppo di Seattle si sposò molto bene con la visione e il linguaggio del fumettista ed è interessante che un autore noto per lo stile giornalistico si sia messo al servizio di un contenuto dal taglio tanto intimistico e psicologico. Per un curioso destino proprio un artista di nome Tomorrow (domani) si è trovato ad illustrare un lavoro intitolato ad un tasto, il backspacer, che in fondo riporta all’ieri…
L’immagine nella sua interezza ha in effetti la struttura di un fumetto, con una griglia di nove riquadri contenenti varie scene. Al di sopra di questa griglia, nome del gruppo e titolo sono scritti con i tasti della macchina da scrivere: i tasti al centro compongono in grande il nome “Pearl Jam”, mentre ai due lati i tasti Backspacer rappresentano il titolo del disco. Nel booklet interno questo stesso lettering fatto con i tasti viene utilizzato per i titoli delle canzoni. Scorrendo le varie vignette si viene introdotti in un universo particolarissimo, che Tom Tomorrow descrisse come “sogni e ricordi” mentre Stone Gossard, chitarrista e fondatore dei Pearl Jam, lo definì “un bizzarro paesaggio da sogno ultraterreno”. Rispetto a quanto rappresentato nei disegni il bassista, Jeff Ament, ha spiegato: «Alcune illustrazioni si riferiscono a canzoni dell’album e per cinque di loro Tom Tomorrow ha lavorato direttamente con noi. È stato molto forte. Ha creato dei soggetti basati sui nostri ricordi d’infanzia. Gli abbiamo spedito foto o descritto i nostri sogni di quando eravamo piccoli, si è ispirato a quello».
il primo frame in alto a sinistra, che apre la sequenza, è proprio il sogno di Jeff. «Quando ero piccolo avevo questo sogno ricorrente in cui vivevo vicino ai binari e quello che si diceva era che se andavi troppo vicino ad un treno in movimento si sarebbe creato un vuoto d’aria e saresti stato risucchiato sotto le ruote. Ho avuto molti incubi su questa cosa. In questi incubi il treno era infuocato e mi inseguiva per tutta la città, senza che io riuscissi a sfuggire». Proseguendo nella sequenza delle figure a partire da questa, troviamo rappresentato un modellino che riproduce l’anatomia umana usato anche dall’artista Damien Hirst per creare la sua scultura, chiamata “Hymn”: nel disegno sulla cover del disco dietro al modellino compare l’ombra di una falce che oscilla, simbolo della morte in agguato.Nel riquadro successivo si trova la riproduzione del vecchio poster di un mago, realmente esistito nell’Ottocento, che potrebbe forse essere un sogno o un ricordo d’infanzia di Eddie Vedder.
Potrebbe invece essere il chitarrista Mike McCready quel bambino che nel riquadro successivo guarda dentro ad un acquario, dove una nuotatrice danza in un paesaggio sottomarino insieme a tre pesci e una tartaruga mentre sullo sfondo si vede lo skyline di Seattle con lo Space Needle. Al centro della griglia campeggia la rielaborazione grafica della vecchia foto di un cervello umano immerso in un contenitore di vetro con dei tubi attaccati. Segue il disegno ricavato da una vecchia foto di un astronauta ripreso mentre cammina nello spazio, solo che Tomorrow gli fa suonare la batteria, probabile riferimento a Matt Cameron.
La vignetta successiva sembra dedicata a Stone Gossard, perché si vede un suo ritratto da ragazzino dentro un televisore e intorno una composizione con due protagonisti di telefilm iconici degli Anni’60 americani: il robot di “Lost in Space” e un personaggio dell’”Isola di Gilligan” però con il volto del mago visto nel poster dell’altro disegno.
Il penultimo riquadro mette insieme la copertina di un album del chitarrista Johnny “Guitar” Watson, che Vedder notò in un collage di copertine attaccato sul muro del bagno nella sala di registrazione e ne venne fuori la canzone “Johnny Guitar” in cui si immaginava un uomo attratto da una delle diverse donne presenti sulla cover di Watson; forse per questo la composizione creata da Tomorrow include anche le gambe femminili di Raquel Welch nel film “Un milione di anni fa” e le gambe e il bikini di Ursula Andress nel film “Agente 007 – Licenza di uccidere”.
L’immagine che chiude la serie è invece un durissimo flash: il disegno colorato che mostra un corpo femminile apparentemente steso in posa rilassata quasi facesse un sonnellino riproduce in realtà la foto di una tragedia avvenuta il 1 Maggio 1947, quando una ragazza (si chiamava Evelyn McHale) si suicidò gettandosi dall’osservatorio dell’Empire State Building di New York e un fotografo scattò una foto al corpo pochi minuti dopo la sua morte, poi pubblicata su “Life” e divenuta fonte di ispirazione per un lavoro di Andy Warhol, “Suicide (Fallen Body)”.
Come si vede, l’unica sequenza che non raffigura una scena o un episodio è il cervello posto al centro di tutta la griglia. Ma l’apparenza inganna perché in realtà il centro della cover è una finestra vuota e il cervello immerso nel liquido è parte di un disegno che si trova sulla busta interna: i tubi che si vedono partire dal contenitore di vetro sono connessi alla fronte di ciascuno dei Pearl Jam, ritratti con espressioni sconvolte, come scioccati dal vedere materializzarsi davanti ai loro occhi le bizzarre visioni presenti nei loro cervelli.
I disegni su “Backspacer” sono proiezioni che arrivano direttamente dalle loro menti, ne rappresentano i sogni, i ricordi, le paure e prendono corpo nelle vignette realizzate da Tomorrow, come succede nel film di Wim Wenders “Until the End of the World” dove una macchina consentiva di trasformare i sogni in immagini e proiettarle su uno schermo. Per il booklet, Tom Tomorrow riunisce in un’unica scena le rielaborazioni grafiche di due foto: la figura umana (alla quale però rispetto alla foto originaria il disegnatore ha dato il volto di un mostruoso automa) fa riferimento alla rappresentazione visiva del paradosso uditivo di Shepard, illusione acustica prodotta quando una scala viene suonata contemporaneamente su ottave differenti, dando l’illusione di una salita continua per cui l’ascoltatore sente un crescendo infinito anche se in realtà è sempre la stessa tonalità di partenza (il fenomeno fu utilizzato anche da Johann Sebastian Bach per una sua opera); l’altro elemento presente nel disegno fa riferimento ad una foto raffigurante il “Vacanti Mouse” (dal nome del suo creatore, Dr. Charles Vacanti), un topo di laboratorio con una struttura sulla schiena che ricorda un orecchio umano, ibrido mostruoso creato nel 1995 per dimostrare la possibilità di sviluppare strutture in cartilagine da trapiantare su pazienti umani.
L’incontro tra musica e fumetto aveva già prodotto diversi risultati straordinari: da ricordare l’ iconica cover dell’album “Cheap Thrills” di Janis Joplin realizzata da Robert Crumb, maestro assoluto di tutta la grafica alternativa e “Surfing With the Alien” di Joe Satriani con Silver Surfer, supereroe della DC Comics. In Italia sono memorabili gli artwork creati da altri maestri del fumetto: Hugo Pratt ha disegnato una cover per Paolo Conte e ha dato a Sergio Endrigo una bellissima tavola del suo personaggio più famoso, Corto Maltese. Inoltre Andrea Pazienza ha prestato la sua immaginazione visionaria a Roberto Vecchioni, Enzo Avitabile, Claudio Lolli mentre Tanino Liberatore, altro famosissimo autore del fumetto alternativo, ha messo la sua matita al servizio addirittura di Frank Zappa trasformandolo in un clone della sua feroce creatura Ranx Xerox.
Rispetto a questi precedenti “Backspacer” si distingue per la concezione stessa di un artwork in cui la visione e lo stile personale di Tom Tomorrow si intreccia con la vita dei musicisti, interpretando non solo e non tanto i contenuti del disco ma anche le singole personalità e quasi come uno psicoanalista, li incoraggia a scandagliare a fondo nel loro inconscio, e nella loro storia passata. Arrivati al capitolo finale della storia, nell’inlay e nel disco, il disegnatore si mette da parte lasciando che i suoi “pazienti” tirino fuori dai cassetti le vecchie fotografie dei loro momenti di gioco e relax quando erano bambini, e si fermino un attimo a guardarle ponendosi le domande contenute in “The End”, ultima canzone del disco e insieme scritta finale posta in chiusura di questo romanzo grafico-musicale:
“What were all those dreams we shared
Those many years ago?
What were all those plans we made now
Left beside the road?
Behind us in the road”
È solo il movimento finale del tasto backspacer prima di andare avanti e proseguire con la storia, con la vita.
Federica Vitelli
Per la documentazione relativa ai contenuti della composizione immaginifica ringrazio il sito www.pearljamonline.it, che vi consiglio di consultare se interessati a queste e altre informazioni sul gruppo.
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