Anno d’uscita: 1939
Regia: John Ford
Il 1939 è uno spartiacque nella storia del cinema statunitense, in particolar modo per un genere destinato a raggiungere il suo apice nei due decenni successivi: il western. Fino a quell’anno il cinema western aveva proseguito la lezione del suo capostipite, Thomas H. Ince. A questo fondamentale cineasta, morto prematuramente nel 1924, nessun regista nei tre lustri successivi era riuscito a eguagliarne il talento. Uno dei tanti eredi di Ince era John Ford. I suoi western degli Anni Venti e Trenta erano stati discreti lungometraggi, capaci di riempire le sale ma non di dare un segnale di svolta a un genere da vent’anni fermo.Nel 1939 arriva però un’opera che rivoluzionerà per sempre la storia del western. Con “Ombre Rosse”, in originale “Stagecoach” (che tradotto in italiano significa “diligenza”), nasce il cinema di frontiera. Non più sparatorie tra banditi e uomini di legge in villaggi del West ricostruiti sul set, ma riprese in campo aperto, con camere poste su binari per riprendere inseguimenti a cavallo.
Protagonista della pellicola, come spiega il titolo originale, è una carrozza. Si tratta di una diligenza, di quelle che attraversavano il pericoloso Ovest nella seconda metà del XIX Secolo. Le diligenze correvano, per arrivare il prima possibile a destinazione ma anche per evitare pericoli o fuggire da banditi e predoni.
La locandina di “Ombre Rosse” è una sorta di Far West attraversato da una diligenza in fuga. Nove validi eroi dovranno affrontare la sorte a bordo di una carrozza trainata da sei cavalli. Il poster della pellicola ci introduce i personaggi e ci mostra, con un’originale inquadratura in diagonale, la diligenza che fugge da degli assalitori. Non sappiamo chi sono i cattivi. Vediamo un vetturino spronare i cavalli a suon di frustate, mentre altri due uomini difendono il mezzo sparando con fucile e pistola verso i nemici. Questi ultimi, come nella maggioranza dei film di Ford, sono nativi americani, all’epoca interpretati da attori bianchi con la faccia pitturata di rosso e sempre desiderosi di razziare i pellegrini anglosassoni e tagliare loro lo scalpo.
Il grande cinema di frontiera inizia con una diligenza in fuga inseguita da crudeli indiani, non ancora degni di apparire sull’affiche del film. Si dovranno aspettare circa vent’anni prima che Hollywood risarcisca moralmente i nativi nordamericani. Nonostante questo capitolo indecoroso, “Ombre Rosse” resta il primo capolavoro del grande western americano.
I colori rafforzano la drammaticità presente nell’immagine. Il rosso serale inquieta lo spettatore, consapevole che i fuggiaschi dovranno combattere i loro nemici nel buio della notte. Domina infatti il blu, dalle ripide montagne all’orizzonte al terreno sabbioso calpestato dagli zoccoli dei quadrupedi.
Si fugge, si spara e si cerca di mettere in salvo la propria pelle, il tutto a bordo di una carrozza presa a bersaglio da frecce e proiettili. La scritta gialla del titolo, parallela al movimento della diligenza, ci porta quasi a bordo della vettura. Il poster di “Ombre Rosse” porta lo spettatore a empatizzare con i buoni in fuga, come se fosse a bordo della carrozza con loro.
Il merito di questo encomiabile lavoro va a John Ford, che da quest’opera in poi sarà venerato da tutti come il grande maestro del cinema di frontiera, un modello da seguire per tutti i registi di film western. La locandina originale vuol proprio celebrare le innovative tecniche di ripresa del maestro Ford. I suoi campi lunghi girati nel deserto tra California, Nevada e Arizona faranno scuola.
Ma c’è una seconda figura che contribuirà a segnare la svolta del cinema western americano. Si tratta di un attore poco più che trentenne, il cui nome nel 1939 non dice granché al pubblico. Questo nome sarà però destinato a divenire subito dopo “Ombre Rosse” sinonimo di pistolero buono e infallibile: John Wayne.
Il nome del grande attore segue in locandina quello di Claire Trevor, l’interprete della prostituta Dallas. La Trevor rimarrà una valida caratterista, spesso relegata in ruoli di donna malvagia; per Wayne invece inizierà la gloria.
Il suo Ringo è il primo di una lunga schiera di pistoleri dalla mira infallibile e dal cuore d’oro. Un marchio di fabbrica che trasformerà l’attore in un vero e proprio simbolo del patriottismo a stelle e strisce e del cinema mondiale. Tanto Ford ha innovato il western, tanto Wayne ne ha dato il volto.
Nella versione italiana “Stagecoach” diventa “Ombre Rosse”. Non più la diligenza, ma i “cattivi”, gli uomini rossi, diventano i protagonisti della locandina. Un’ombra rossa crea difatti il profilo del primo piano di un indiano. Il pellerossa volta lo sguardo minaccioso, mostrando quattro degli eroi che dovranno affrontare i pericolosi apache. Sono John Wayne, Claire Trevor e i comprimari Thomas Mitchell (che vincerà l’Oscar per l’interpretazione del medico ubriacone) e George Bancroft (l’esperto sceriffo Charlie Wilcox). Sotto la testa dell’indiano infuria la battaglia, con i pellerossa all’assalto della diligenza. La vettura fugge trainata dai cavalli, ma gli indiani a cavallo sembrano averla agguantata. Il colore rosso delle famigerate ombre domina sui personaggi negativi.
Probabilmente la scelta fu politica. Il film arrivò in Italia il 2 novembre 1940, in piena Seconda Guerra Mondiale. Il titolo “La diligenza” era stato tradotto fedelmente nella versione spagnola, trasformato in “La Cavalcata Fantastica” in quella francese (“La Chevauchée fantastique”) e verrà ridotto a un semplice “Ringo” nella versione tedesca del 1950 (il nazismo boicottava buona parte del cinema statunitense, western compresi). Il MinCulPop in Italia approvò il film di Ford, ma lo sfruttò per fare della propaganda anticomunista, accostando metaforicamente i cattivi pellerossa ai “rossi” sovietici. Otto mesi dopo l’uscita del film l’Italia dichiarò guerra all’Unione Sovietica.
La storia del cinema è piena di film di propaganda. Qui però abbiamo una locandina che fa una velata propaganda presentando una pellicola che nulla ha a che vedere con la politica. L’occasione per accostare i violenti indiani d’America ai bolscevichi russi era troppo ghiotta. Così “Ombre Rosse” sostituisce “La Diligenza”. E in fin dei conti, aldilà della propaganda del regime fascista, in italiano suona molto meglio. “Ombre Rosse” è davvero un bel titolo, come pure la sua locandina nostrana.
Il binomio Ford-Wayne andrà avanti per diversi anni. L’era del grande cinema di frontiera avrà in loro i due più potenti alfieri. Tutto nasce nel 1939, grazie a un capolavoro come “Ombre Rosse”.
Leonardo Marzorati
“Ombre rosse” è davvero un film rivoluzionario, pur con tutti i limiti politici e le distorsioni che hai citato, Leonardo. Il mondo che viaggia a bordo della diligenza è un microcosmo sociale in cui le classi e le loro divisioni sono egregiamente rappresentate. Ringo e Dallas sono due emarginati che non si mescoleranno davvero agli altri passeggeri, nonostante il pericolo affrontato insieme nella drammatica corsa sulla diligenza. L’occhio del regista esprime bene questa separazione dagli sguardi che si scambiano i due gruppi nei momenti di pausa.
Mi colpisce molto la differenza tra la locandina statunitense, sia per i colori freddi, sia per il taglio diagonale, rispetto a quella italiana dove invece i colori sono caldi e l’impostazione è tutt’altra. Sembrano due film completamente diversi!