Anno d’uscita: 1970
Sito web: https://catstevens.com/
Cat Stevens, pseudonimo di Steven Demetre Georgiou, divenuto poi Yusuf Islam (nome assunto in seguito alla sua conversione all’Islam) è un cantautore britannico che nacque a Londra il 21 Luglio 1948. A soli 19 anni, nel 1967, fa il suo esordio nel mondo della musica incidendo ben due dischi di genere Pop: “Matthew & Son” e “New Masters”. Poco tempo dopo le due pubblicazioni purtroppo si ammala di tubercolosi, arrivando persino ad un passo dalla morte che lo costringerà ad una convalescenza di ben diciotto mesi. Questa lunga malattia lo porterà poi a creare una musica diversa, sicuramente più ricercata e più profonda. L’artista adotta, all’inizio della sua carriera, il nome Cat Stevens dopo che un’amica gli fa notare che i suoi occhi sembrano proprio quelli di un gatto.
“Tea for the Tillerman” è il suo quarto full-length, pubblicato nel 1970 sotto la Island Records e inserito al 205º posto nella lista dei migliori long playing di sempre nella rivista Rolling Stone. Paul Samwell-Smith (storico membro degli Yardbirds e fondatore dei Renaissance) ne fu il produttore, mentre, il chitarrista che lo accompagnerà per sempre, è Alun Davies.
Stevens è anche il disegnatore della copertina, che va contro i temi più oscuri esplorati nel corso della release che tra l’altro contiene il suo pezzo più famoso, “Father and Son”.
In “Tea for the Tillerman” c’è davvero di tutto, come il dialogo fra giovani e anziani, presente nella title-track, dove appunto padre e figlio si parlano faccia a faccia e il vecchio dice al ragazzo di prendere le cose con calma, di non essere un ribelle, trovarsi una donna e sistemarsi. Probabilmente si è ispirato al rapporto con suo padre Stavros Georgiou morto nel 1978, proprietario di un ristorante di Londra, il quale immaginava forse una vita diversa per lui.
Vi troviamo anche la ricerca interiore, addirittura il tema dell’ecologia, dichiarando che il mondo si sta disfacendo con l’inquinamento, ma lui cerca di rimanere in qualche modo ottimista. Si trova a denunciare la distruzione del nostro pianeta, in una visione che allora poteva sembrare esagerata, ma che ad oggi dimostra essersi in un certo senso avverata, in “Where do the Children Play”. E poi ci sono le immancabili delusioni d’amore (quelle ahimè non mancano mai), nelle quali Cat gioca ad essere l’uomo saggio e sensibile, deluso dal comportamento un po’ frivolo delle sue fidanzate. (Come per esempio la modella Patti D’Arbanville o la cantante Carly Simon).
Il “tillerman” presente nell’artwork, che sembra essere uscito da un libro fantasy, è il timoniere, un uomo che sorride nonostante le catastrofi e le delusioni della vita. Si è preparato la sua bella merenda (ahimè mancherebbero dei biscottini per renderla ancora più gustosa!) in mezzo al bosco, proprio sul sentiero, così forse da poter incuriosire qualsiasi turista e a convincerlo a fermarsi con lui per un attimo di relax, integrandolo nel suo mondo fatto di pace e serenità, dove i bimbi giocano per un giorno felice (come dice la canzone stessa). Sul suo cappello verde sventola una piccola bandiera rossa, emblema socialista e comunista. Vero anche che fin dall’ età romana e medioevale la bandiera rossa fu sempre associata al colore del sangue, per intimorire il nemico, ma in questo caso va a simboleggiare semplicemente la disponibilità a battersi. Chiaramente la battaglia di Cat Stevens non è fatta di pistole e coltelli, ma bensì di parole dolci e sentite per riuscire a farsi capire, battersi comunque per le proprie idee ed i propri ideali.
Questa immagine calma rappresenta in un certo senso il leitmotiv di tutto questo album. L’artista si esprime con gentilezza e delicatezza, forse il solo modo per poter raggiungere il cuore della gente. I temi di cui abbiamo discusso prima e che fanno parte di “Tea for the Tillerman” sono argomenti non certo assenti nel mondo del rock in quel momento, ma l’artista li propone con un approccio diverso e sicuramente più costruttivo. Il musicista non voleva certo “attaccare”, casomai sedersi e parlarne, questo sì! I testi presenti nel disco risultano essere talmente equilibrati, convincenti e così rispettosi dell’uomo, che per qualche istante poteva aver dato l’idea di poter davvero cambiare il mondo. Il grande e sproporzionato sole dietro al personaggio sembra emanare un caldo vivo, che simboleggia quindi il tepore dell’amore che si propaga per il mondo, i due bimbi che giocano felici su un albero, una figura di donna con un’ampia gonna che si muove col vento e che guarda da lontano tutta la scena senza la paura di dover scappare (sarà forse Lisa della canzone “Sad Lisa”, ormai “liberata” dalle sue lacrime e dalle sue paure?) e la natura che circonda il tutto… elementi unici, che fanno star bene e rilassano la mente.
Col compiersi dei 50 anni, questo album è stato reinterpretato con l’aiuto dello stesso chitarrista e dallo stesso produttore e ha semplicemente per titolo “Tea for the Tillerman 2” con un lavoro grafico reinterpretato: il “tillerman”, il timoniere barbuto che nella vecchia cover è seduto a un tavolo a bere il tè, oggi indossa una tuta da astronauta, mentre i due bambini che giocano sull’albero oggi sono uno con un cellulare in mano e l’altro con le cuffie alle orecchie. I colori si fondono nel blu della notte e il sole diventa giustamente una grande luna bianca, che illumina la scena da dietro.
In un mondo ormai “aziendale” ascoltiamoci queste canzoni ad occhi chiusi, aprendo mente e cuore, cercando così di ritrovare il nostro equilibrio umano e la libertà che ci spetta di diritto.
Antonella “Aeglos” Astori