Anno d’uscita: 1998
Sito web:
https://www.offspring.com/

“Americana” è il quinto album degli Offspring e il secondo ad uscire per una major discografica, ovvero la Columbia Records, dopo una partenza indipendente sotto l’ombrello della Epitaph: l’etichetta punk per eccellenza fondata da Brett Gurewitz dei Bad Religion. Il gruppo di Orange County guidato da Dexter Holland, che insieme ai Green Day e ai Blink-182 sono stati campioni assoluti del revival del punk rock statunitense degli Anni Novanta, proponeva canzoni caratterizzate da tematiche politiche però ammantate da una vena melodica pop più spiccata rispetto al punk storico californiano. Già dal terzo full-length “Smash” le tematiche politiche si erano andate a perdere e divenne il più venduto per una record label di nicchia. Con il passaggio alla Columbia gli Offspring si attestarono su un pop punk veloce e innocuo, che ebbe il suo apice proprio in “Americana” con hits quali “Pretty Fly” e “Why Don’t You Get a Job”. Si è riparlato di questa release in tempi recenti per la scomparsa di Frank Kozik, l’autore dell’indimenticabile artwork di copertina: perfetta e inquietante rappresentazione della mostruosità che può annidarsi nel quotidiano. Per capirla meglio bisogna ripercorrere brevemente la vita di questo artista.

Frank Kozik nasce nel 1962 a Madrid da madre spagnola e padre americano, ma i genitori si separano prima della sua nascita e lui rimane in Spagna con la madre, che sostiene la dittatura feroce di Francisco Franco e tiene addirittura in casa un ritratto di Hitler. Grazie alle frequenti visite al Museo del Prado conosce Bosch, Goya (e le loro rappresentazioni della paura), El Greco, Velasquez, Botticelli, Caravaggio. Non disdegna i fumetti, che legge e disegna molto, sin dal 1967. Il padre lo porta con sé negli Stati Uniti dal 1976 e dopo un periodo nell’esercito, Kozik approda a Austin dove entra in contatto con la musica punk e con tutto quello che le gira intorno. Inizia a realizzare poster per le band che si esibiscono nel locale dove lavora come sorvegliante, poi un impiego in un grande negozio di magliette gli consente di acquisire le conoscenze tecniche relative ai processi di stampa, e aprire un suo negozio.
Nel 1993Melvins gli chiedono di realizzare la copertina per l’album “Houdini” e questo suo disegno, dove due bambini sorridenti giocano con un cane a due teste, anticipa alcuni temi che saranno presenti sulla copertina di “Americana”.
Kozik diventa presto l’artista per eccellenza della scena alternativa Anni’90: si rivolgono a lui per i poster dei loro concerti Nirvana, Pearl Jam, Dinosaur jr, Soundgarden (Kozik girò per loro anche il video di “Pretty Noose”). Fumetti, cartoni animati, telefilm, nulla è tanto sacro da non passare dal tritacarne folle del creativo. Prende una bandiera degli Stati Uniti e mette una svastica al posto delle stelle a sottolineare come il “paese delle libertà” non sia poi così tanto libero.
Prende la famosa effige di Charles Manson e ci scrive sotto “Love American Style”), crea pupazzi di coniglietti colorati che però hanno la faccia da delinquenti e fumano. Dichiara di non considerarsi un artista: «Io non metto le mie emozioni sulla tela in forme incredibilmente belle per suscitare uno stato emotivo. Quella è arte. Io faccio poster».
Nonostante i contenuti irriverenti e alternativi del suo lavoro, o forse proprio per quello, la Nike gli commissiona una pubblicità dove lui utilizza il suo tipico stile pop e con i soldi presi fonda una sua casa discografica, la Man’s Ruin. Nel 1998, come un fulmine a ciel sereno arriva la chiamata dagli Offspring. Dexter Holland, da tempo suo amico, gli propone di realizzare l’immagine rappresentativa per il nuovo long playing nel quale il gruppo si propone di «mettere in evidenza il lato oscuro della nostra cultura. Potrebbe sembrare un episodio di “Happy Days”, ma in realtà è più come “Twin Peaks”», e le locandine per i concerti realizzate da Kozak «avevano tutte le caratteristiche che si associavamo ad “Americana”: soggetti molto patinati, innocenti, in stile Anni’50 ma con qualcosa di contorto». Inizialmente Kozik era riluttante ad accettare, preoccupato per ciò che i suoi estimatori avrebbero potuto pensare: lui, che aveva un’etichetta indipendente accettare un lavoro commissionato da una band pop punk che lavorava per una major? Alla fine decise di accettare, ma chiedendo 75.000 Dollari e non fece neanche un grande sforzo per inventare qualcosa di nuovo, riciclando in realtà l’illustrazione creata per una band del Nebraska, i Ritual Device… ma con alcune aggiunte che fanno la differenza…

Nel creare il lavoro grafico per le copertine dei dischi, Kozik seguiva una formula: «Per una band follemente cattiva farò qualcosa di follemente carino e strano. Viceversa per qualcosa di più normale, inserirò qualche elemento oscuro». E proprio con questo secondo criterio è nato l’artwork di “Americana”.

L’immagine presente sul front del disco ha due strati. Il primo è la superficie fiabesca che si coglie alla prima occhiata: un bambino biondo sull’altalena. Sembra quasi un richiamo al mondo semplice del pittore Norman Rockwell, fatto di bambini sorridenti, bottiglie di Coca-Cola, cagnolini e scenette spiritose: era lo stereotipo che aveva di sé l’America bianca, fiduciosa e perbenista della classe media degli Anni’40 e ’50.
Sulla copertina il celeste tranquillizzante del modello originario diventa un’alternanza di strisce blu chiare e blu scure, come un’onda radioattiva che investe il corpo. Per il resto ritroviamo l’universo delle cartoline e delle illustrazioni vintage, con pochi tranquillizzanti colori di base: il giallo oro dei capelli, verde la maglietta e i calzini, con il rosso dei pantaloncini a spiccare su tutto e come ad attirare l’attenzione verso i particolari “disturbanti” che costituiscono il secondo strato, la seconda lettura del quadretto. In questo secondo strato Kozik ha inserito i due “elementi oscuri” previsti nella formula per band “normali” come gli Offspring. Il “qualcosa di contorto” di cui parlava il cantante del gruppo.

Il primo di questi elementi è il tutore che il bambino porta alla gamba destra, un dettaglio quasi invisibile al primo sguardo. Nelle scene iniziali del film “Forrest Gump” di Robert Zemeckis, nel quale viene ripercorsa la vita del protagonista dagli Anni’50 attraverso tutte le tappe cruciali della storia americana, Forrest somiglia al bambino della copertina di “Americana”, perché è nell’aspetto esterno un normale, classico bambino americano, ma in realtà è portatore di due disabilità: quella fisica dovuta ad una malformazione agli arti, che lo costringe a portare supporti metallici ad entrambe le gambe e quella psichica per un ritardo mentale e una forma di autismo (causato da una sindrome genetica). La soluzione di Forrest a qualunque difficoltà è la corsa e proprio correndo si libererà dei tutori, mentre la sua disabilità mentale gli consentirà di attraversare tutte le tragedie degli ultimi decenni di storia americana mantenendo il candore dell’infanzia.
Il secondo elemento oscuro nell’immagine della release a è meno nascosto: è l’insetto gigantesco che il fanciullo tiene in mano come fosse un giocattolo. Sembra quasi un incrocio tra uno scarafaggio e un mostruoso crostaceo gigante uscito dal mondo subacqueo del Capitano Nemo, così come il tentacolo che spunta da un lato della vignetta, non presente nel modello originario del disegno realizzato per i Ritual Device. È solo la prima striscia di un fumetto il cui epilogo viene rappresentato sul retro copertina, dove si scopre che l’altalena è occupata dall’insetto: tiene in una chela una scarpa del bambino mentre a terra vediamo l’altra scarpa con il tutore attaccato, in una pozza di sangue.
Del misterioso mostro degli abissi si vedono ora tre tentacoli e uno si occupa di far muovere l’altalena, in una rappresentazione deformata della cura materna. Come Forrest nel film anche il bambino di “Americana” si è liberato del tutore ma il lieto fine della storia appartiene ai mostri, e si ha l’impressione che nella tranquilla suburbia americana dove si è svolta la scena tutto continuerà a scorrere indisturbato. Il tema dell’insetto che prende il posto dell’umano e lo sostituisce riporta al romanzo “La metamorfosi” di Frank Kafka: dove un uomo si sveglia una mattina improvvisamente e inspiegabilmente trasformato in un grande insetto.

Nel 2001, per la copertina di “Electroretard” dei Melvins, prodotto dalla sua etichetta Man’s Ruin, Kozik riprende gli elementi presenti sulla copertina di “Americana” in un ulteriore inquietante sviluppo della storia: si vede infatti un bambino biondo identico a quello sull’altalena di “Americana” che porge un enorme ragno ad una bambina cieca in sedia a rotelle.
Nel film “L’invasione degli ultracorpi”, girato dal regista Don Siegel negli Anni’50 della caccia alle streghe e della cortina di ferro, gli abitanti di una piccola cittadina vengono progressivamente sostituiti da dei doppelgänger, ciascuno dei quali si sviluppa dentro un grande baccello vegetale che ricorda molto il carapace di un insetto, e chi è stato rimpiazzato diffonde i baccelli portandoli alle riunioni della comunità come fossero un regalo.
Federica Vitelli

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