Anno d’uscita: 2014
Sito web: https://www.coldplay.com/

Quando ascoltate un disco, vi capita mai di chiudere gli occhi e di associare per ogni canzone un’unica immagine per poter al meglio chiarire il suo significato? Ebbene, i Coldplay ci hanno pensato e hanno voluto creare un artwork simbolico che racchiudesse a sua volta altri disegni che riassumessero al meglio ogni loro traccia.

Parlare di questa loro sesta release, “Ghost Stories”, pubblicata nel 2014 dalla Parlophone, è come aprire un libro di informazioni autobiografiche e si può, a mio avviso, definirla come se fosse un concept album, che ruota attorno a due tematiche principali. La prima tematica fa riferimento alle azioni passate e su come gli effetti di esse possono influenzare il futuro. La seconda, invece, fa riferimento alla propria capacità di amare. Si deve far anche presente che il full-length è stato ispirato dalla difficile relazione del frontman Chris Martin con l’attrice Gwyneth Paltrow. Questa la sua spiegazione: «L’idea di “Ghost Stories” per me era definita con queste parole: come si fa a permettere che le cose che accadono a voi, ai vostri fantasmi, influenzino il vostro presente e il vostro futuro? Perché c’era stato un periodo in cui mi sentivo come se questi fantasmi stessero venendo da me per trascinarmi verso il basso e a rovinare la mia vita e quella di chi mi circonda.» L’album rimane quindi un incredibile viaggio nella psiche e nel cuore dello stesso Chris, che non ha avuto problemi nel mettersi a nudo mostrando la sua fragilità. È un disco sicuramente triste, ma altrettanto sincero, dove aleggia un’aura di malinconia mista a mestizia e tacita rassegnazione, generate dal sentore dell’abbandono e della separazione dalla moglie, riconosciuta da sempre come la sua musa ispiratrice.

La copertina è stata realizzata dall’artista cecoslovacca Mila Fürstová.
I suoi sono lavori in cui vi è una particolare rappresentazione intima dell’anima umana esplorata attraverso il mezzo dell’acquaforte, espressa con una “voce” distintamente femminile, fragile ma tenace. Immagini disegnate all’interno di altre immagini che creano suggestive storie in cui l’amore è il denominatore comune.
Le sue opere narrative e poetiche al tempo stesso hanno un contenuto dedicato alle mitologie universali e all’astrologia. L’idea di assumere questa artista è nata quando Chris Martin vide un suo disegno sullo sfondo blu con delle foche che nuotavano nell’oceano; proiettandolo nella sua mente realizzò che poteva rappresentare al meglio l’idea alla base dell’album e dei video, dove queste immagini prendono vita e creano proprio un’animazione particolare.
Fu quindi contattato l’agente della pittrice, Fraser (che dirige la Album Artists) il quale le telefonò a casa dicendole che c’era una remota possibilità che ai Coldplay potesse piacere il suo lavoro e che avrebbero potuto lavorare insieme.

Il primissimo schizzo che disegnò come bozza fu di una donna che volava nel cielo e nel mare, ma c’era ancora tanta strada da fare per trovare l’idea perfetta. Molti altri furono i successivi sketch, (raccolti tra l’altro in grandi dimensioni nella Bakery) fino a che Chris Martin vide quella dell’angelo blu con due ali; disse che gli piaceva molto e chiese se le ali da sole potessero funzionare. Si stamparono quindi solamente le ali e quando queste furono unite, sembravano un cuore spezzato.

Per cominciare, l’opera d’arte di “Ghost Stories” di Mila Fürstová doveva essere meticolosamente tracciata a mano, fondamentale è stata la trasfigurazione del disegno pixel per pixel, in modo che tutto il team potesse lavorare alla scala necessaria, 7K, che è quasi quattro volte l’HD. La nuova immagine ad alta risoluzione che hanno creato ha consentito di lavorare sui piccoli elementi all’interno dell’incisione in modo molto più dettagliato, consentendo l’animazione di sezioni minuscole e l’aggiunta di movimenti dinamici della telecamera.

Il lavoro che è stato fatto per la cover risulta quindi essere coinvolgente da tutti i punti di vista. Nell’artwork vediamo quindi rappresentate due ali su sfondo blu da cui si ricava quasi un richiamo medievale. Le ali sono il simbolo del movimento e del cambiamento di stato, del volo e del pensiero, dell’immaginazione e della spiritualità. Platone affermava che quando una persona si contempla di bellezza cominciano a crescere le ali sull’anima. Il loro significato però può variare anche a seconda della posizione in cui si trovano; in questo caso sono poste verticalmente, stando ad indicare aspirazioni nobili e l’anima illuminata. La particolarità di questi elementi è data dalla genialità della loro rappresentazione; in queste ali, infatti, sono state aggiunte al suo interno alcune illustrazioni, che corrispondono ad ogni canzone del long-playing.

Ecco quindi che troviamo lo sfondo blu con le onde che richiama “Oceans”, il cielo stellato (le stelle sono incise a mano) di “A Sky Full of Stars”. All’interno delle ali che racchiudono a loro modo il titolo “Ghost Stories”, troviamo una coppia di amanti per la canzone “Another’s Arms”, un uomo di fronte ad uno specchio per “Always in my Head”, il volo di una colomba bianca per “Magic”, un labirinto circolare per “O”, una donna con una candela in mano per “Midnight” (si fa riferimento nella canzone stessa di lasciare una luce accesa nel buio per non perdersi visto che la speranza è ormai svanita), una finestra che si affaccia su un incombente tornado per “Ink” ed infine una pianta da giardino con una scala nelle vicinanze per “True Love”. C’è poi una silhouette di un uomo realizzata col volo di tanti uccelli, che cammina pensieroso, ma che evidentemente sta cercando la sua libertà (in questo caso io credo sia proprio riferito alla libertà del suo cuore, cercare quindi di staccarsi dal passato e cercare la felicità in amore nel futuro) e il simbolo zodiacale dei pesci, segno proprio del cantante che è nato il 2 marzo 1977.
Canzoni strazianti dunque, in cui un uomo si mette a nudo, raccontando la sua sofferenza di una storia d’amore finita, vere e proprie poesie cantate usate come sfogo dell’anima, come se questo disco fosse una sorta di diario.

Mi chiedo ancora adesso se Gwyneth Paltrow l’avesse mai ascoltato e quali siano state le sue sensazioni sapendo che “Ghost Stories” era dedicato interamente a lei. Mi viene da pensare però che le parole dei testi ahimè non l’abbiano toccata nel più profondo, visto che non si sono più rimessi insieme. Aprite dunque le pagine di questo diario e abbandonatevi ad ascoltare una storia d’amore ormai finita.
Antonella “Aeglos” Astori