Anno d’uscita: 1976
Sito web: https://genesis-music.com/
Per chi come me ama particolarmente tutto ciò che è fantasy o comunque adora leggere di storie e leggende, c’è un album in particolare che ascoltandolo rappresenta, con piccole sfumature, proprio questo magico mondo! Ci troviamo di fronte a “A Trick of the Tail”: settimo album dei Genesis, un disco particolare in quanto è il primo senza Peter Gabriel. Quest’ultimo aveva infatti deciso, durante il tour di “The Lamb Lies Down on Broadway”, il precedente lavoro, di lasciare definitivamente la band per ragioni sue strettamente personali e anche perché, a suo dire, voleva trovare altre strade. Questo non diede per vinti gli altri membri del gruppo che, infatti, si erano già attivati da tempo per proseguire il loro cammino. In un primo momento pensarono bene di sostituirlo facendo diversi provini con svariati cantanti ma senza successo. Alla fine si propose il batterista Phil Collins, che già si era cimentato in brani come “For a Absent Friends” e “More Fool Me” nei precedenti full-lengths: fu proprio quello che cercavano perché la somiglianza della voce con quella di Gabriel dava anche un senso di continuità alla loro musica.
Particolare ed interessante nella sua lettura è l’artwork che fu affidato all’artista freelance Colin Elgie, all’epoca collaboratore del noto studio Hipgnosis e che avrebbe poi realizzato anche il dipinto di copertina per il successivo “Wind & Wuthering”.
Il disegno della cover, dipinto nel 1976, originariamente era semplicemente una figura realizzata a penna ed inchiostro, ma è stata poi migliorata digitalmente e ripulita per ritrovare la vivacità dell’originale. Racchiude in sé uno stile grafico patinato e retrò, che ben si sposa con la poetica dei Genesis di quel periodo; raffigura tutti insieme i vari personaggi ispirati proprio ai testi dell’intero Lp, rappresentati su uno sfondo tutto giallo. Ciascun personaggio, all’interno del gatefold, compare anche di fianco al testo di ogni traccia.
Inoltre, nell’inner sleeve, compaiono gli stessi personaggi di nuovo assieme, ma questa volta in un momento temporalmente successivo a quello raffigurato all’esterno.
I testi delle canzoni si ispirano ad autori letterari come Carlos Castaneda uno scrittore sudamericano deceduto nel 1998 che dedicò le sue opere letterarie allo studio degli sciamani Toltechi. Nella canzone “Dance on a Volcano” vengono infatti narrate parzialmente proprio le esperienze mistiche narrate nel suo libro. O ancora nella canzone “Mad Man Moon”, dove vi è una stupenda fusione tra l’immaginazione e la follìa; racconta di un uomo che è dovuto partire per terre lontane lasciando tutto, anche la donna che più amava.
O ancora ispirati a William T. Cox (nella canzone “Squonk”); non mancano poi storie di fantasia come l’avventura del rapinatore solitario che riesce a sfuggire tutte le volte ai poliziotti freddandoli tutti sul momento (testo di “Robbery, Assault & Battery”) o la strana creatura con coda da cavallo, zoccoli, dal corpo umanoide e corna di capra protagonista della titletrack e che, in chiave ironica, parla di un paziente che racconta al suo psicologo i suoi sogni.
“A Trick of the Tail” è come se facesse di un sogno un collegamento tra fantasia e realtà; un vero mix di personaggi sospesi all’interno di un mondo misterioso. Ecco quindi che per gli amanti della letteratura fantastica come me, il libro di Borges “Manuale di Zoologia fantastica” abbinato a questi testi risulterebbe dunque alquanto interessante. Tra le molteplici creature della mitologia greco-romana descritte, troviamo all’inizio il Lachrima Corphus dissolvens, ovvero lo Squonk. Il folkore americano descrive questo essere come una creatura proveniente dalle foreste di conifere della Pennysilvania Settentrionale. Il suo aspetto non è per niente attraente e proprio per questo viene dipinto come un animale triste e piangente, che è solito nascondersi sotto agli alberi di tsuga. A causa del suo pianto è costretto a trascinarsi nel fango e, se i cacciatori riuscivano a catturarlo, questo si dissolveva in lacrime.
La figura a sinistra che vediamo invece, una vecchietta tutta ingobbita che si guarda allo specchio, è Elena dal capolavoro di Ovidio, che rivede se stessa come una ragazzina nel fiore degli anni. Una Elena consapevole del tradimento perpetrato alle spalle del marito, una donna combattuta, che non esita a richiamare le glorie della storia.Il testo ci riporta a ciò che è lo scorrere del tempo, sempre così sfuggevole, dove ogni cosa è destinata a mutare. I ricordi del passato non possono tornare realmente, benché sia possibile riviverli solo nella nostra mente. Il presente è ciò che abbiamo ed è l’unica cosa sul quale dobbiamo a tutti i costi riporre le nostre speranze. Come ultimo personaggio rappresentato a destra, vi è invece una sorta di diavoletto dispettoso, crudele ed ingannatore, che si aggira vicino alla misteriosa “City Of Gold”, combinandone di tutti i colori.
“A Trick of the Tail” è assolutamente un disco meraviglioso che entra quindi di diritto tra le perle del progressive. Certo è che Peter Gabriel mancherà ai fan più nostalgici, ma Phil Collins si è dimostrato comunque un suo degno successore. A dimostrare tutto ciò fu anche il buon riscontro commerciale, posizionandosi alla terza posizione nelle classifiche britanniche e alla trentunesima in quelle statunitensi, una graduatoria tra l’altro mai raggiunta dai Genesis fino ad allora. Una release da ascoltare ed interpretare, e che alla base di tutto ha fondamentalmente un messaggio di speranza per tutti noi, che comprende anche il trovare sempre il proprio coraggio, anche quando pensiamo di averlo ormai perso per sempre.
Antonella “Aeglos” Astori