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Prima di procedere con la presentazione di “Misplaced Childhood” mi perdonerete se introduco qualche nota personale su questo album. Questo è il primo LP che ho acquistato, con soldi guadagnati da me, sull’onda di due brani leggendari come “Kayleigh” e “Lavender”.
L’artwork colpì profondamente il diciasettenne che ero all’epoca, con un carattere turbolento e poco incline ai compromessi. Vidi nell’immagine della copertina esattamente ciò che l’autore voleva trasmettere e fu come un punto esclamativo ai miei occhi. In qualche modo ha suscitato un moto di cambiamento, per quanto piccolo, in me. Il disco è semplicemente una meraviglia, uno dei più bei concept mai realizzati a mio parere. Conservo quel vinile e ancora oggi, dopo 40 anni di fruizione, l’ascolto si è riempito di fruscii e scoppiettii segni del tempo che inesorabile trascorre. Ma quando voglio fare un salto nel 1985, anziché usare il CD, metto l’LP sul giradischi ed il tempo si cristallizza ad allora. Abbiamo tutti un fanciullo che conserviamo nel cuore. Almeno, ve lo auguro.
Ma torniamo a noi.
“Misplaced Childhood” è il terzo episodio discografico che vede presente Jester il giullare. Il precedente “Fugazi” non aveva riscosso grande successo di vendite, per cui la casa discografica premeva perché i guadagni riprendessero. Nel frattempo la relazione con la sua ragazza era finita. Era chiaro che i risultati della band dipendessero molto anche dai problemi personali del cantante, tanto che i discografici gli chiesero esplicitamente di crescere e iniziare a risolvere i suoi grattacapi, per dedicarsi con più efficacia alla musica. Un pomeriggio, in solitudine, depresso, decise di calarsi una pastiglia di LSD. Il “viaggio” iniziò male però.
Immerso in nuvole minacciose, con la gazza che gli aveva rubato l’anello (la fede?), sentiva la morte incombere su di lui. Non aveva molte speranze di sopravvivere fino a che, improvvisamente, alle sue spalle, compare un ragazzo in divisa militare. Un bambino, più che un ragazzo, che lui avverte come il suo angelo custode. Questa fu la scintilla che scatenò la reazione di Fish, mai perdere il fanciullo che è in noi. Wilkinson venne ovviamente informato del sogno nei dettagli e si prestò per tradurre in immagini reali ciò che il suo amico aveva solo immaginato.
Primo singolo di questo nuovo album, che diventerà un successo planetario, è titolato “Kayleigh”, il nome della ragazza che lo aveva abbandonato, a conclusione di una relazione turbolenta.
L’immagine ci introduce il tamburino del sogno lisergico di Fish, intento a disegnare un cuore nel cielo con un gessetto. Il suo corpo è attraversato da un arcobaleno. Credo non serva aggiungere altro…
Fabio Vannucci
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