Al festival di Sanremo da poco concluso ci hanno fatto di nuovo sognare, ballare ed emozionare. Martin Gore e Dave Gahan sono finalmente tornati, regalandoci una performance live assolutamente meravigliosa. Il lutto per la prematura scomparsa di Andy Fletcher è ancora tangibile ma sono riusciti a plasmare il vuoto incolmabile con una nuova release che vedrà la luce tra poco meno di un mese. Un atto dovuto; il titolo “Memento Mori” riecheggia come un monito, un avvertimento onomatopeicamente elegante, suadente ma al tempo stesso assoluto.
In occasione di questo grande ritorno, abbiamo intenzionalmente voluto rendere più breve questa grande attesa con una recensione di grande rilievo artistico. In questo speciale, diviso in due puntate, analizzeremo tre album cover dei Depeche Mode sotto un punto di vista tecnico ed appassionato create dal grande fotografo inglese Brian Griffin.
Agli inizi degli Anni’80 Griffin vantava la nomea di essere riconosciuto come uno dei massimi esperti di fotografia aziendale (corporate photographer) e con cognizione di causa venne ingaggiato dal gruppo mentre sviluppava i suoi progetti sulla tematica del lavoro.
Grazie alla collaborazione artistica con i Depeche Mode, Griffin diventò poi anche un vero e proprio referente per l’industria discografica. I suoi ritratti estremamente creativi e surreali (spesso anche al limite della parodia) e le sue idee innovative per le copertine hanno fatto la storia, tanto da incentivare il The Guardian a nominarlo “Photographer of the Decade”.
Il suo stile deriva dai maestri del Rinascimento e dalle correnti artistiche del Simbolismo e del Surrealismo, spesso con un’illuminazione da film noir . Lo stesso Griffin cita David Lynch come un’influenza (https://en.wikipedia.org/wiki/Brian_Griffin), e infatti i suoi set di illuminazione sono in genere complessi, suggestivi e al tempo stesso spesso cupi e cinematografici.

Griffin ha prodotto tutte le copertine del gruppo di Basildon a partire dal primo album “Speak and Spellfino a “Black Celebration. Dedicheremo questo articolo a tre copertine che vanno dal secondo al quarto Longplay della cult band, ovvero “A Broken Frame” (1982), “Construction Time Again” (1983) e “Some Great Reward” (1984). Vedendo i tre artwork sullo stesso piano, si possono notare importanti nessi tematici e stilistici.
Di primo acchito appare evidente la tematica del lavoro. In alcune interviste con George Vaughn, (Depeche Mode – Construction Time Again artwork discussion with Brian Griffinhttps://www.youtube.com/watch?v=aUawvCFfYT8 ); Depeche Mode – Some Great Reward artwork discussion with Brian Griffin: https://www.youtube.com/watch?v=tZWhp27OPjg e Depeche Mode – A Broken Frame artwork discussion with Brian Griffin: https://www.youtube.com/watch?v=nY4oW93i2TE ) il fotoartista conferma infatti che i Depeche Mode lo avevano scelto proprio per questo background. Si trattava di creare un mondo visivo di immagini per la loro musica elettronica. Il tema del lavoro attorno ai complessi industriali sviluppato da Griffin, sembrava metaforicamente molto vicino agli intenti della band. Un altro nesso tra la working-class e il loro leitmotiv è l’impatto cupo; infatti analizzando gli istogrammi delle tre fotografie, i toni sono tendenzialmente scuri.
Fabian von Unwerth

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