Anno d’uscita: 1997
Sito web: https://greenday.com/

È possibile riprendere in mano la propria vita e trasformarsi nuovamente in una delle formazioni rock più popolari del mondo, quando ormai tutto sembra perduto? Lo si può fare veramente? Ebbene, a quanto pare sì, basta volerlo, anche se rimettersi in gioco dopo un capolavoro come “Dookie”, per i Green Day, non è stato di certo facile. La band formatasi nel 1986 a Berkeley sentì presto l’esigenza di dover fare un cambiamento radicale e con una certa maturità Billie Joe Armstrong, insieme al suo gruppo composto da Mike Dirnt e Tré Cool passarono al Conway Studios di Los Angeles per la realizzazione dell’album “Nimrod”.

Il disco vede la luce il 14 ottobre 1997 e riesce a raggiungere lo stesso successo del precedente lavoro con oltre 2 milioni di copie vendute negli Stati Uniti! Successo raggiunto anche grazie alla canzone “Good Riddance (Time of your Life)”, vincitrice a MTV Video Music Awards che entrò a far parte delle colonne sonore di alcuni programmi televisivi.

L’autore della copertina è Chris Bilheimer, disegnatore e fotografo americano che ha studiato all’Università della Georgia. Nel 1994 è diventato l’art director per i R.E.M. continuando poi a illustrare artwork di album per gruppi appunto come i Green Day e i Weezer.

Il titolo, “Nimrod” richiama il nome di un personaggio biblico che fu, secondo la Genesi, re dello Shinar (Mesopotamia); ma, allo stesso tempo, è anche una parola gergale americana che significa “idiota”. Se invece ci inoltriamo negli scritti rabbinici ci troviamo davanti ad una derivazione dal verbo ebraico maràdh, il cui significato è “ribellarsi”, ovvero la ribellione del mondo intero alla sua sovranità, come si legge nel Talmud babilonese.
Così come all’interno dell’intero booklet, nella cover vengono messe in evidenza due vecchie foto di due uomini, ma il loro viso è coperto da un bollino giallo (arancione per la versione australiana), dove compare proprio la scritta “Nimrod”, come se fossero censurate o come se avessero incollata un’etichetta che ne identifica un difetto di produzione.

Sembra che i due uomini rappresentati sull’artwork siano due scienziati americani: Frederick Grant Banting e Charles Herbert Best.
Banting è stato un fisiologo ed endocrinologo canadese scopritore dell’insulina; pubblica, insieme a John James Rickard Macleod, sul Journal of Laboratory and Clinical Medicine, un saggio sui risultati positivi, nella normalizzazione dei livelli glicemici, ottenuti su un cane diabetico con l’uso di un estratto pancreatico acqueo. Charles Best fu invece un fisiologo e biochimico, studi scientifici che fece dopo la guerra. Fu proprio lui che, come studente di medicina lavorò come assistente di Frederick; insieme ebbero un ruolo importante nella scienza perché, avendo scoperto l’insulina, scoprirono come poter trattare i malati di diabete. L’insulina ha inoltre altre funzioni non meno importanti, infatti stimola le mitosi, la crescita della massa muscolare e ossea; contrariamente ad altri ormoni anabolizzanti, stimola anche lo sviluppo della massa adiposa e aumenta il colesterolo LDL. Purtroppo, con l’assunzione degli zuccheri, si verifica un immediato picco nella quantità di insulina prodotta, che abbassa repentinamente la glicemia, per cui compare lo stimolo della fame e inizia un circolo vizioso. I geni portano perciò le persone ad avvicinarsi a zuccheri, (innalzando rapidamente i livelli di glucosio nel sangue) alcool e drasticamente alla cocaina. Chiaramente la scelta della dipendenza è collegata dall’esperienza e alla predisposizione personale. La carenza di zucchero determina spesso crisi di astinenza, i cui sintomi sono: ansia, irritabilità, mancanza di concentrazione, mal di testa, depressione e in alcuni casi anche giramenti di testa e svenimenti.

(A questo proposito ricordiamo che il cantante dei Green Day nel 2012 è stato costretto ad andare in riabilitazione per far fronte al suo problema di tossicodipendenza, aumentato a causa dello stress di dover realizzare tre album di fila).

In passato si era persino vociferato che i due personaggi rappresentati nelle stampe fossero i presidenti americani, Dwight D. Eisenhower e Harry S. Truman, due uomini che, nonostante le loro molte somiglianze, hanno avuto anche delle differenze, a cominciare dai loro partiti politici. Credo che in molti abbiano pensato questo per il fatto di aver coperto il loro volto col bollino, per evitare chiaramente di beccarsi una bella denuncia, (dare dell’idiota a due presidenti? Chi mai avrebbe osato?) un fatto che chiaramente non avrebbe inciso sulle vendite dell’album (anzi, i profitti sarebbero saliti ancor più alle stelle), ma non era proprio il caso di mettersi contro il mondo politico in maniera così troppo evidente. Non per niente Bilheimer per la realizzazione della cover, fu proprio ispirato dalla foto di un politico la cui faccia era stata rimossa per un atto vandalico; atteggiamento molto punk che calzava a pennello con l’intento del full-length. L’attinenza di questo scopo era quella di toglierne l’identità.

Ritornando alla copertina di “Nimrod”, notiamo che intorno c’è uno sfondo nero come spennellate grintose che rendono più incisiva e caratteriale l’immagine, tipico del genere punk.

Una piccola curiosità: sul retro, ritroviamo altri otto personaggi (la struttura somiglia molto a quella di un annuario), sempre coperti col bollino giallo, tra i quali si nascondono anche i membri della band, disposti in un ordine non casuale: Billie Joe per primo (essendo il frontman), Trè Cool come terzo (il suo vero nome è Frank Edwin Wright III) e Mike Dirnt per ultimo (ma comunque in una posizione di risalto).
Il fatto di non far vedere il viso è tipico di chi si vuole nascondere perché ha fatto qualcosa di spiacevole o perché si vergogna di un atto compiuto. Nell’arte punk già un altro artista aveva osato cancellare il volto di una donna (e non una donna a caso, bensì la regina); si tratta dell’irriverente Jamie Reid, che ha cantato con i Sex Pistols, prendendosi gioco delle autorità.
A questo punto credo che due siano le canzoni dell’album che meglio descrivono questo tipo di immagine; sto parlando di “Nice Guys Finish Last” e di “The Grouch”.

“Nice Guys Finish Last”
Oh nice guys finish last, when you are the outcast. – Don’t pat yourself on the back, you might break your spine – Living on command. You’re shaking lots of hands – Kissing up and bleeding all your trust
Ah, i ragazzi gentili finiscono per ultimi quando sei tu l’emarginato – Niente pacca sulla schiena, mica che ti si spacca la spina dorsale – Vivi a comando, stringi la mano a un sacco di gente – Lecchi il culo e la tua fiducia muore dissanguata)

“The Grouch”
I was a young boy that had big plans – Now I’m just another shitty old man – I don’t have fun, and I hate everything – The world owes me, so fuck you
Una volta ero un ragazzo con dei grandi progetti – Adesso sono solo uno dei tanti vecchiacci di merda – Non mi diverto mai e odio qualsiasi cosa – Il mondo è in debito con me, quindi vai a farti fottere

Censura o non censura (penso che a questo punto conoscendo la storia dei due presidenti sta a noi la scelta) questo disco è tutto da ascoltare perché con questa musica i Green Day sicuramente hanno fatto ancora centro, preludio di una carriera che sarà longeva e sempre sul pezzo.
Antonella “Aeglos” Astori

Articolo correlato:

“American Idiot” – Green Day