Prende vita un nuovo progetto che ci fa ritornare col cuore e con la mente alla musica che fu degli Anni ’80 e ’90, quel genere alla Europe, Bon Jovi, la chitarra alla Def Leppard… e chi più ne ha, più ne metta. Sto parlando di StreetLore, un progetto del tastierista Lorenzo Nava che decide di coinvolgere Pierpaolo “Zorro” Monti e Stefano Gottardi mostrandogli il suo materiale. L’album prende finalmente vita proprio grazie all’etichetta Burning Minds Music Group e dal 25 Novembre 2022 lo potrete trovare in vendita. Gli ospiti dell’album sono veramente tantissimi, che si compongono di cantanti italiani e stranieri di altissimo livello vocale; che hanno partecipato con entusiasmo a questo full-length di esordio.

Ciao Lorenzo e benvenuto! Grazie per aver accettato di essere intervistato da Art Over Covers! Inizio col chiederti di presentarti, parlaci un po’ di come ha preso vita il progetto StreetLore e di come è nata la collaborazione con la Burning Minds Music Group.

Ciao ragazze e ragazzi, voi non potete immaginare l’emozione in questo momento, perché ho sempre letto con estremo interesse e curiosità le vostre recensioni, interviste, similitudini, ed ora sono IO ad esserne il “protagonista”, grazie di cuore. Che dire di me, sono un “ragazzo” nato nel lontano 1980 e fin dalla tenera età, grazie a mio fratello Luca, più grande di me (classe 1975) con il quale trascorrevo infiniti pomeriggi nella nostra cameretta a giocare con i Lego ed ad ascoltare musica, iniziai ad avvicinarmi alla forma d’arte per me più bella del mondo. Ricordo che in particolare ascoltavamo l’hard-rock, gruppi come Bon Jovi, Skid Row, Guns ‘n Roses ed il nostro gruppo preferito, gli Europe. Fu proprio la band svedese a “convincermi” di intraprendere la scuola di musica, grazie alla loro più celebre canzone “The Final Countdown”. Ricordo benissimo che dissi a me stesso «anche io un giorno suonerò la tastiera» e ad oggi, dopo tanti anni, posso felicemente affermare che  il sogno di quel bambino si è avverato. In verità ho iniziato ad approcciarmi alla musica con la chitarra, ma dopo due anni di studio dello strumento a sei corde, il richiamo del pianoforte è stato davvero troppo forte, e cosi iniziai a seguire lezioni per tre anni in una scuola locale nella bellissima Brianza, tuttora mio luogo di residenza. Il progetto è nato nel 2018, grazie all’incontro che feci con Pierpaolo “Zorro” Monti, A&R della Burning Minds Music Group. Era l’anno 2013, quando pubblicò il bellissimo “Charming Grace” per il quale mia moglie Antonella “Aeglos”Astori, progettò l’artwork e li fu l’occasione giusta per incontrarci di persona. Quando feci ascoltare a Zorro alcune bozze di canzoni che negli anni avevo scritto ma che mai presero veramente vita, mi propose con estremo entusiasmo di produrre il disco; da qui si mise in moto tutta la macchina organizzativa. Inizialmente ci fu l’incontro con Stefano Gottardi manager dell’etichetta, che senza indugi accettò anche lui con passione di promuovere StreetLore. Cominciammo cosi ad arrangiare le canzoni partendo da quelle già scritte e poi scrivendone altre, e grazie al fondamentale contributo dei musicisti di tutto rispetto coinvolti (che non finirò mai di ringraziare per la loro amicizia e professionalità), siamo giunti alla pubblicazione di “StreetLore”. Non da meno è stato il fondamentale il contributo di Peter Darley nella correzione grammaticale dei testi, essendo romanziere di madrelingua inglese, ma soprattutto amico e collaboratore della BM Music Group e fervido amante del genere AoR.
Con questo album c’è un messaggio mirato che vuoi comunicare a chi lo ascolta? Come sono nate le canzoni che hai scritto, hanno un leitmotiv che le lega?
Penso che chiunque si approcci ad una forma d’arte abbia qualcosa da comunicare. Da parte mia, ho voluto semplicemente mettere in musica la mia vita, il mio passato, tutto quello che ho vissuto fino ad ora. Mi piace immaginare “StreetLore” come un diario su musica; infatti ogni canzone è autobiografica, come detto in precedenza, narra ciò che ho vissuto, come i momenti positivi, ma anche, e soprattutto i momenti negativi. Dico soprattutto perché credo che il dolore sia una fonte immensa di emozioni, che inevitabilmente ti inducono a condividerlo, come scrisse Giovanni Pascoli «Il dolore è ancor più dolore se tace» quindi quale miglior rimedio dell’adagiarla con delle melodie per esorcizzarlo.

Da cosa nasce il nome StreetLore? Ha un significato particolare?
Essendo un progetto di base Rock, l’idea era quella di inserire il mio nome e qualcosa che facesse riferimento al genere. Da qui Street = strada: luogo dove il rock, soprattutto nei tanto amati da me Anni’80, era un chiaro riferimento alla musica proposta, e Lore, per il quale non credo servano spiegazioni. In realtà ha anche una vera e propria etimologia lo StreetLore. Infatti lo si potrebbe tradurre come “voce di strada” “chiacchiericcio”, o meglio ancora “leggenda metropolitana”. Avete presente quando si parla tanto di qualcosa, che in realtà non si sa bene se sia vero o meno, (“sai mi ha detto Tizio che Caio ha fatto questo, è vero? Si anche io l’ho sentito ma non lo so…”) fino a quando, viene plasmata come una vera e propria realtà. Con il senno di poi, pensandoci bene, nome più azzeccato non potevamo sceglierlo, perché per me, fare un disco fin da quella tenera età in cui ascoltavo la musica, era alla stregua di un sogno irraggiungibile, ma si è avverato. Sia per il moniker che per il risultato finale, devo ringraziare in particolare modo  Pierpaolo “Zorro” Monti, che è stato al mio fianco fin dall’inizio.

L’artwork realizzato da Antonella “Aeglos” Astori richiama la natura ed in modo distintivo sono evidenti le cascate. Per te cosa rappresentano?
Antonella, è riuscita a rappresentare appieno tutto ciò che avrei voluto nella copertina. Anche qui mi tocca tornare a quando ero un fanciullo; ho sempre adorato l’acqua ed il mare, perché mi hanno sempre dato senso di leggerezza. Non so voi, ma io adoro farmi trasportare dalle onde del mare e lasciarmi guidare dalle correnti. Ma veniamo alle cascate elemento fondamentale nella cover. Mi ha sempre emozionato quell’impetuoso scorrere di acqua che termina dopo una lunga caduta per poi fluire lento e proseguendo serenamente il suo percorso, mi ha sempre trasmesso un senso di forza, di sicurezza, ma anche di tranquillità e serenità. Sono sempre stato un amante dello sport, soprattutto della corsa e delle lunghe camminate, e quando, dopo ore di cammino in montagna giungo davanti alla maestosità delle cascate, beh, ogni volta rimango senza parole, inerme davanti a tale bellezza, e dentro di me sorge una sorta di benessere che diversamente riesco a trovare altrove.
Hai lasciato libera interpretazione ad Antonella o avevi in mente tu stesso qualcosa?
Ad Antonella è bastato raccontare quanto ho appena scritto sopra, e lei è riuscita perfettamente ad inserire, oltre alle cascata anche altri elementi che per me hanno un significato importate: per farvi un esempio la Ω di StreetLΩre, oltre che a rappresentare l’omega, simbolicamente indica anche il mio segno zodiacale, che è la bilancia, al quale io sono particolarmente affezionato, poi il fatto che sia la donna della mia vita, ha facilitato il tutto. Probabilmente è la persona che mi conosce meglio, dopo me stesso, e questo artwork ne è il manifesto.

Quali sono le tue copertine preferite nella storia della musica?
Non potete farmi questa domanda, sono davvero TROPPE!  Però, facciamo così, ve ne elenco tre, ma l’ordine è squisitamente casuale, anche perché per me, è impossibile stilare una vera e propria classifica. Europe – “Prisoners in Paradise”, Magnum – “On A Storyteller’s Night”, e l’omonimo disco d’esordio dei 7 (Seven).
Del primo album che hai comprato ti ha attirato la copertina? Quanta importanza ha per te l’immagine di un disco?
Fu “Crash!Boom!Bang!” dei Roxette, nel 1994, ed essendo una fotografia della band, non fui colpito o attirato dalla copertina. L’artwork non è fondamentale, ma senza dubbio importante. Con questo non voglio affermare che «scelgo il libro dalla copertina» ma è chiaramente quell’elemento che inevitabilmente, scaturisce interesse nell’indurmi almeno a leggerne la trama, e cosi avviene anche per i dischi.
Pensi che il tuo artwork si sposi bene con i testi delle canzoni?
Certo. Nei testi delle canzoni ci sono chiari riferimenti a passeggiate in montagna, distese di verde, di giornate trascorse al mare, e alla forza nel trovare un riparo dalle cose negative della vita.

Quali sono i tuoi colori preferiti? Apprezzi di più tonalità calde o fredde?
Tendenzialmente preferisco i colori scuri, potrebbe essere una risposta scontata ma il mio colore preferito (anche se NON è un colore) è il nero. E direi che la predominanza di colori come il grigio ed i colori freddi, nella copertina mi rappresentano totalmente.

Nell’inlay interno c’è la scritta abbinata ad una tua foto in cui guardi lontano: «the ocean will carry you home were you once belonged». Che significato ha?
Quella frase è presente nel ritornello della traccia opener del disco. La canzone è “Brothers”, ed è quella alla quale tengo particolarmente, per evidenti motivi del titolo. Come detto in precedenza, ogni canzone è autobiografica, e questa probabilmente ne è l’emblema perfetto. Infatti racconto ciò che ho vissuto e che ha contato molto nella mia vita ed ovviamente anche nella vita di mio fratello Luca, con il quale ho tutt’ora un rapporto meraviglioso, ma che le vicissitudini che inevitabilmente la vita ti costringe ad affrontare, avrebbero potuto dividerci per sempre.
Hai già avuto riscontri positivi a partire dall’annuncio dell’uscita a quando il cd è stato messo in vendita?
Sì e devo ammettere al di là di ogni più rosea aspettativa. Diversi on-line magazine hanno stilato delle bellissime recensioni che testimoniano che, quando apri il cuore e metti tutto in musica, non puoi sbagliare, perché chi ascolta riesce ad entrare in empatia con te. Certo non mi aspetto solamente elogi, ma anche qualche critica, per poter dare vita al seguito di StreetLore migliorandolo e renderlo piacevole anche a chi ad ora non lo ha apprezzato.

Pensi che “StreetLore” avrà un seguito?
Certo, in realtà ho già diverse altre “bozze” messe da parte; per ora però, vi lascio con il mio disco d’esordio e vi ringrazio tantissimo per questa piacevole intervista. Keep on rocking.

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