Sito web: https://www.facebook.com/domineofficial/
Suonate in una band rock?… E allora ditemi qual è stato il primo serio ostacolo che avete dovuto affrontare ai vostri inizi, quando l’entusiasmo vi avanzava, ma, ad aiutarvi, c’era spesso solo quella persona che vi guarda dallo specchio… Forse degli strumenti musicali raccogliticci e poco affidabili?… problemi a rimediare una cantina o un garage dove installare una sala-prove?… difficoltà a impostare la band con compagni d’avventura adatti sia tecnicamente sia caratterialmente?… Sì, certo: tutte risposte incontestabili. Ma ve lo siete mai trovato davanti, il vicino di casa imbestialito che chiama le forze dell’ordine, perché trova troppo rumorosa la vostra musica? Di solito si tratta di un omone con la stazza del compianto Mario Brega, o, se si tratta di una vicina, di una megera con l’attitudine della Signorina Silvani, e simpatica come un paio di scarpe strette.
Ammettetelo: se non vi è mai capitato un incontro del genere, siete dei privilegiati del destino, perché avreste potuto trovarvi come conseguenza il dover chiudere anticipatamente baracca, burattini e sogni.
Ma se invece siete andati a incocciare nel confinante di cui sopra, e ciononostante avete perseverato nel vostro impegno, allora avete superato uno scoglio notevole. Anzi, una su mille, può anche capitarvi che questo incontro vi porti un beneficio; come capitò alla band heavy-metal italiana Strana Officina, che coniò il suo nome d’arte ispirandosi al commento sbigottito di un membro delle forze dell’ordine proprio in un’occasione del genere.
Però, diciamolo, quella della Strana Officina fu una circostanza fortunata ma rara: non sperateci troppo. Per esempio, un altro gruppo di musicisti heavy-metal italiani, i Domine da Piombino, incappò a sua volta in una vicina inopportuna senza che ciò offrisse uno spunto per creare il proprio pseudonimo artistico. Tuttavia, la fortuna scelse poi di ricompensare gli sforzi creativi anche di quest’ultima formazione accompagnandola fino ad oggi… insieme ad un personaggio dall’aspetto minaccioso che risalta sulle immagini di copertina di tutti i full-length della band per opera della pittrice Giovanna Corsini (pagina facebook: https://www.facebook.com/giovannacorsini.art).
No, no, non si tratta del vicino antipatico; ma di un protagonista del genere letterario heroic fantasy nato dall’immaginazione dello scrittore londinese contemporaneo Michael Moorcock: Elric, principe guerriero del decadente impero di Melniboné ed inquieto avventuriero. Oggi ci addentreremo nei motivi che da quattro decenni legano saldamente questa figura di fantasia ai Domine. Però, per poterlo fare, partiamo prima da un necessario passo indietro: dall’origine della band e da alcune sue caratteristiche peculiari.
Nata nei primi Anni’80 sull’onda suggestiva dei gruppi musicali hard-rock ed heavy-metal esteri che stavano acquisendo notorietà in quel periodo, la formazione dei Domine conservò per circa un decennio la propria struttura portante nei fratelli Enrico e Riccardo Paoli, rispettivamente chitarrista e bassista.
Nel 1997 vide la luce l’album di esordio dei musicisti toscani intitolato “Champion Eternal”, contraddistinto dall’ingresso in squadra del cantante Adolfo “Morby” Morviducci, che ha contribuito a sua volta a definire in modo inconfondibile l’identità della band nel tempo.
Dopo “Champion Eternal”, nell’arco di dieci anni la discografia dei Domine si è arricchita di altri quattro full-length, tutti caratterizzati da una formula di heavy-metal personale e da temi nei testi delle canzoni immediatamente riconoscibili per gli appassionati di letteratura epica. A questo proposito, ad esempio, i lettori di Robert Ervin Howard e quelli di Ovidio e Virgilio tra di voi riconosceranno all’istante nelle due composizioni del gruppo toscano “The Aquilonia Suite” e “Icarus Ascending” un aperto omaggio ai personaggi di Conan di Cimmeria e di Icaro figlio di Dedalo. Però la schiera dei protagonisti dell’epos che animano la musica dei Domine non si ferma certo qui, perché, come avrete già intuito, anche il torvo principe che abbiamo incontrato poche righe fa si ritaglia un ruolo fondamentale fra queste figure… anzi: il ruolo principale.
Non è infatti un’esagerazione affermare che nella discografia della band dei fratelli Paoli si possa trovare una vera e propria “biografia in musica” di Elric di Melniboné, una trasposizione degli episodi più salienti dedicati da Michael Moorcock al suo personaggio in numerosi cicli narrativi. Un’opera musicale così complessa richiede naturalmente una dedizione notevole; e ci si potrebbe a prima vista sorprendere che tanto impegno sia stato riservato ad una figura letteraria relativamente poco conosciuta in Italia, se rapportata ad altri protagonisti di romanzi d’avventura o del cinema ispirato al genere fantasy… In realtà, un’analisi più approfondita della natura di Elric permette di intuirne subito l’unicità e – permettetemi il termine che giustificherò più avanti – “l’universalità”; e quindi di motivare in pieno l’impegno dei Domine a tradurre in musica le peripezie dell’avventuriero di Melniboné. Vediamo allora quali sono i tratti caratteriali e fisici distintivi di questo personaggio…
Occorre anzitutto premettere che il suo “padrino” Michael Moorcock non può essere considerato un frequentatore di percorsi letterari rodati e “abitudinari”. Se esaminiamo le sue produzioni già a partire dagli Anni’60, si notano varietà, originalità e una costante re-interpretazione personale di temi e ambientazioni, accompagnata a invenzioni sorprendenti. Elric non fa eccezione a tutto ciò: i canoni dell’heroic fantasy vivono nel principe guerriero, ma assemblati e rielaborati in una formula che, in pratica, li rifonda. Moorcock ideò infatti la figura di un vagabondo tormentato, di fatto antieroico, trascinato da un ruolo ingrato che lo sovrasta e opprime: essere la reincarnazione temporanea del Campione Eterno cosmico. Le vicende del signore di Melniboné si susseguono in una serie di romanzi ambientati in un immaginario “multiverso” arcaico e soprannaturale, dove però la negromanzia, seppur reale, può essere meno pericolosa dell’inganno e dell’astuzia umana.
La personalità di Elric muta ed evolve nel corso di lunghe peregrinazioni, di pari passo con le esperienze e gli incontri compiuti; Il dubbio, la disillusione e la stanchezza pesano in modo ricorrente sull’animo del viaggiatore. Tutte queste caratteristiche sono ovviamente sovrapponibili ad ogni essere umano, e proprio qui risiede “l’universalità” del personaggio cui facevo riferimento. Il principe errante è un vero e proprio alter ego del lettore, e né la sua ascendenza né il singolare aspetto spettrale con cui è sempre stato ritratto riescono a mantenerlo a lungo “estraneo” ai nostri occhi. Anzi: proprio la particolare condizione fisica dell’avventuriero contribuisce ulteriormente a definirne i connotati antieroici e ad avvicinarlo all’uomo comune. Elric non ha infatti molto in comune neppure sotto l’aspetto fisico con il suo “collega” taurino, grossolano e manesco Conan; ed è sufficiente una lettura del romanzo “The Fortress of the Pearl” (“La Fortezza della Perla”) pubblicato da Moorcock nel 1989 per rendersene conto.
Già alla prima pagina di questo libro il principe della famigerata Melniboné è descritto come un uomo ammalato, che utilizza droghe ed erbe per sostenersi a causa di deficienze del suo sangue. L’albinismo è una conseguenza di queste tare, tale da rendere la faccia di Elric «bianca come l’osso». Però, nonostante il suo fisico fragile ed emaciato, il tetro vagabondo ha almeno un’abilità in comune con altri campioni della heroic fantasy: è un formidabile spadaccino, che porta con sé l’arma forse più sinistra di questo genere letterario. Si tratta di una Spada Nera demoniaca, dissimulata in un fagotto di seta e conosciuta con diversi nomi di pessima fama, come “La tempestosa” o “La ladra di anime”. Moorcock ha immaginato per questa lama due caratteristiche fuori dal comune: una volontà propria indirizzata alla violenza fine a sé stessa; e una funzione ulteriore rispetto alla semplice offesa: trasmettere magicamente al suo possessore l’energia vitale delle sue vittime, come una sorta di vampiresco elisir.
Elric e la Spada Nera vivono quindi un rapporto simbiotico, tale per cui è impossibile immaginare l’uno senza l’altra. Non a caso si trova conferma di ciò in quasi tutte le raffigurazioni artistiche del personaggio, a partire proprio dalle copertine dei dischi dei Domine. La tragica coppia errante non può essere sciolta, perché ciascuno dei due componenti è letteralmente vitale per l’altro. E, sebbene il principe provi per l’arma anche un sentimento di odio, e di principio egli non sia spietato al punto da voler sopravvivere a spese degli inermi, sarebbe improprio tracciare una perfetta divisione manichea sotto l’aspetto etico tra la spada e il suo portatore. Non sarebbe infatti corretto attribuire un ruolo di “male assoluto” all’arma e uno esclusivamente positivo ad Elric, perché, come anticipato, il vagabondo albino non è monolitico nelle sue risoluzioni: è scosso da dubbi, sorprese e delusioni man mano che approfondisce la sua conoscenza delle persone che incontra. Proprio come tutti gli esseri umani. Addirittura, in almeno un’occasione, egli decide volontariamente di scatenare la furia della Spada Nera. Alla luce di ciò è allora forse più appropriato interpretare il principe di Melniboné come una metafora del raziocinio e del sentimento umano volti alla ricerca e al dialogo; e la Spada Nera come un simbolo della ferocia umana incontrollata? È una chiave di lettura ammissibile; come d’altra parte lo sono tante altre in numero pari alle sfaccettature “dell’uomo Elric”: il Campione Eterno che affronta guerrieri, demoni, stregoni (no: il vicino di casa importuno, no: almeno quello, risparmiateglielo) e affronta anzitutto sé stesso.
Paolo Crugnola
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What a good article!… DOMINE and Elric, are two of my favorite things in this life. And Giovanna’s art is largely to blame for that.
Greetings from Colombia.
Thank you very much, Juan! You are right: I started listening to Domine in 1999, and it’ not time to stop yet.