Anno d’uscita: 2019
Sito web: https://www.sacrilegenwobhm.com/
«Delle persone sono ad una cena molto elegante. E alla fine della cena, quando cercano di lasciare la stanza, non ci riescono». (Frase tratta dal film “Midnight in Paris” di Woody Allen).
Ad oggi, questi sono gli anni in cui le maschere hanno avuto maggior rilevanza nel teatro musicale, arrivando a creare veri e propri cloni dal volto coperto, scemando, possibilmente, la suggestiva questione dell’identità nascosta. Pensiamo ai passamontagna indossati da alcuni rappers, d’oltreoceano e nostrani, come ad esempio Mickey Diamond o Mezzosangue.
La lista invero sarebbe interminabile. Siamo lontani però dallo stupore che fece Zev Love X che diventò MF Doom, semplicemente indossando la sua Metal Face.
Pensiamo alle mascherine chirurgiche, che hanno letteralmente invaso le copertine dei dischi, underground e non. Cosa che ha visto il cinema meno propenso a metterle in scena e, come mi suggerisce lo studioso di cinema Alberto Libera, uno dei migliori è il film in lingua romena “Sesso Sfortunato o Follie porno” di Radu Jude del 2021. Per la maggiore, il cinema sembra far finta che nulla sia successo, in questi ultimi tre anni e qualche mese.
Che questa sia un’epoca di nichilismo cavalcante, viene spiegato benissimo dal filosofo Umberto Galimberti e, anche la personalità dell’individuo, viene costantemente messa in pericolo da esso; a questo tutto sommato serve la maschera, come a carnevale, dove possiamo essere chiunque, nascondendo, appunto, la personalità.
La maschera, come quella mostrante il presidente USA Richard Nixon, usata per le rapine in Point Break del 1991 di Kathryn Bigelow, altro non è che un secondo volto, usato per commettere atti criminali altrimenti impossibili, non tanto per l’essere scoperti ma quanto per la morale altrimenti messa di traverso.
Il volto non appartenente ad un’anima, amorale, appunto, priva di cambio espressivo, in grado di celare i sentimenti – di cui è proprio il volto il loro proiettore – non conosce pietà e compassione. Ma dentro. Dentro nel cuore dell’uomo picchiano i dolori per azioni che consideriamo sconsiderate e moralmente discutibili. Quindi decidiamo di indossarla, anche senza indossarne una, perché la faccia stessa può trasformarsi in una maschera ma, solo fino a sera, quando rimaniamo soli con i nostri demoni.
Cos’è di fatto la morale, il senso di colpa, se non qualcosa che decidiamo noi? Servirà nasconderlo e per quanto possiamo celarlo? Quale giudice deciderà la condanna per le nostre azioni e verranno risparmiati i poveri del pianeta e i disperati, da tale giudizio?
C’è che qualcuno dovrà pur vendicarsi sui potenti del mondo – per alcuni complottisti responsabili della situazione economico/sanitaria in cui vessa l’umanità – al sicuro nei loro castelli, nelle sale sfarzose, come accadde ne “L’Angelo Sterminatore” di Luis Buñuel del 1962, di cui la trama viene descritta dal protagonista sopracitato in “Midnight in Paris” di Woody Allen del 2011, allo stesso Buñuel. La borghesia e i super ricchi del globo non saranno esenti da follia immorale e non saranno esenti dal castigo, perpetrato da una forza misteriosa, sterminatrice.
La copertina del settimo album dei Sacrilege “The Court Of The Insane”, del 2019, è un gioco di maschere, tribolazioni, segreti celati che bruciano dentro, sangue e hangover, pazzia e decadenza. Innumerevoli sono i dettagli, in un quadro macabro che sarebbe cibo perfetto per un vero detective e, qui ringrazio amorevolmente, una gustosa spiegazione inviatami in soccorso per meglio esporre questo tragico “dopo serata”.
Un risveglio di cui, come nel film del regista spagnolo, nessuno uscirà senza conseguenze, fisiche e morali. Ci sono tre cadaveri, quattro se contiamo l’agnello impiattato, due uomini in salute ma condividenti entrambi gli stessi drammi esistenziali.
In effetti trovo alquanto curioso come i sopravvissuti siano il giullare e il prete, storicamente contrapposti e, il primo, pure perseguitato dalla Chiesa Romana.
Nel bellissimo artwork di Andy Pilkington qualcosa è andato storto, in questa sala settecentesca, la mano è decisamente scappata. La testa del cantante dei Sacrilege poggia come il Battista sopra un piatto d’argento, al fianco del giullare.
Un uomo innocente nel mezzo di una corte di pazzi sfrenati, decisamente benestanti, perse la vita. L’unico veramente insano, il giullare, storicamente uno schiavo che viveva della sua arte, siede distrutto sul trono, decisamente non suo. A suo agio o forse troppo privo di forze per non esserlo.
Pazzi veri e pazzi mascherati, i borghesi, puntellano il dipinto perfettamente e sapientemente posizionati in un’ellisse immaginaria di vita e morte. Qui viene da chiedersi chi sia davvero innocente in questa vita. L’uomo di fede disperato per la sua condotta, i padroni di casa impalati con degli steli con testa di giullare. Sarà il letterato in rosso, che detiene nelle mani un teschio, l’assassino? Sarà stato un atto di follìa o un calcolato giudizio per sterminare i peccatori, dove i danni collaterali ci dicono che nessuno è innocente o pure non importa esserlo?
La band NWOBHM made in UK, rimane fedele alla teatralità del genere, ripescando un vecchio canone estetico. Ma in maniera colta e piena di mistero. Occhio quindi alle vostre azioni o ai vostri ospiti!
Alberto Massaccesi
Nota per i lettori:
A questo link è possibile vedere il video della title-track:
Qui la descrizione che ci ha fornito la band stessa nel comunicato stampa:
Dalla copertina dell’album, Valeria Campagnale, manager della band, assieme all’amico regista e scrittore Marco Paracchini, hanno attinto a piene mani per la rappresentazione in video della titletrack, creando un videoclip dall’atmosfera Anni Ottanta, espressamente voluta dalla manager. Un video che è partito dal concetto folle di base di “The Court Of The Insane” trasformandolo in un viaggio onirico, incentrato su quanto sia sempre sempre stato malato il mondo, un uomo normale condannato da un tribunale di nobili pazzi, giudice compreso, mossi da una forza superiore, invisibile e per questo truccati da marionette. Marco Paracchini si è concentrato sulla storia di un uomo condannato a morte per qualcosa che non sa di aver commesso e se è davvero colpevole di qualcosa. Il video è stato girato all’esterno e all’interno del Castello Sannazzaro (Giarole, Alessandria) affittato appositamente per le riprese. Regia Marco Paracchini, produzione Valeria Campagnale.