“Tanghetto” è un progetto di neotango ed electrotango argentino nato nel 2003, creato e guidato da Max Masri. Due volte vincitore del “Premio Gardel de la Música” e quattro volte nominato ai “Latin Grammy”. La musica di questa formazione è una fusione del tango argentino con diversi stili e utilizza il supporto elettronico come strumento aggiuntivo.

Durante questi ultimi e difficili due anni sono nati due album che Max Masri definisce “pandemici”. Il famoso gruppo alla pari di “Narcotango”, “Bajofondo”, “Otros Aires”, “Tangorra”, etc. di solito si esibisce nei più famosi locali di tango contemporaneo per il mondo.

Non si è fatto intimidire e abbattere dalle pesanti restrizioni dovute alla emergenza globale. Al contrario: si è messo al lavoro con nuove idee per uscire con due full-length potenti, innovativi e per certi versi provocatori per i temi interpretati. Secondo le parole del leader, questo processo e la sfida affrontata li ha resi più maturi. La proposta artistica del gruppo risulta dunque ancora più ampia. Ci sono più strumenti analogici e meno programmati, anche se la tecnologia continua a essere una parte fondamentale del loro sound. (https://www.pagina12.com.ar/354546-tanghetto-deconstruccion-tanguera-y-despues)

Per entrambi i dischi sono stati utilizzati come cover degli artwork di Arturo Aguiar, importante foto-artista di Buenos Aires, light painter ovvero pittore di luce, con il quale il gruppo collabora da una decina di anni. Le opere di Aguiar, nato a San Juan (ARG) nel 1963 sono state esposte in Francia, Spagna, Portogallo, Messico, Stati Uniti, Costa Rica, Colombia, Belgio, Germania e ovviamente in Argentina. Le sue fotografie sono presenti in importanti musei e collezioni private nella sua terra e in altri paesi del mondo.

Per descrivere la sua arte fotografica conviene citare innanzitutto le sue stesse parole: «Il mio lavoro consiste nel costruire la poesia attraverso la fotografia e, come tutta la poesia, mette in discussione i codici e le convenzioni del linguaggio. La tecnica che utilizzo potrebbe essere chiamata “scatto in azione diretta”: al buio illumino manualmente la scena (con la torcia, n.d.r.) creando con la luce uno spazio soggettivo che imprime narrazioni nell’immagine. L’uso della luce e del colore ha un significato artistico e concettuale. Senza luce e ombra, nulla può essere determinato. I contrasti tra i lampi improvvisi e l’oscurità accentuano il mistero dell’uomo, sottolineando la nostra bellezza e, a volte, la nostra stessa oscurità». (http://www.artehispano.com.ar/a_aguiar.html liberamente tradotto dal castellano).
Nelle opere del fotografo l’uso della luce e del colore hanno un senso plastico e concettuale. Le sue immagini si avvalgono di una narrazione, un visual storytelling  da intendersi però come improvvisato e concettuale al contempo. Infatti l’artista descrive il suo metodo di lavoro come una vera e propria performance, che definisce “lumínica” (http://arturoaguiar.com/aboutmywork/) dove molte cose accadono grazie all’intuizione anche se sono simultaneamente frutto di molta esperienza “pittorica” con la torcia. A partire dal 2011-2012 passa dall’analogico alla fotografia digitale (informazioni tratte dall’intervista nel suo studio). Nelle immagini di Aguiar ritroviamo molti elementi dell’arte pittorica barocca. Questi però vengono trasposti, spesso esasperati e portati oltre in una chiave fotografica moderna e personale sua.

Infatti, l’arte barocca, i cui più famosi esponenti sono sicuramente Velázquez, Poussin, Caravaggio, Rembrandt, Rubens e Vermeer, si caratterizza tipicamente per un grande dramma, i ricchi colori caldi, le profondi e intense luci e ombre scure (uso del chiaroscuro) come per un realismo superficiale. A differenza dell’arte rinascimentale, che generalmente mostrava il momento prima che avvenisse un evento, gli artisti barocchi scelgono una sorta di climax per la loro narrazione, rappresentando il momento più drammatico dell’azione.
Passando dall’illuminazione uniforme della tela (pittura rinascimentale) all’illuminazione in punti, la pittura barocca attira l’attenzione su alcune aree e ne lascia altre al buio. I teorici neoclassici criticarono il genere barocco in maniera sprezzante come un’espressione artistica esuberante.

Pietro la Cortona, “Visión de San Francisco”, 1640-1641
Rembrandt, “La ronda de noche”, 1642
Ma come nasce la collaborazione tra Aguiar e Tanghetto? Un’amica in comune, all’epoca compagna di Aguiar, presenta l’uno all’altro, racconta il fotografo. Masri, profondamente colpito dal lavoro di Aguiar decide ben presto di ingaggiarlo per diversi lavori e progetti musicali, di cui alcuni esempi qui.

“Tango-Crisis”, 2013, Band-Photo (Barrio San Telmo, Buenos Aires)
“Incidental Tango”, 2012
Nonostante le molte informazioni reperibili, per capire a fondo il legame artistico tra il gruppo e Arturo Aguiar, rispetto ai due dischi “pandemici” “Reinventango” e “Tanghetto Plays Piazzola” si è reso necessario intervistare sia il foto-artista che il leader del gruppo. Inoltre queste due copertine sono state scelte direttamente tra le tante opere di Aguiar e dunque non sono state esplicitamente commissionate come gli altri lavori.

…to be continued…
Fabian von Unwerth