Anno d’uscita: 1994
Sito web: https://www.blur.co.uk/

È pratica comune pensare che una verità non detta non equivale ad una bugia. Alle volte può trattarsi di innocente ignoranza. Quando però, non esponendo tutte le carte sul tavolo, qualcuno può fregiarsi dell’epiteto “genio estetico”, allora le cose cambiano. Quando lessi sul sito inglese di Radio X le parole del fotografo sportivo Bob Thomas: «non riuscivo a credere che volessero quella foto per la copertina» – per l’album “Parklife” (Food, UK, 1994) dei celeberrimi Blur – un sorriso apparse sul mio volto, tra sgomento e tenerezza. Perché sì, qualcuno anni prima l’aveva già pensato, per un altro disco; non dello stesso fotografo ma, la somiglianza sembra alquanto spaventosa, tanto quanto i levrieri in corsa. Ma su questo punto ci torneremo dopo.

Ci sono sport la cui esistenza, a noi italiani, ci pare quasi incredibile e incredibilmente lontana. Quando, in un viaggio nel sud della Francia, in un classico bar come ne troviamo nella nostra terra, invece del classico calcio, vidi un televisore proiettare una gara equina con il calesse, mi vennero alla mente due cose: Bukowski e la sofferenza che possono provare questi splendidi esseri viventi. Entrambe potrebbero valere anche per la corsa dei levrieri greyhound. La prima per le scommesse, di cui lo scrittore era appassionato, frequentando assiduamente gli ippodromi della west coast, la seconda per lo stress di cui potrebbero soffrire i cani. Ma, non essendo un veterinario, mi astengo sul giudicare la seconda; tanto le polemiche continuano da anni, anche senza di me. Di una cosa però sono certo: la fotografia di Bob Thomas è un capolavoro.Lo scatto dei tre levrieri intenti ad inseguire una lepre meccanica, fu scattata il 2 novembre del 1988 al Romford Stadium nell’Essex. Lo stadio oggi viene menzionato nel Greater London, per motivi che potrebbero essere attribuiti ad un cambio di giurisdizione o ad uno spostamento dello stadio. Le due regioni confinano. L’immagine venne poi scelta dal sapiente designer Rob O’Connor, fondatore della Stylorouge con base a Londra, lasciandosi guidare da Damon Albarn, leader dei Blur che era «inspired to re-create a betting shop window after wandering past a William Hill’s bookmakers», come riporta sempre Radio X.

Quello che non viene menzionato, appunto come detto sopra, è che a qualcuno era già balenata la stessa idea, a Manchester, non venendo però riconosciuto in alcun modo, fatta eccezione di qualche utente del database Rate Your Music e sul sito Song Facts. Quindi, “Parklife”, sembra la copia a colori della cover di “Dub Sex [a.k.a. Then and Now]” (Skysaw, UK, 1988 o 1987), della band sciolta nel 1990, chiamata Dub Sex, di genere non così dissimile dai ragazzi di Colchester.
Ho inserito due date per il disco dei Dub, perché qualche altro database non sembra essere d’accordo. Le ipotesi che potrebbero essere fatte sull’omissione di tale accadimento non paiono così copiose: perché togliersi il privilegio di aver avuto una così brillante idea per la copertina? A meno che, tutto questo non fosse che una coincidenza clamorosa e, le strade di questi due album, non si siano mai incontrate. E se l’avessero apertamente detto all’uscita del disco, internet non m’è venuto in soccorso. Per quanto, poi, potremmo pensare alla stessa fotografia scattata con il motore, quindi presa da un altro frame, no, i fotografi sono differenti. Discogs cita P. Hoare come autore, di cui non ho trovato e reperito alcuna informazione, neppure se, effettivamente, trattasi della medesima gara. Ognuno tragga le proprie speculazioni, i misteri servono (anche) a questo.
Alberto Massaccesi