Anno d’uscita: 1982
Sito web: https://it.wikipedia.org/wiki/The_4-Skins
La prima metà degli Anni Ottanta ha visto il Regno Unito vivere duri scontri tra frange opposte del ribellismo giovanile, a volte a margine di incontri calcistici, provocate dai famigerati hooligans. Tifosi di squadre storicamente rivali e raggruppati anche per appartenenza politica si davano battaglia a margine delle partite, il più delle volte fuori dagli stadi, ma in qualche caso all’interno di essi. Quel periodo vide un gruppo punk Oi!, formato da discepoli degli Sham 69, divenire il punto di riferimento delle opposte fazioni. Hooligans di estrema destra e di estrema sinistra si potevano incontrare, questa volta senza darsele di santa ragione (salvo alcune eccezioni) ai concerti dei4 Skins.
I 4 Skins hanno cavalcato la scena punk della prima metà degli Anni Ottanta grazie a un Oi! urlato, accompagnato da basso e chitarra suonate all’altezza delle ginocchia e da una batteria quasi massacrata. I loro testi, nonostante siano stati punto di riferimento anche di skinheads dell’estrema destra, non hanno mai elogiato fascismo o razzismo, limitandosi a gridare la rabbia giovanile di quegli anni, attaccando ogni forma di istituzione, dal governo alla polizia. La celeberrima sigla A.C.A.B. (all cops are bastards), utilizzata da ultras di diversa provenienza politica, la si deve proprio a loro.
Nel 1982 i 4 Skins pubblicano il loro primo album, “The Good, The Bad & The 4 Skins”. Citando Sergio Leone, i quattro punk si sostituiscono a “The Ugly”, il brutto, motteggiando il capolavoro western e ponendosi come terza forza del Regno Unito degli Anni Ottanta tra il bene e il male.
La copertina del disco mostra bene l’idea di bene e male secondo i 4 Skins. L’immagine è divisa in tre parti, come la locandina de “Il Buono, il Brutto e il Cattivo”. Ovviamente non sono raffigurati Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef, ma tre personaggi o situazioni tipiche dell’epoca. Le tre parti sono caratterizzate ognuna da un colore primario: il blu per quella di sinistra, il giallo per quella centrale e il rosso per quella di destra.
Nella parte blu leggiamo “The Good”, il buono. Per i 4 Skins il buono è una donna in body e stivali di pelle girata di schiena contro una parete di mattoni. La donna con la mano sinistra si appoggia al muro, mentre con la destra si accarezza il gluteo. È un’immagine dal forte connotato sessuale. Per i 4 Skins il bene è rappresentato da una donna in abiti succinti che dà le natiche allo spettatore, quasi a voler dire “venite e possedetemi”.
Nel segmento giallo abbiamo “The Bad”. I cattivi ritratti sono due bobbies, i celebri poliziotti di Scotland Yard, con la divisa e il tipico elmetto dell’epoca. I due sbirri sembrano intenti a cercare qualcuno in un ambiente di periferia urbana.
È una situazione contro cui i 4 Skins si scagliano nelle loro canzoni, dove l’odiata polizia arriva nelle periferie operaie delle città britanniche per reprimere chi non accetta di subordinarsi al potere.
L’ultima parte, caratterizzata dal rosso, vede i quattro brutti, che ovviamente sono i 4 Skins. Quattro giovani poco più che ventenni sanno benissimo di non essere dei buoni, ma nemmeno dei cattivi. Si considerano reietti, scarti della società, e si fanno portavoce con le loro canzoni di tutti coloro che si sentono come il personaggio di Tuco de “Il buono, il brutto e il cattivo”, magistralmente interpretato da Eli Wallach.
Disprezzati dalle autorità, ma amati da quella massa di giovani che il perbenismo dell’epoca additava come “feccia”, i 4 Skins con la copertina di “The Good, The Bad & The 4 Skins” hanno realizzato una diapositiva di un’epoca. I giovani vogliono piaceri facili, come il sesso; sono però perseguitati dalle autorità, rappresentate dal loro braccio violento, la polizia. È una lettura semplicistica, ma che quattro decenni fa faceva presa su tanti ragazzi dalle idee confuse e da una rassegnazione che li portava a sfogare le proprie frustrazioni in risse con fazioni avverse o con la polizia. Tra il blu, il giallo e il rosso della cover del primo disco dei 4 Skins abbiamo uno spaccato di società che oggi, a 40 anni di distanza, non suona così remoto.
Leonardo Marzorati