Anno d’uscita: 2009
Regia: François Ozon
Se cercate una storia magica, all’insegna del fantastico, ecco un film davvero particolare, con una diegesi lineare che poi si sconvolge totalmente a metà pellicola. La pellicola sembra quasi divisa in due parti: la prima realista, e surreale la seconda.
Sto parlando di “Ricky – Una storia d’amore e libertà”, lungometraggio del 2009, realizzato dal maestro e sceneggiatore francese François Ozon. Un regista davvero fuori dal comune in quanto i suoi film hanno la particolarità di essere caratterizzati da persone e storie LGBT (diversità delle culture basate sulla sessualità e identità di genere, essendo lui stesso omosessuale dichiarato), oltre ad avere un forte spirito satirico ed un’analisi accurata di ciò che è la sessualità umana. Girato interamente a Parigi, il film ha una serie di effetti visivi curati dalla BUF, che in passato ha curato gli effetti visivi di “Matrix”, “Il cavaliere oscuro” e “Spiderman 3”. Il film prodotto da Teodora Film (“Il favoloso mondo di Amélie”) è stato presentato in Concorso al 59° Festival di Berlino.
È difficile dare un’interpretazione a Ricky, perché la scena iniziale mostra Lisa che discute con un’assistente sociale a cui confessa di volersi liberare di un bambino eccessivamente vivace. Chi è questo bambino? Sarà Ricky? Oppure il figlio con le ali è stato soltanto il sogno di una madre infelice? Non lo sapremo mai, e forse nemmeno chi ha narrato questa storia lo sa.
Il regista ha dichiarato di aver adottato lo stesso metodo utilizzato con gli attori professionisti: «Ho diretto il piccolo Arthur Peyret come ogni altro attore, arrivando a parlargli per spiegare cosa volevo da lui. Abbiamo rapidamente adattato i tempi delle riprese alle pause per la pappa e i pannolini. La cosa buffa è che lui ha preso il suo ruolo sul serio e la sua interpretazione migliorava scena dopo scena… Al punto che abbiamo finito per girare prima del previsto».
Il film è un adattamento del racconto “Moth” (Falena), scritto dalla scrittrice britannica Rose Tremain. Ricky nasce dalla semplice storia d’amore tra Katie e Paco, entrambi semplici operai di una fabbrica, e ben presto il piccolo dimostra di possedere un dono al di fuori del normale; dalla sua schiena, infatti, nascono due piccole ali che gli permettono di volare. La madre cerca di proteggere il figlio, ma quando la gente scopre il dono di Ricky, la vita dell’intera famiglia cambia.
La locandina presentata è molto stilizzata, disegnata in maniera molto semplificativa, con un tratto nero evidente e per nulla regolare (sembra quasi fatto con un pastello a cera); lo stile del disegno usato può essere paragonato a quello utilizzato dalla famosa illustratrice olandese Barbara Stok per il suo libro “Vincent”.
I colori sono a tinta piatta, nessuna sfumatura, ma aiutano il bianco delle ali a risaltare su tutto lo sfondo, così come il titolo. L’uso della pittura a tinta unita lo dobbiamo sicuramente all’artista Piet Mondrian pittore olandese nato nel 1872 che fu anche fondatore del neoplasticismo.
I suoi quadri sembrano apparentemente semplici, ma dimostrano una certa complessità; consistono in linee perpendicolari e campiture di colore geometriche in colori primari col bianco, nero e il grigio, risultato di una continua ricerca di equilibrio e di perfezione.
Leggere a monitor è difficile e faticoso per l’occhio umano ed è per questo motivo che i webmaster devono creare le migliori condizioni di lettura possibili; ecco quindi che tutto il background del poster si presenta interamente rosso, colore complementare al verde, ossia il colore delle persiane che ha come una sorta di funzione di equilibrio tra i colori caldi e quelli freddi, ottenendo così un effetto di massimo contrasto rafforzando la luminosità di entrambi. Lo scopritore e il primo vero studioso di questo fenomeno fu Michel Eugène Chevreul, un chimico francese che lavorava nella Manifattura dei Gobelins, una fabbrica di tessuti di arazzi situata a Parigi; intrecciando due tessuti di colore diverso scoprì l’interazione che avviene tra i due.
Il rosso è sicuramente il colore più caldo e si abbina molto bene a tutto ciò che è dinamismo, stimola infatti l’azione, si collega alla passione e all’amore, attira insomma l’attenzione ed esprime forza. Allo stesso tempo può però esprimere anche il pericolo e creare una situazione di allarme; in questo manifesto sicuramente è stato usato in maniera saggia.
L’angelo che si vede di spalle non fa capire se è un bambino o un adulto, ma comunque si riesce ad intravvedere il capello biondo, il classico colore che si dà ai capelli degli angeli. Il bambino Ricky, protagonista del film, è infatti un bebè biondino, paffutello, con le ali sulla schiena che ricorda, se si vuole, il bambino in copertina dell’album di Van Halen, “1984” (di cui vi parleremo prossimamente). La figura è volta di spalle, una posizione di tristezza, di solitudine e di emarginazione…
Davanti a lui c’è solo il blu del cielo ed ecco che mi viene da pensare, avendo visto il film, che Ricky è stato volutamente rappresentato in questa posizione sia per mettere in evidenza le grandi ali, sia per rendere il più umano possibile questa figura, anche se di umano in realtà non si può parlare. Si tratterebbe quasi di un’indecisione del protagonista; tradotto con una frase si potrebbe tradurre: «Sto creando problemi e devo comunque adempiere al mio compito di angelo. Mi allontano dalla mia famiglia e quindi esco di casa volando fuori dalla finestra o rimango?». Cosa deciderà mai di fare Ricky? Non vi resta che guardare il film e prepararvi ad una storia commovente e magica!
Antonella “Aeglos” Astori