Bassista e polistrumentista che vanta collaborazioni prestigiose con molti big della musica italiana (Alberto Fortis, Claudio Baglioni, Gatto Panceri, Niccolò Fabi, Rossana Casale, Garbo, Massimo di Cataldo, Ivana Spagna, Mario Lavezzi, Francesco Baccini, solo per citane alcuni), che ha condiviso il palco con star internazionali quali Ricky Martin, Gloria Estefan, Simply Red e numerosi altri, apprezzato docente di strumento, giornalista, presentatore, speaker radiofonico… tutto questo, e molto altro, è Angelo Quatrale, personaggio poliedrico che da moltissimi anni lavora in ambito musicale, operando su molti versanti.
Ciao Angelo, volevo chiederti, innanzitutto, quando è nata la tua passione per la musica e quali sono stati i tuoi punti di riferimento quando hai iniziato ad incamminarti lungo questo percorso.
La mia passione per tutto ciò che riguarda la musica si è sviluppata quando avevo circa 11 anni. Mio padre mi suggerì, all’epoca, di provare a suonare nella banda locale, a Rebbio (frazione di Como, ndr.). Un bellissimo ambiente, dove i maestri Sala, padre e figlio, mi hanno insegnato tantissimo. Lì, mentre “ufficialmente” suonavo la tromba, mi sono accostato ad altri due strumenti che mi attiravano molto, cioè la batteria ed il basso. In seguito ho iniziato a studiare seriamente la chitarra, il basso e il contrabbasso. I miei punti di riferimento iniziali sono stati sicuramente i Clash, i Police, David Bowie, Paul McCartney, i Talking Heads, Peter Gabriel e Miles Davis.Nella tua lunga carriera, come si diceva all’inizio, hai collaborato con moltissimi artisti. L’elenco è talmente lungo che è quasi impossibile citarli tutti. Tra queste persone ed esperienze, ce n’è una (o più di una) alla quale sei particolarmente legato? Vorresti raccontarci qualche episodio significativo?
La mia attività come docente di strumento, svolta nell’area comasca e in Svizzera, è sicuramente una parte fondamentale della mia professione. Vorrei a questo proposito ringraziare le scuole CSM di Lugano, ATM di Locarno, HMI di Bellinzona, Nota su Nota di Como, il Baule dei Suoni di Albese e la Biblioteca di Castelmarte. Queste realtà mi hanno offerto l’opportunità di lavorare come insegnante, ma anche di esibirmi dal vivo in concerti ed eventi. Grazie a loro (in particolare, a Emilio Pozzi e Matteo Piazza) ho potuto condividere il palco con personaggi di spicco come Nek, Ricky Martin e Gloria Estefan. Ci terrei anche a ricordare la collaborazione con il chitarrista Antonio Onorato, già con Pino Daniele, con cui suono sempre quando è da queste parti. Fondamentali sono poi stati i miei 12 anni con Alberto Fortis: la fortuna di aver potuto suonare pezzi bellissimi e di collaborare con Niccolò Fabi, Rossana Casale e tanti altri artisti la devo ad Alberto. Volevo anche ricordare la mia presenza nella band storica comasca dei Press: Chicco, Simone, Massimo e Domenico sono coloro che mi hanno fatto lavorare con i migliori comici italiani e con lo stesso Fortis. Aggiungerei anche la mia lunga militanza nella band The Muro e la mia collaborazione con Carlo Marrale e Carmelo La Bionda. Vorrei citare anche due miei “miti”: il direttore d’orchestra Adriano Pennino e il musicista-compositore Rafael Gualazzi. Uno speciale ringraziamento, infine, va al mio carissimo amico, il batterista Marco Porritiello, che mi ha messo in contatto con voi, dandomi l’opportunità di realizzare questa intervista.
Per gli episodi significativi, tra le decine che ho vissuto potrei segnalare quando sul palco, davanti a 20.000 persone, al volo ho accennato a Claudio Baglioni di eseguire due misure in più finali di un brano di Fortis, che avevamo cambiato prima dello show senza che lui lo sapesse. Mi ha “fatto il pollice ” al volo.
Tra le tantissime location in cui hai avuto occasione di suonare, ce n’è una che a me personalmente è molto cara: il Cavern Club di Liverpool. Puoi dirci qualcosa a proposito di questa tua esperienza?
Ho suonato al fianco del cantautore svizzero Marco Zappa, molto apprezzato sia in patria che all’estero, all’hotel Adelphi di Liverpool, un vero e proprio tempio della musica beatlesiana, dove ogni anno si tiene il festival della Beatleweek, e naturalmente al Cavern Club di Mathew Street. Mi sono cambiato nel camerino che ospitò i Beatles e sono salito sul palco ormai diventato leggendario, con l’amplificatore Vox di Paul McCartney. Ero talmente entusiasta che posso dire che per una settimana “non ho più capito un tubo”. In quei luoghi c’era un’energia speciale, un magnetismo invisibile.Quando e come nasce, invece, la tua attività di speaker radiofonico?
16 anni fa il direttore di RFT (Radio Fiume Ticino) mi ha dato fiducia, insieme al direttore artistico, per realizzare una mia trasmissione incentrata sul rapporto tra i viaggi e la musica. Ciò mi ha permesso negli anni di intervistare tante star internazionali, ad esempio prendendo una birra con Tony Hadley, piuttosto che un caffè con gli Evanescence, o con Sting, con i Simple Minds o con David Gilmour. Posso dire di aver avuto una fortuna immensa.
Passiamo, ora, al tuo rapporto con i dischi, in particolare con i vinili. Ricordi qual è il primo disco che hai acquistato?
Il primo disco che ho acquistato, poco dopo la sua uscita, è l’album d’esordio di un artista che apprezzo tantissimo: “Non farti cadere le braccia” (1973) di Edoardo Bennato, un lavoro memorabile per i brani che contiene (“Rinnegato”, “Un giorno credi”, “Una settimana, un giorno”). Ce l’ho ancora, anche se la copertina (memorabile anche quella, che riproduce una confezione di fiammiferi) si è un po’ rovinata a causa dell’umidità ed il vinile è consumato per i “troppi” ascolti. Bennato a 75 anni è ancora in formissima. Prima della pandemia ho avuto occasione di assistere ad un suo concerto a Zurigo. Aveva subito qualche giorno prima un intervento all’anca e pertanto aveva dovuto suonare qualche brano da seduto, ma per il resto era (ed è) ancora un grandissimo rocker, pieno di energia. Ci siamo sentiti ultimamente, in occasione del festival di Sanremo, e abbiamo commentato le varie serate della kermesse via Whatsapp. Ho tutti gli album di Bennato e lo considero uno dei miei musicisti preferiti.Quanto è importante per te la copertina di un disco? Ci sono degli album di cui apprezzi particolarmente l’artwork o che hai acquistato perché attratto dalla loro copertina?
Le copertine sono importanti in un vinile o in un CD, mentre quando si ascolta “musica liquida” hanno ovviamente un ruolo secondario. A mio avviso negli ultimi anni l’ascolto della musica è decisamente peggiorato. Il vinile ha un calore che il CD e l’MP3 non hanno. La qualità delle cassette e del DAT era ancora accettabile, ma la fruizione musicale attuale è peggiorata; non si tratta, secondo me, di un’evoluzione, ma di una involuzione. Ricordo, comunque, di aver letto su una rivista specializzata vent’anni fa che il 30%-40% degli acquirenti di album vengono attirati dalle copertine dei dischi, e questo la dice lunga sulla loro importanza. Per quanto mi riguarda, una delle mia preferite è sicuramente “Animals” dei Pink Floyd, che raffigura la centrale di Battersea a Londra, una zona che ultimamente è stata riqualificata con la costruzione di immobili di pregio: qui vivono, ad esempio, Sting, Adele e Bob Geldof (il quale ho avuto il piacere di intervistare). Un’altra copertina che amo molto è quella di “Bring On The Night” di Sting, un doppio live del 1986, con uno stile un po’ pittorico e fumettistico che era stato ripreso nei video dei singoli tratti dall’album “The Dream Of The Blue Turtles”.
Sei un docente di strumento molto apprezzato ed hai insegnato in moltissime scuole. Vorresti dare un consiglio ai giovani che si affacciano al mondo della musica, magari sognando un futuro da professionisti?
Umilmente mi sento di dire che bisogna sempre inseguire un sogno e la propria passione, qualsiasi cosa si faccia. Precorrere la strada verso la felicità, è già un primo importante traguardo.
Ringraziamo Angelo a nome della redazione di Art Over Covers per la sua cortesia e disponibilità e gli auguriamo il meglio per i suoi progetti futuri.