Anno d’uscita: 1975
Sito web: https://www.davidsanborn.com/
Un maestro di sassofono, una volta, mi consigliò di allenarmi dentro un armadio perché “il suono buca le pareti”. Qualcuno, già piuttosto famoso come tenorista, scelse di suonare su un ponte dell’East Side di New York, per non disturbare i vicini. Sonny Rollins. Quando poi ti approcci al sassofono per le prime volte, i suoni acuti sono una gallina strozzata, quelli bassi la sirena di una nave; ci vuole studio, tanto studio per avere un suono “professionale”, per dirla con Fabrizio D’Alisera. Poi è chiaro, non essendo uno strumento elettrico puoi anche suonare piano, pianissimo ma, l’irrefrenabile voglia di spingere vince sempre. Il contralto poi…
Il sax contralto ha sempre volato alto. Volato appunto, come un uccello. Non a caso Charlie Parker era chiamato “Bird”. Ma l’idolo di David William Sanborn (Tampa, 30 luglio 1945) non era Parker ma Hank Crawford, direttore musicale di Ray Charles, che, col suo graffiato sembrava andasse a rivaleggiare con le stelle nel cielo; ascoltate “Wildflower” e capirete.
Come giustamente mi dice a tal proposito il sassofonista Sebastian Loyola Castillo, Crawford ha una predominanza di armonici sovracuti e sosta e indugia sul registro acuto con un preponderante utilizzo del growl, con un suono poi, particolarissimo e particolarmente afono. In un incredibile evento televisivo del 1990, con una line up che andava da Miles Davis ai Red Hot Chili Peppers, Hank e David suonano due assoli stupendi e, chiudendo gli occhi, sembra di sentire lo stesso sassofono; Sanborn utilizza delle note più lunghe, il suono diviene più dilatato, quasi come se rallentasse il tempo ma il registro alto gli è preferibile, come il suo idolo.
Non a caso l’esordio di David Sanborn vede in copertina un aeroplano, di linea, vicinissimo, in decollo. Non c’è dato di sapere quale sia stata l’idea del fotografo Benno Friedman. Lasciamo spazio all’immaginazione. Un’immaginazione che poco può volare lontano, è tutto lì, spiegato già dal titolo. La carriera del giovane altista di Tampa “decolla” con “Taking Off” (Warner Bros, USA, 1975), con grandi musicisti, con grandi aspettative. Anche i suoi assoli e le sue note acute “sforzate” sembrano sul punto di partire e librarsi nell’aria. La campana del sax è rivolta all’aeroplano, un po’ come dire: «Ciao, il mio suono ti raggiunge e vola con te».
Benno Friedman, che oltre alla foto nella front cover, ritrae il nostro nel retro di essa, visibilmente traslucido, sul punto di scomparire ma, la sua carriera sarà subito sul punto di decollare davvero. Benno sì occuperà anche di quello che in inglese viene chiamato “tinting”, ovvero “colorante”, cioè, letteralmente dipingere le fotografie; un effetto strano quello che viene creato, surreale e fittizio ma efficace.
Trovai il gesto di Sanborn nei confronti del velivolo, fin da subito, quasi ancestrale, archetipico e le copertine da lì a oggi mi danno la conferma. La più significativa, “The Funeral” (Sub Pop, USA, 2015) dei Band of Horses, con un titolo che sarebbe pure accostabile anche in senso contrario, bellissima, con una mano che saluta un analogo volo di linea.
Bling Utsushimi di Baton Rouge (Louisiana, USA), con l’EP “The Captain of an Unstable Airliner: Side One” (2020), disegnata, mostra un saluto e una coda di una balena (???). Il grande Peter Frampton con “Thank You Mr. Churchill” (A&M, USA, 2010) mette in copertina un bambino che, stupito, osserva un aereo da guerra.
Ma questa é un altra storia. Triste.
Alberto Massaccesi
Link alla recensione sulla copertina di “As We Speak”: https://www.artovercovers.com/2016/08/20/as-we-speak-david-sanborn/