Link all’articolo precedente: https://www.artovercovers.com/2021/10/22/somewhere-in-time-riferimenti-alle-performances-live/
L’orologio digitale
Due minuti alla mezzanotte del mondo, inteso come fine dello stesso. Questo orario ricorre nelle copertine degli Iron. Lo troviamo infatti nel singolo “Two Minutes to Midnight”, con Eddie in attesa dell’alba nucleare e in “Wasted Years” dove, alla destra della console di bordo del veicolo spazio/tempo, l’orario visibile è proprio quello. Quest’ultimo singolo fa parte dell’album che stiamo analizzando.
(A questi link potete vedere gli artwork ingranditi con la relativa analisi:
https://www.artovercovers.com/2021/04/15/two-minutes-to-midnight-e-aces-high/
https://www.artovercovers.com/2021/06/15/wasted-years-e-stranger-in-a-strange-land/)
Aces High Bar
Il riferimento al singolo tratto da “Powerslave” è più che palese. Qui Riggs usa due simboli contemporaneamente: l’insegna “Aces High Bar”, con un caccia Spitfire che la sorvola. Il modello di aereo è lo stesso pilotato da Eddie nella copertina del singolo “Aces High”.
Phantom Opera House
Il richiamo al brano “Phantom Of The Opera”, singolo tratto sia dall’album di esordio che da “Live After Death” (immagine di destra) si nota in due posizioni: l’omonimo locale (immagine di sinistra) e l’ambiguo personaggio ammantato che sembra osservare, come da dietro le quinte, lo svolgimento di tutta la scena (immagine di centro). Tanto ambiguo che proprio Riggs, in un’intervista, abbia dovuto sciogliere il dubbio identificatolo come l’antieroe miliardario Bruce Wayne, alias Batman. Preferivo l’ipotesi del fantasma, anche perché infinitamente più coerente con le vicende degli Iron Maiden.
(Link all’articolo sulle copertine: https://www.artovercovers.com/2021/05/15/running-free-e-run-to-the-hills/)
Ancient Mariner Seafood Restaurant
Parliamo della ballata di Samuel Taylor Coleridge “The Rime of the Ancient Mariner”, cui Steve Harris ha dato la confezione musicale, producendo il brano capolavoro omonimo, singolo dell’album “Powerslave”. In “Live After Death” la bellezza di questo brano viene elevata a sublimità dall’esecuzione magistrale della band.
(Link all’articolo sulle copertine: https://www.artovercovers.com/2020/07/15/powerslave-e-live-after-death/)
Icarus
La figura di Icaro che, imprigionato sull’isola di Creta da Minosse, ne fuggì con l’ausilio di ali di penne e cera fabbricate dal padre. Preso dall’ebrezza del volo e della libertà acquisita, dimenticò l’ammonimento del padre di non salire troppo in alto nel cielo e, avvicinandosi al Sole, vide la cera sciogliersi per il calore. Privo del sostentamento cadde in mare morendo. In realtà la leggenda narra che fu Eddie ad abbatterlo, squagliando l’attrezzatura con un lanciafiamme, durante la sua fuga, guarda il caso, proprio da una prigione, un manicomio per la precisione, ancora visibile in alto sopra Icaro. La detenzione ci viene annunciata nella copertina dell’album “Piece of Mind”. Secondo Riggs, Icarus dovrebbe assomigliare al logo usato dalla Swan Song Records, un’etichetta fondata dai Led Zeppelin.
(Link all’articolo sulle copertine: https://www.artovercovers.com/2021/03/15/flight-of-icarus-e-the-trooper/)
The Grim Reaper
Il Tristo Mietitore, la Morte con la falce. Questo personaggio compare di frequente negli artwork di Riggs per gli Iron. La sua presenza, ovviamente presagio di sventura, la rileviamo inizialmente nella copertina del singolo “Twilight Zone”, tratto dal secondo album “Killers”, fuori dalla finestra dell’appartamento di Charlotte. Una seconda apparizione, su di un terreno di combattimento, quello della battaglia di Balaclava, durante la guerra di Crimea. L’ultima, prima di questa che stiamo trattando, risale all’uscita dell’album “Live After Death”, ove il Mietitore incombe su di una città, che sta per essere rasa al suolo da una violenta tempesta di fulmini, scatenata probabilmente dall’energia dirompente generata dalla resurrezione di Eddie. Nella copertina di “Somewhere in Time” la situazione è molto simile a quella appena descritta. Troviamo lo sterminatore di anime intento a vegliare su una di una metropoli, anche in questo caso martoriata da fulmini, che alla sua periferia vede sorgere una terna di piramidi. Quella più lontana, che è anche quella più enorme, sembra essere proprio l’origine di questo fenomeno distruttivo. C’è una qualche connessione fra i due album, che non riesco a spiegare, ma la scena appena descritta la mostra in maniera inequivocabile. Una piccola notazione personale: questa figura sembra presentarsi sempre in momenti topici nel percorso di Eddie, quelli corrispondenti ad una trasformazione del nostro beniamino. Ogni volta che muta la sua natura, la morte pare accompagnarne il percorso, se non agevolarlo addirittura. Tenete conto che l’album successivo “Seventh Son of The Seventh Son” vede Eddie cambiare nuovamente forma e tornare alle origini, quando era poco più di “The head”. Fantasie mie, ovvio, ma sarebbe tipica di Riggs una scelta del genere.
(Link all’articolo sulle copertine: https://www.artovercovers.com/2020/12/15/twilight-zone-e-purgatory/)
Fabio Vannucci
…continua al prossimo articolo: https://www.artovercovers.com/2021/12/15/somewhere-in-time-i-riferimenti-discografici-seconda-parte/