Sito web: http://www.andreaparodizabala.com
Una strada che scorre “in the middle of nowhere”, senza veicoli né individui, e che conduce verso un’ignota destinazione. Lo scatto di Radoslav Lorković sulla copertina di “Andrea Parodi Zabala”, l’ultimo lavoro del cantautore canturino, è enigmatico e al tempo stesso evocativo, poiché la strada deserta è da sempre un simbolo di avventura e di esplorazione dell’ignoto ma anche di introspezione, della scoperta di sé e della volontà di superare i propri limiti.
La foto raffigura un tratto (per la precisione nei pressi di Tonopah, Nevada) della Route 6, la “Grand Army of the Republic Highway”, la seconda più lunga autostrada degli USA, che va dalla California al Massachussets e che viene citata anche da Jack Kerouac nel suo celeberrimo romanzo “On the Road”. Il fotografo è in realtà un fisarmonicista di origini croate, che ha suonato nel disco di Parodi in numerosi brani e che ha realizzato anche altri scatti scelti per il booklet interno al disco.L’artwork di “Zabala” appare più che mai significativo per un album che ha avuto una lunga genesi, dato che alcuni dei pezzi che lo compongono risalgono al 2013. Da allora il songwriter brianzolo ha percorso molta strada, sia a livello artistico che a livello personale, e i suoi compagni di viaggio sono stati numerosi musicisti, italiani e statunitensi, che hanno collaborato alla realizzazione del lavoro, ma anche i suoi stessi familiari – la moglie Elena e i figli Woody e Geordie – che, proprio perché fondamentali figure di riferimento, sono presenti anche nel booklet del CD, come vedremo più avanti. E le dodici tracce del disco conducono l’ascoltatore in un ideale viaggio dalla Brianza agli USA, alla scoperta di nuovi orizzonti tra narrazioni intime e gioiose e storie dal sapore più amaro.
La strada raffigurata sulla copertina è lievemente curva, quasi a voler dare l’idea di una svolta, di un cambiamento. La nuvola bianca all’orizzonte, i rilievi non molto elevati e le tonalità celesti, ottenute presumibilmente per mezzo di un filtro, conferiscono una certa dolcezza e un senso di indefinito al paesaggio. La linea gialla orizzontale dei campi riprende la doppia linea continua della carreggiata. A un certo punto la strada appare quasi interrotta, ma in realtà si tratta di una discesa che impedisce di vedere la prosecuzione del percorso; un ulteriore dislivello fa sì che il nastro d’asfalto non sia più visibile, come fosse tagliato, appunto, da una striscia di campi coltivati.
In alto a destra, in un elegante lettering corsivo, compare il nome dell’artista in nero e, sotto di esso, la scritta “Zabala” in bianco. Molti si saranno chiesti quale sia il significato di questa parola: ebbene, come ha spiegato lo stesso Andrea, si tratta di un “completamento” del proprio nome, preso in prestito da quello del calciatore paraguaiano César Zabala; una sorta di omaggio al Sudamerica, dunque, dato che alcune vicende narrate nelle canzoni si ambientano in questa terra.
L’immagine dell’autostrada solitaria, da percorrere idealmente alla ricerca di nuove mete, nuove dimensioni, nuovi traguardi, ha affascinato negli ultimi decenni numerosi cantautori e gruppi musicali, che hanno scelto immagini simili per gli artwork dei propri lavori. Illustri precedenti della copertina di “Zabala” potrebbero essere, ad esempio, “Yield” dei Pearl Jam del 1998 o “Down the Road Wherever”, album solista di Mark Knopfler del 2018. In entrambi i casi, una strada deserta, un cielo azzurro e un senso di solitudine pervadono le immagini. L’artwork del chitarrista inglese non è dissimile da quello di Parodi, poiché la foto occupa l’intera copertina, mentre quello del gruppo di Seattle presenta lo scatto tra due strisce nere, che conferiscono maggior impatto visivo all’orizzontalità del paesaggio rispetto allo spazio, più ridotto, occupato dal nastro asfaltato.
Altre variazioni sul tema “on the road” potrebbero essere considerate le copertine di “The Best of the Eagles” (1985), dove però l’ambiente è immerso in una rossastra luce crepuscolare, molto diversa dai toni azzurri che caratterizzano il panorama prescelto dal cantautore nostrano, e quella del live “Route 66” di Tom Petty and the Heartbreakers (2019), in cui invece è il nero dell’asfalto a farla da padrone, riempiendo quasi tutto lo scatto, e l’ambientazione è questa volta notturna, senza alcuna luce ad illuminare il percorso.
Tornando a “Zabala”, sulla retrocopertina il musicista appare in un ritratto di Pino Bertelli e indossa una maglietta azzurra di un negozio di dischi di Houston che porta lo stesso nome del celebre live club di Austin, il Cactus, locale universitario dove si esibivano tutti i grandi songwriters texani. Parodi ha suonato più volte al Cactus Cafe insieme a Butch Hancock e Carrie Rodriguez. Lo stesso punto di azzurro di quella maglietta è stato scelto per il merchandising ufficiale del disco.
Molto significativo è il booklet interno, che contiene credits, ringraziamenti, un commento ad ogni brano, i testi delle canzoni e diverse immagini. Accostate in modo apparentemente casuale, queste ultime esprimono la volontà dell’artista di “riportare tutto a casa” quanto appreso e vissuto nei suoi viaggi oltreoceano, concretizzando le proprie esperienze “on the road” nella realizzazione di un lavoro che, travalicando confini spazio-temporali, si configura come una sorta di ideale “strada” che collega Italia e America. Alcune fotografie sono state scattate negli USA da Radoslav Lorković, altre a Cantù da Woody Parodi. C’è una foto del figlio di Townes Van Zandt, JT, che nel 2014 ha celebrato il matrimonio del cantautore canturino ad Austin, in Texas, sotto una quercia secolare indiana nel ranch di Joe Ely (anche lui nella foto).
Ci sono degli scatti che ritraggono i Parodi nella campagna di Santa Naga, dove è stato girato il videoclip. C’è, infine, un disegno di Elisabetta Ferrari, compagna di Raffaele Kohler, che ritrae la famiglia di quest’ultimo e quella di Parodi in un momento di relax davanti ad un falò. Così, il vissuto americano e le salde radici brianzole dell’artista si conciliano in una narrazione per immagini che parte dalla Route 6 per arrivare ai prati fioriti della periferia canturina.
Un articolo uscito qualche tempo fa sul mio blog marynowhere.com, dedicato a questo disco e ad un concerto di presentazione svoltosi proprio a Cantù, si intitola significativamente “In the Heart of the Country” perché la dimensione rurale è cara ad Andrea Parodi, che in quell’occasione aveva scelto un agriturismo di Fecchio per esibirsi davanti ad un numerosissimo pubblico (link: https://marynowhere.com/2021/08/02/in-the-heart-of-the-country/ ).
Ma la citazione del brano di McCartney (una traccia dell’album “Ram”) ha anche un’altra motivazione. Così come questo disco fu concepito nel 1971 nella campagna scozzese, con moglie e figlie dell’ex Beatle che comparivano nei filmati, nelle foto e nelle canzoni, Parodi ha coinvolto il figlio Woody, che suona le tastiere in “È solo un fiore” e ha scattato, come si è detto, alcune delle foto riprodotte nell’artwork, mentre tutta la famiglia ha preso parte al videoclip dello stesso brano, girato proprio a Fecchio.E molti dei musicisti che collaborano con Andrea è come facessero parte di una grande famiglia allargata, in cui si suona, si canta, ma si condividono anche esperienze, vacanze, momenti conviviali. Tutto questo, e molto di più, è raccontato in prima persona dallo stesso artista sul sito www.andreaparodizabala.com, in cui la realizzazione dell’album viene descritta in 19 puntate, ognuna delle quali è dedicata ad uno o più collaboratori: tra gli altri citiamo Alex Valle, Alex Gariazzo, Raffaele Kohler, Claudia Buzzetti, Paolo Ercoli, Joe Ely, Larry Campbell, Scarlet Rivera, Brian Mitchell, Joel Guzman, Bocephus King.
Osservando le illustrazioni di “Zabala” è dunque possibile partire per un viaggio immaginario. Dalle verdeggianti campagne della Brianza, familiari e rassicuranti, si approda oltreoceano, percorrendo una strada apparentemente solitaria, in realtà popolata da figure amichevoli e personaggi di frontiera, con grandi musicisti come compagni e con gli occhi fissi su una stella – la stellina bianca sulla cover – che rappresenta il realizzarsi dei propri sogni.
Maria Macchia