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Un artwork essenziale, che rivela immediatamente all’osservatore l’obiettivo dell’album, attirandone l’attenzione sul contenuto musicale e soprattutto sullo strumento principalmente utilizzato, la chitarra dobro squareneck. Questa, in sintesi, la copertina di “Why Not”, l’ultimo album di Paolo Ercoli, polistrumentista e ricercato session man che ha lavorato con personaggi di rilievo nazionale e internazionale come Eric Andersen, Malcolm Holcombe, Steve Forbert, Bocephus King, Jaime Michaels. Il musicista brianzolo ha inoltre, di recente, condiviso il palco con musicisti quali Scarlet Rivera e Tony Garnier, rispettivamente violinista e contrabbassista di Bob Dylan; in particolare, insieme a Garnier ha appena concluso il tour italiano di Thom Chacon, songwriter originario di Durango, Colorado.“Why Not”, uscito da poche settimane, è stato realizzato grazie ad un’operazione di crowdfunding (è possibile ancora partecipare alla campagna tramite questo link: https://gofund.me/f3183148) ed è prodotto e distribuito dall’etichetta Appaloosa Records. Il disco ha un primato, vale a dire è il primo lavoro di un suonatore italiano di chitarra dobro squareneck e di pedal steel guitar ad essere pubblicato nel nostro Paese. Tali strumenti, infatti, fanno di norma parte della tradizione statunitense ed appartengono a generi come il country, il blues e il bluegrass.
Il nome “dobro”, con cui vengono comunemente chiamate le chitarre resofoniche (in realtà si tratta di un nome proprio, un marchio registrato della Gibson) è l’acronimo di “DOpyera BROthers”: John Dopyera, slovacco emigrato negli USA, fu l’inventore dello strumento alla fine degli anni Venti. La parola “dobro”, poi, significa “buono” in mote lingue slave e pertanto si tratta di un appellativo beneaugurante per lo strumento, caratterizzato da un corpo in acciaio o legno e da un cono interno in alluminio che gli conferisce la tipica sonorità “metallica”.La pedal steel guitar è invece un’invenzione più recente, risalente agli anni Cinquanta, e viene attribuita al costruttore Paul Bigsby. Entrambi gli strumenti vengono suonati con una spessa barra di metallo che produce variazioni graduali delle note mediante una tecnica denominata “slide”. Quest’ultima risale alla musica hawaiana e ha avuto un notevole influsso sulla musica rurale americana.
Paolo Ercoli è un autentico virtuoso di questi strumenti e, dopo aver arricchito i lavori di molti musicisti con la sua perizia, ha finalmente prodotto un proprio album che contiene 19 brani, 12 dei quali di sua composizione. La copertina di “Why Not” vuole, come si è detto in precedenza, portare l’attenzione dell’osservatore allo strumento in sé, alle sue potenzialità espressive, senza “distrarlo” mediante altre immagini o artifici grafici. Lo stesso Ercoli, pur dichiarando di apprezzare artworks celebri come quello di “Animals” dei Pink Floyd (con il celeberrimo “maiale volante” sopra uno scenario industriale) ha evidenziato come l’immagine della front cover, uno scatto di Paolo Brillo, voglia mettere in risalto lo strumento, la chitarra dobro squareneck, appunto, e non il musicista.
In essa Paolo appare seduto: indossa una camicia bianca, una giacca grigia e un paio di jeans, ma il suo volto non è visibile, essendo “tagliato” fuori dall’inquadratura. Lo sguardo di chi osserva, pertanto, è inevitabilmente attirato dalle sue mani e dalla chitarra che tiene sulle ginocchia. Si tratta di un modello Scheerhorn, realizzato dal costruttore di chitarre resofoniche più famoso d’America, Tim Scheerhorn. Il lettering del titolo è realizzato con un effetto stencil, con caratteri in stile “western”, come ulteriore rimando alla musica e alla tradizione rurale americana.
La foto sul retro, invece, ritrae Paolo Ercoli in una posa assorta, concentrata, mentre ascolta l’intonazione del mandolino seduto alla pedal steel guitar. Il musicista indossa una camicia a quadri e un gilet in pelle, un outfit più informale rispetto a quello della front cover. Il suo volto è visibile, ma lo sguardo è rivolto verso il basso, mentre in primo piano risaltano il braccio che regge lo strumento e la pedal steel. Lo sfondo è color mattone e viene ripreso nelle tonalità della camicia. L’immagine nel suo insieme, giocata su toni del marrone, rievoca un’atmosfera vintage, quasi da vecchio West. In questo modo, l’artista ha voluto dare risalto ai tre strumenti principali da lui utilizzati nell’album e stabilire una continuità con la tradizione musicale e culturale statunitense, a cui essi – e lui stesso – sono indubbiamente legati. Un altro tipo di chitarra, la cui particolare timbrica caratterizza numerosi brani, è poi la Weissenborn, che compare nelle fotografie del booklet. Non ha parti metalliche, a differenza del dobro, ma ha sempre il capotasto alto, pertanto anch’essa si suona sulle ginocchia ed è accordata in RE anziché in SOL.
Il ricco booklet interno presenta i testi delle canzoni, altri ritratti del musicista realizzati da vari fotografi e i ringraziamenti ai colleghi, italiani ed internazionali, che hanno cantato o suonato in uno o più brani. Tra gli altri, merita senz’altro una citazione Raffaele Kohler, il mitico trombettista milanese che ha risollevato gli animi degli italiani con i suoi assoli durante il primo lockdown.
In totale, hanno collaborato con Ercoli ben 32 ospiti stranieri e 24 italiani, tutti citati all’interno del booklet.
La presenza di una chitarra dobro in copertina, senza ulteriori elementi, ha un illustre precedente: si tratta dell’artwork di “Brothers in Arms” (1984), uno degli album di maggior successo dei Dire Straits ed uno dei dischi più venduti nella storia della musica, con oltre 30 milioni di copie vendute.
Lo strumento raffigurato è la chitarra resofonica National Style-O del 1937, appartenente a Mark Knopfler. Si tratta di un modello che venne prodotto dal 1930 al 1941. Lo scatto era opera di Deborah Feingold. Questa chitarra presenta evidenti differenze con quella di Ercoli, poiché il suo corpo è interamente in acciaio, mentre quella utilizzata dal musicista italiano è realizzata con vari legni, che possono cambiare nei diversi modelli a seconda del gusto personale. Inoltre la chitarra metallica di Knopfler, chiamata “dobro roundneck”, si suona nella stessa posizione della chitarra tradizionale, utilizzando talvolta un “bottleneck” (letteralmente, “collo di bottiglia”, accessorio metallico) nel dito mignolo o anulare per conferire il particolare suono “slide”, mentre la “dobro squareneck” utilizzata da Ercoli si può suonare solo in orizzontale, sulle ginocchia, con una barra solida di metallo che si tiene con la mano sinistra e che si fa scivolare lungo tutta la tastiera, con una tecnica diversa da quella utilizzata nella “roundneck”. Le due chitarre sono ovviamente accordate diversamente.
La copertina di “Why Not” si può, in conclusione, considerare come un autentico “scrigno” che, dietro un’apparenza essenziale e di immediata lettura, rivela molto di più di quanto esprime a prima vista: un cast all-stars, atmosfere suggestive e tutto il fascino di melodie e strumenti che rimandano all’immaginario d’oltreoceano ma che non mancheranno di conquistare anche gli ascoltatori di “casa nostra”. Paolo, come egli stesso afferma in una delle proprie canzoni, è senz’altro uno dei musicisti più “americani” del panorama musicale nostrano, nato “sulla sponda sbagliata dell’oceano”.
A questo link potete leggere una recente intervista a Paolo Ercoli: https://marynowhere.com/2021/07/17/1396/
Maria Macchia