Anno d’uscita: 1979
Sito web: https://albertofortis.com/
Un emergente cantautore ventiquattrenne nel 1979 fa il suo esordio discografico con un album che porta il suo stesso nome: parliamo di Alberto Fortis. Nativo di Domodossola, Fortis arriva da una lunga gavetta come autore e interprete della nuova corrente cantautorale italiana che ha in Roma la sua Capitale e che vede tra i suoi maggiori interpreti Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Rino Gaetano e Ivano Fossati. Il disco viene dal discografico milanese Alberto Salerno, dopo un lungo braccio di ferro tra Fortis e un altro produttore, il romano Vincenzo Micocci. Rifiutato da Roma, il disco “Alberto Fortis” esce nei negozi grazie all’amata Milano.
Buona parte del full-length e la stessa copertina sono un affronto che il giovane milanese lancia al discografico romano che non aveva creduto in lui. Con canzoni come “Milano e Vincenzo“, “A voi romani” e “L’amicizia“, Fortis accusa sia Micocci, sia la mentalità romana. Il paragone tra i romani e i milanesi è impietoso. Milano dà opportunità, coltivando i propri abitanti, mentre l’Urbe è immobile e vanitosa, ancorata alle sue ormai passate glorie.
Nell’immagine dell’artwork vediamo immortalato il concetto di “amicizia” secondo Fortis. Un’amicizia sconosciuta al romano Micocci e frutto del senso di solidarietà forte nel capoluogo lombardo (almeno nel 1979). Un gruppo di amici ha fatto serata. Siamo in un piccolo appartamento, di quelli tipici delle case a ringhiera di Milano.
Soggiorno e cucina sono un unico ambiente dove far stare gli ospiti invitati a una cena. Nella foto in copertina siamo al “fine cena”. Si è mangiato, bevuto e tirato tardi; è arrivato il momento del caffè. Gli ospiti stanno seduti al tavolo, stracolmo di avanzi e bottiglie. Si parla, si ride, si scherza, mentre il padrone di casa si sdoppia. Ci sono infatti ben due Alberto Fortis in foto. Il primo si è alzato ed è andato a fare il caffè, il secondo è rimasto al tavolo con gli amici. Il primo Fortis sta giusto versando da una moka del caffè in una tazzina, il secondo guarda la scena, come se stesse curiosando se stesso. Il Fortis seduto ci dà quasi l’impressione che fissi il proprietario dell’album. I suoi occhi sono difatti rivolti verso di noi.
In questa curiosa scena emerge il senso di rancore dell’autore verso un produttore (e un’intera città) che non ne ha capito lo stato d’animo. Milano è grigia ma non è per nulla fredda, come canta il giovane cantautore. Difatti ha accolto anche questo giovane ragazzo proveniente dalle Alpi, permettendogli di coltivare amicizie sincere e di sfondare nel mondo della musica. La copertina trasmette calore umano. Gli amici, seduti su vecchie “cadreghe” di legno in un’abitazione popolare, passano sereni il tempo. L’arredamento spartano non è un problema per nessuno; ciò che conta in primis è la buona compagnia. La copertina di “Alberto Fortis” è una delle ultime immagini di una Milano che, dagli anni Ottanta in poi, perderà a poco a poco quel senso di solidarietà che ne aveva contraddistinto la sua storia.
Una serata fra amici, con “caffettino” a notte fonda, è un rituale che ancora oggi parecchi portano avanti. Magari una volta ogni tanto; quella serata sarà comunque destinata a essere ricordata nel corso degli anni. Le vere amicizie sono quelle che restano indelebili, come l’immagine sulla copertina del disco.
Leonardo Marzorati
“Milano e Vincenzo” fu una sorta di tormentone all’epoca, mi ricordo anche l’impatto della voce di Fortis, acuta e quasi sgraziata. Molto bella la cover dell’album, che esprime lo spirito di quella Milano semplice e rustica, si è perso come le case di ringhiera. Del resto i tempi cambiano, “tutto scorre” ed è giusto che sia così.