Sono diversi anni che conosco Matteo Antonelli e devo ammettere senza ombra di dubbio che la sua personalità mi ha sempre saputo piacevolmente stupire. Ci incontrammo “virtualmente” nell’anno 2018 quando mi contattò per chiedermi delle recensioni sulle copertine dei dischi che promuoveva la sua casa discografica Masked Dead Records. Un ragazzo dal singolare estro con inventive anticonformiste ed originali. Mi colpì molto la sua giovane età, la sua sicurezza e la precocità di aver intrapreso la creazione di una label dagli artworks assolutamente formidabili (https://maskedeadrecords.bandcamp.com/). Un’anima dark, solitaria, che si è sempre dimostrata integra e decisa. Una passione anche melodica tinta di nero che ha potuto trovare ampia creatività anche con con la militanza nella band dei Deviate Damaen. Oggi vi parleremo del suo nuovo progetto San Veleno, di cui vi abbiamo già presentato il singolo di esordio “Paura, Egoica Virtù”: https://www.artovercovers.com/2021/04/27/san-veleno-il-singolo-di-debutto-paura-egoica-virtu/. Tra le righe di questa intervista scopriremo il mondo che si nasconde dietro questa sua nuova idea dalle atmosfere crepuscolari e sagaci.
Ciao Matteo (alias Padre Veleno), è un piacere per me avere ricevuto tue notizie dopo un po’ di tempo dalla pausa con la Masked Dead Records e la collaborazione con i Deviate Damaen. Quindi… dove eravamo rimasti?
Ho adottato effettivamente un periodo di lontananza dal contesto musicale, semplicemente per slegarmi dalle forme che avevo scelto in passato. È stata una fase di purificazione e ricalibro verso una direzione che sento più mia, ancora da esplorare. San Veleno è solo una delle emanazioni di questo riarrangiamento in fase di sviluppo. Tuttavia i Deviate Damaen rimangono un punto fisso per me, ne faccio ufficialmente ed orgogliosamente parte da quattro anni.
Ora possiamo passare alla presentazione di questo nuovo progetto: San Veleno, che già con questo nome suona molto accattivante…
San Veleno è un progetto oltre gli schemi e fuori da preconcetti, senza una direzione musicale specifica. La volontà generale è quella di renderla musica teatrale e concettuale, utilizzando tutti i suoi elementi in maniera espressiva e comunicativa. Troviamo il seguire sentieri già percorsi inadatto al nostro scopo artistico, poiché l’intenzione è quella di rinnovare.
Ovviamente non posso non chiederti come mai la scelta di questo nome così incisivo!
Il concetto metafisico di veleno mi è molto caro, è un elemento che mi appartiene. San Veleno, metaforicamente, non è altro che l’elevazione attraverso la metabolizzazione di ciò che è negativo, opprimente, corrotto e malevolo con la volontà di integrarlo in sé. Personalmente non lo considero un mezzo di contrasto, né l’esplorazione dell’oscuro per metter in risalto il luminoso, ma è il far divenire l’ombra stessa la propria luce. Tuttavia, oltre questo, non mi è possibile dare un’identità chiara a San Veleno, non essendosi ancora manifestato a dovere.
Siete tre componenti in questa band. Come vi siete conosciuti? Eravate già amici in passato o avete iniziato questa collaborazione grazie ad un altro tipo di incontro?
Io e Giulio (Jules Grandine, bassista) siamo amici da diversi anni, condividiamo idee musicali compatibili; nel tempo abbiamo tentato più volte di suonare insieme, purtroppo con risultati scarni. Enrico (Herry Percussion, batteria/synth) proviene dalle amicizie di Giulio; tutti e tre abitiamo nello stesso paesello. Tuttavia Enrico non è più parte di San Veleno, per motivi che non è necessario rendere pubblici.
Tra l’altro, curiosando sulla vostra pagina Facebook l’informazione nella bio racchiude una frase molto diretta e anche molto… se vogliamo dire, grottesca ([…] alimentati dal Veleno scaturito dal contatto con quella nociva futilità chiamata “essere” umano medio […]). Cosa avete contro questo “essere umano medio”? È un puntare il dito contro la società odierna in generale o è una presa di coscienza diretta al singolo individuo?
Premesso esser un concetto più che altro legato al primo ed unico brano che abbiamo fatto fino ad ora (“Paura, Egoica Virtù”), esprime il disgusto, disappunto ed odio contestualizzato nella situazione odierna. La canzone nasce da ciò, è stata una forma creativa terapeutica. Ogni giorno che passa contribuisce a rendermi più chiara la visione nell’osservazione di quanto la maggior parte degli umani stiano scegliendo come guida la paura e la debolezza, ben proni quindi ai dettami esterni. Qui non percepisco alcuna individualità. Sono morte più (già presunte…) anime che corpi, il che è un gran peccato: il mio cuore non piange lacrime di redenzione e compassione né emana luci amorevoli per costoro; tutt’altro.
Nel vostro primo singolo è palpabile una grande teatralità, la si può anche immaginare… quasi sembra vederti recitare persino gesticolando, perché il pathos e le emozioni che vengono sprigionate dalla cadenza e dai colori della voce sono assolutamente una parte di rilievo. Le vostre prossime tracce seguiranno lo stesso filo conduttore o avranno una melodia più mirata con una composizione strumentale e ritmica coesa con la voce?
Non so rispondere specificamente a ciò che mi chiedi: seguiremo il senso teatrale, ma la struttura compositiva è ancora incerta. “Paura, Egoica Virtù” è improntato particolarmente sulla voce e sulla sua espressività poiché era l’unico modo per colmare la mancanza di strumenti di base: le orchestrazioni ed effetti ambientali sono stati aggiunti dal nostro produttore in seguito, che è stato in grado di dare colore ed una direzione scenica al tutto. C’è anche l’idea di creare un’opera da rappresentare in forma teatrale, oltre che musicale. Dato che vogliamo ambire a qualcosa di significativo, vogliamo farlo più in alto possibile.
Per questa interpretazione recitativa c’è stata una preparazione oppure è totale improvvisazione spinta molto dall’istinto e dalla sensazione del momento?
È stato un processo per lo più istintivo, ho cercato di divenire le voci interiori di differenti tipologie di persone in maniera grottesca. Se non sei ciò che interpreti, anche per poco tempo, risulti fittizio. Ritengo quanto da me fatto già obsoleto, ma mi piace il risultato finale nonostante fossi arrivato alla registrazione con la voce molto stressata causa le troppe prove fatte nei giorni precedenti, data la mia inabilità tecnica.
Che cosa avete intenzione di far capire alla gente che vi ascolta? C’è un messaggio importante che volete che sia appreso appieno?
Prendendo il caso di “Paura, Egoica Virtù”, mira alla critica ed in forma minore a stimolare il Nero in chi ascolta. Credo che entrambi gli elementi arrivino. Cosa abbia poi portato all’intelletto altrui non ho modo di saperlo. So che a qualcuno ha infastidito.
Sono molto curiosa di sapere anche le informazioni riguardanti questa particolare copertina… oltre al significato simbolico, la tecnica utilizzata. Chi è il soggetto ritratto?
La copertina è stata realizzata in collaborazione con SSCVLT (https://www.instagram.com/sscvlt/), lui ha questo stile che ricorda poster e locandine anni ’90 che apprezzo molto a livello estetico. I volti e l’impostazione li ha proposti lui, gli occhi invece li ho fatti inserir io, sono i miei.
Una domanda che ho in mente da molto tempo di farti e finalmente posso farla. Vorrei sapere se hai qualche copertina prediletta degli album che tu collezioni e che musica principalmente ascolti; parlo anche dei dischi usciti con la tua etichetta, hanno artworks veramente molto belli.
Non ho modo di farti una lista di generi che ascolto, risulterebbe imprecisa; mi limito a dire che apprezzo particolarmente musica con un’identità marcata e che nasce dall’Essenza. Per gli artwork, in generale ce ne sono due che sento particolarmente: “Apparitions” degli Urfaust e “:Projekt Nihil:” di Stalaggh. Delle uscite di Masked Dead Records, invece, ho un debole specialmente per “Balmor” dei Trom.
I tempi che corrono lasciano presagire una quasi totale sostituzione dell’acquisto “normale” in negozio. Come ben sappiamo Amazon e tanti e-commerce stanno avendo la meglio, specialmente dopo questa pandemia…
Se ciò che porta a fare scelte agiate nel contesto da te proposto sono vocine interiori del tipo “non si può uscire”, “non posso andare lì” od altre forme ansiose di radice remissiva, non posso far altro che invitare a riflettere su quanto si è influenzati da volontà altrui (!), pressioni sociali (!) e timori interiori tanto da limitarsi nella volontà e sensorialità aderendo a regole discutibili che, guarda caso, favoriscono clamorosamente la direzione economica che il mondo ha scelto. Personalmente, dato che mangiar merda non è di mio gusto, e tanto meno lo è incarnarla, la mia risposta a tutto ciò è no.
Il progetto San Veleno è nato durante la pandemia o era già in embrione prima del coronavirus?
San Veleno nasce per e durante questa situazione oppressiva. “Paura, Egoica Virtù” è stata composta nell’arco di un mese nel quale ci siamo trovati a suonare la sera, più volte alla settimana, principalmente durante la zona rossa. La clandestinità e sregolatezza, per me, è stata parte fondamentale dello spirito che ha portato alla nascita del brano. Sarebbe stato stupido ed ipocrita non essersi presi dei rischi per attuare la propria volontà.
Lascio a te la conclusione di questa intervista per dirci qualcosa che non è ancora stato detto che vorresti comunicare al nostro pubblico!
Potete fuggire, sterilizzarvi, isolarvi ed ammantarvi il volto, ma non sarete mai al riparo da ciò che tanto vi spaventa e che è vera radice di quanto stiamo vivendo. La Morte bacia chi la ama, ma falcia chi la teme.
Ecco il link per ascoltare la canzone: https://m.youtube.com/watch?v=6ATSK15HBzo