Anno d’uscita: 1971
Regia: Ferdinando Baldi
«They’re gonna put me in the movies
They’re gonna make a big star out of me
We’ll make a film about a man that’s sad and lonely
And all I gotta do is act naturally»
Che Ringo Starr avesse un talento naturale per la recitazione fu la rivelazione che emerse dal film “A Hard Day’s Night” del 1964. In questa pellicola, diretta da Richard Lester, i Beatles interpretavano loro stessi, ma il batterista ebbe un ruolo più ampio e fu protagonista di un episodio surreale e divertente che ne fece apprezzare le doti spontanee di attore. (Link alla icon photo pubblicata: https://www.artovercovers.com/2021/04/24/ringo-starr-a-hard-days-night/)
L’anno successivo il regista tentò di bissare il successo del film precedente con “Help!”, in cui Starr, insieme agli altri tre Beatles, era il protagonista di una vicenda altrettanto surreale: un gruppo di fanatici indiani voleva sottrargli un anello ritenuto magico. Il brano “Act Naturally”, incluso nell’album omonimo del 1965, era una cover di un brano country di Buck Owens e venne cantato dallo stesso Ringo per celebrare, con molta autoironia, le proprie abilità come attore.
La carriera cinematografica di Starkey, soprattutto dopo lo scioglimento della band, fu piuttosto lunga ed eclettica, con interpretazioni valide ed altre trascurabili. Il primo film non musicale a cui prese parte fu “Candy e il suo pazzo mondo” (1968), nel quale ebbe una parte al fianco di Charles Aznavour e Marlon Brando. Successivamente recitò in “The Magic Christian” (1969), con Peter Sellers e Raquel Welch.
Arriviamo così al 1971, anno in cui Starr si cimentò con un genere molto popolare, lo spaghetti-western, ottenendo un ruolo da coprotagonista in “Blindman- Il pistolero cieco”, diretto da Ferdinando Baldi e prodotto da Allen Klein, storico collaboratore dei Fab Four durante il periodo del loro scioglimento e dei contenziosi che ne derivarono.
Protagonista della vicenda è un pistolero non vedente (interpretato da Tony Anthony, attore e sceneggiatore molto attivo nel genere) che ha l’incarico di condurre un gruppo di cinquanta donne da uno sperduto villaggio fino in Texas, per darle in spose a dei minatori.
Il ruolo di Starr è quello di Candy, uno dei due fratelli messicani che tentano di ostacolare Blindman nel portare a termine la propria missione. Nelle varie versioni della locandina del film, l’immagine ed il nome di Ringo prevalgono, generalmente su quelle degli altri attori, ed in particolare su quella di Lloyd Battista, che interpreta Domingo, fratello di Candy, che ha una parte più importante nella vicenda.
In una delle varianti del manifesto, al centro della scena compare il protagonista, Blindman, con lo sguardo perso nel vuoto. Egli porta al collo un cartellino di legno con la scritta “blindman-cieco”, ma non chiede pietà ad alcuno poiché è in grado, in modo credibile per quanto le situazioni siano inverosimili, di badare a sé stesso. Per sopperire alla sua menomazione, l’uomo si serve del proprio udito finissimo e dell’aiuto del suo fedele destriero. Egli brandisce un fucile nella mano destra, poiché da esso non si separa mai: l’arma è infatti un altro degli strumenti che lo aiutano ad orientarsi e a sopravvivere, nonostante la cecità.
Alle sue spalle compare il viso di Starr, le cui dimensioni sono maggiori di quelle dell’immagine del protagonista, quasi a voler imporre il suo volto e a voler attirare non solo gli estimatori del genere, ma anche i fans dei Beatles, gruppo che si era diviso soltanto un anno prima, gettando gli ammiratori nello sconforto, ma anche lanciandosi nei propri progetti solistici con risultati spesso eccellenti.
Anche Ringo ha un’arma, una pistola, nella mano destra, e il suo volto ha sembianze non dissimili da quelle abituali – i baffi e i capelli di media lunghezza facevano parte del suo look del periodo – ma il fatto che sia spettinato gli fornisce la tipica connotazione del fuorilegge. Il suo sguardo è rivolto nella direzione opposta a quella del suo antagonista, quasi a voler evidenziare la loro contrapposizione nella vicenda. Il resto della scena è immerso in un colore rosso sangue, e il sangue scorre in rivoli, sul lato destro, creando uno stridente contrasto con lo sfondo bianco, quasi a volerlo contaminare.
L’affiche rispecchia in pieno gli stereotipi del western: pistole, sangue, polvere, calura, violenza vengono evocate dalla raffigurazione, quasi a voler rassicurare lo spettatore che troverà in questo film, come in innumerevoli altri, esattamente ciò che si aspetta. Essa è opera di Rodolfo Gasparri, uno dei cartellonisti cinematografici più attivi degli anni Settanta, specializzato in spaghetti-western e pellicole di genere. Il disegnatore era capace di trasportare il pubblico in un mondo poetico attraverso l’uso dei colori sfumati, delle luci e delle trasparenze, definendo in maniera dinamica e impressionista i volti degli attori.
In una seconda versione grafica del manifesto, sempre ad opera di Gasparri, compare solo Ringo Starr, in un intenso ritratto in cui l’artista esprime la sua maturità stilistica e sapienza tecnica. Prevalgono i toni pastello e il colore blu del lettering ricorda gli occhi azzurri dell’ex- Beatle; in basso, una pistola e un cinturone ricordano all’osservatore che il protagonista, che qui non compare, è un pistolero. Per la “par condicio”, l’illustratore realizzò anche il poster con la sola immagine di Tony Anthony.
Più equilibrata appare la terza versione: qui Anthony è in primo piano e Starr è in basso a destra. Le loro pose sono leggermente differenti da quelle della prima locandina, anche se Ringo brandisce sempre una pistola. Le tonalità sono differenti e prevalgono i colori chiari. A sinistra è visibile un edificio in legno, a destra invece il treno, a bordo del quale Blindman tenterà di caricare le donne a lui affidate. Predomina il marrone in varie sfumature, a voler ricordare i polverosi e aridi ambienti del deserto e degli sperduti villaggi in cui si ambienta la vicenda.
Per la distribuzione all’estero vennero realizzate anche locandine con immagini fotografiche. In una di esse, destinata al mercato statunitense, compare il volto di Tony Anthony in primo piano, con una curiosa figura in miniatura di Starr collocata sull’occhio destro. Anche qui il nome di Ringo appare per secondo e quello di Battista per terzo.
In una ulteriore variante viene lasciato spazio anche alle figure femminili: qui compare Blindman in mezzo ad un cimitero, con la bionda Pilar piangente sulla tomba del padre. In alto sono presenti tre foto di Agneta Eckemyr (Pilar), Ringo Starr e Magda Konopka (Dolce Mamma).
Dall’analisi dei cartelloni si evidenzia come essi rientrino appieno nei canoni dell’epoca e del genere, ma in realtà “Blindman” è un western “sui generis” sotto vari aspetti. Un ruolo preponderante è rivestito, infatti, dalle presenze femminili. Tra i protagonisti “cattivi” c’è, insolitamente, una donna, “Dolce Mamma”, la sorella di Domingo e Candy, e a causa di una diafana fanciulla di cui si è invaghito, Pilar, quest’ultimo perde la vita. Ma sono le 50 donne che il pistolero ha in custodia ad attirare l’attenzione dello spettatore a più riprese: prima nella scena in cui esse, nude, vengono lavate a secchiate d’acqua per prepararsi ad essere vendute da Domingo a dei militari; poi, soprattutto, nell’episodio in cui molte di loro, dopo aver tentato la fuga, vengono stuprate e uccise. Un erotismo intriso di violenza percorre sottilmente tutto il film, contribuendo a creare un effetto straniante.
Alcune scene sconcertano per la loro crudezza: quella dello stupro, indubbiamente, ma anche quella in cui Blindman spezza il collo a “Mamma” con le ginocchia. Altre, invece, hanno una sorta di macabro, visionario fascino: memorabile è quella del funerale di Candy, spettacolare e sontuosa cerimonia nel corso della quale Domingo vorrebbe celebrare anche il matrimonio del fratello defunto con Pilar, per poi ucciderla.
Il personaggio interpretato da Starr muore ironicamente e tragicamente, attirato da un paio di mutandoni femminili che Blindman ha appeso per tendergli un’imboscata. In questo particolare sono sintetizzate varie tematiche del film: la stupidità di Candy, che è sostanzialmente sciocco e immaturo, l’ironia, che alleggerisce alcuni momenti di violenza, e alcuni elementi di erotismo, strettamente connessi alla violenza stessa.
Probabilmente non la prova migliore di Starkey come attore, il film ha degli spunti di interesse sia per i cultori dei western Anni’70 che per i frequentatori occasionali. Le locandine firmate da Gasparri sono piuttosto quotate tra i collezionisti.
Maria Macchia