Anno d’uscita: 2012
Sito web: https://www.europetheband.com/
Gli Europe sono un gruppo rock svedese che vede le sue origini nell’anno 1981. “Bag of Bones” è il loro nono album realizzato nel 2012 e pubblicato dalla earMUSIC/Edel. È uno dei dischi che ha preso vita proprio successivamente la pausa musicale durata sei anni, dal 1993 al 1999; dopo 13 anni di concerti e 5 album in studio. La reunion avvenne nell’occasione della performance in Stoccolma alla vigilia del Capodanno nel 1999. In questo disco troviamo la seguente formazione: Joey Tempest alla voce, John Norum alla chitarra, John Levén al basso, Mic Michaeli alle tastiere e Ian Haugland alla batteria.
L’artwork è stato realizzato da Ulf Lundén, (https://ulflunden.com/) un illustratore freelance con sede a Gothenburg, in Svezia, specializzato nella realizzazione di immagini per album musicali e nella post produzione di film. Il titolo, tradotto letteralmente, vuol dire “borsa di ossa”. Per poter capire la copertina dobbiamo innanzitutto evidenziare il fatto che ogni elemento che la compone è presente nel booklet dove ogni titolo è stato inserito all’interno di un oggetto. Ecco quindi che troviamo un pacchetto di sigarette, un quadretto, un dorso di un libro che sembrerebbe antico, un foglio, una boccetta di pastiglie, una statuina, una barretta di cioccolato, una macchina da scrivere, una lattina e una pagina aperta di un altro libro antico con scrittura medioevale. Inoltre, sono presenti altri oggetti, come teschi ed ossa, che si rifanno al titolo, che comunque riempiono la composizione e fanno da contorno a questo tavolo di legno.
Ritornando alle figure che compongono il design del full-length non ci sono solo questi oggetti ad impreziosire il tutto, ma anche una figura di un uomo con la testa e il braccio appoggiati sul tavolo, che dà un senso di sfinimento, di stanchezza provata; è come se quest’uomo ormai abbia provato un po’ di tutto, cercando motivazioni e passatempi, ma trovando solo affaticamento e spossatezza. Come si dice nella canzone “Rickes to Rags”, è un mondo impazzito, siamo passati dalle ricchezze agli stracci («It’s a world gone mad – We’ve gone from riches to rags») e forse è da lì che è partita tutta l‘idea di questo groviglio di oggetti.
A sinistra, proprio in un piccolo angolino (ma poi comunque si vede molto meglio all’interno del booklet) c’è una chiave con il numero della stanza; da qui mi piace pensare ad una storia…
L’uomo è partito da casa, si è fatto la sua valigia e ci ha messo dentro tutti gli oggetti che sono rappresentati. La sua idea era quella di scrivere un libro, un racconto, forse proprio la sua storia e usando tutti questi oggetti può riuscire a raccontarla. Ecco quindi che si è portato dietro la sua macchina da scrivere. Arrivato nell’albergo gli hanno dato la camera 414, il numero che appunto vediamo attaccato alla chiave. Ha cominciato a scrivere incessantemente, in realtà senza realizzare molto, ma ciò che ha scritto lo ha in qualche modo stancato, se non devastato. Ha fumato parecchio, questo lo si capisce dalle molte sigarette spente nel portacenere, mozziconi fumati fino alla fine, ha mangiato un po’ di frutta secca che dà energia e preparato un tramezzino. Sulle pastiglie, invece, posso fare due ipotesi. Essendoci la scritta Requiem (che poi è il titolo della canzone strumentale), posso immaginare che l’uomo le abbia prese per porre fine al caos che si trovava nella sua testa mentre, -l’altra ipotesi-, che è quella che più mi piace, mi fa dedurre che le abbia solo portate con sé, ma senza ingerirle, addormentandosi solo per la stanchezza.
Questa mia supposizione si può collegare proprio al numero 414 che non è proprio una cifra casuale ma fa trasparire energie e di vibrazioni date appunto sia dal numero 1 che dal numero 4, che appare addirittura due volte, quindi la sua influenza viene amplificata. Inoltre, e qui ci si può rifare al lavoro grafico di Ulf Lundén: il 4 simboleggia anche il duro lavoro e la determinazione per raggiungere determinati obiettivi. Quindi, perché uccidersi con delle pastiglie?
Se guardiamo invece la macchina da scrivere notiamo che sui tasti in alto ci sono i segni zodiacali, mentre sugli altri, facendo un anagramma delle lettere che vi compaiono, appare proprio il titolo dell’album con il sole e la luna (la luce e la notte).
Sopra di essa viene rappresentata una piuma di pavone e anche qui possiamo trovare un collegamento coi simboli astrologici perché, nella tradizione cristiana, questo magnifico uccello, simboleggia la ruota solare ed è un segno di immortalità. La sua coda evoca il cielo stellato. Il pavone è l’emblema della dinastia solare birmana e la sua danza è legata alla secchezza causata proprio dal calore del sole. Mi viene quasi da aggiungere, alla storia che mi sono creata, che simboleggi un risveglio spirituale da parte dell’uomo, in quanto il pavone ci dà la certezza che tutto ciò che viene perso verrà poi sostituito da qualcosa di nuovo e più vantaggioso per noi. Qualunque cosa accada nella nostra vita, questo uccello, sempre secondo le tradizioni, ci indica la resurrezione e la rinascita.
Se ci focalizziamo sulla statuina allegata alla canzone “My Woman My Friend”, essa raffigura la Venere di Willendorf ed è attualmente in esposizione al Naturhistorisches museum di Vienna. Si tratta di una scultura molto piccola che misura solo 11 cm, scolpita in pietra calcarea, dipinta in ocra rossa e risalente all’età paleolitica. Rappresenta la Grande Madre, simbolo universale del femminismo, una dea legata all’amore e alla fertilità ed è caratterizzata da una marcata evidenziazione dei genitali esterni e da un seno prosperoso. Persino il colore rosso ocra col quale la statuetta è stata dipinta rimanda al colore della passione e del sangue mestruale, che sottolinea la capacità della donna di poter dar seguito ad una nuova vita.
A seguire abbiamo altri elementi su cui poter fare delle riflessioni, come per esempio la bambolina voodoo con spillo annesso. Si crede spesso che queste bamboline siano realizzate per ferire persone a distanza e fare del male. Niente di più sbagliato, ma d’altronde questo è ciò che ci hanno sempre messo in testa film e libri di genere horror. Questa pratica, invece, in realtà si basa sulla venerazione della natura e sulla credenza che i vivi e i morti coesistano fianco a fianco e che al mondo dei morti vi si può accedere grazie ad una serie di spiriti intermediari.
Abbiamo poi la presenza di due dadi lanciati che insieme danno il numero 2 (nella copertina si vede solo un dado, ma all’interno del booklet sono due ed ognuno ha segnato il numero uno). Il significato del numero due è la caparbietà e ricerca dell’armonia, ma uno degli elementi distintivi di questo numero pari è l’indecisione, il vedere il doppio aspetto di ogni cosa.
Per finire, notiamo un po’ di scarafaggi che si insinuano qua e là nella grafica. Lo scarafaggio, insetto molto simbolico, è legato alla paura, all’ansia, al disgusto e al tormento. Blattoideo quindi che si inserisce perfettamente nel contesto di questa copertina. Visto il loro significato, potrebbero essere collegati in maniera metaforica al sogno che l’uomo sta facendo, qualcosa di sgradevole, brutto ed invasivo.
Quest’artwork racconta, nel bene o nel male, una storia, anzi… più di una; potrebbero esserci mille e più considerazioni da fare, si potrebbero dare più punti di vista e far volare la fantasia. Un lavoro davvero ben fatto e ben studiato!
Antonella “Aeglos” Astori