Anno d’uscita: 1981
Sito web: http://www.johnlennon.com/music/with-yoko-ono/

«Mi sentivo come una persona ricoperta di sangue che entra in una stanza piena di gente per annunciare a tutti che suo marito è morto, che il suo corpo è stato portato via e che tutto ciò che resta di lui è un paio di occhiali, la quale si sente dire che tutto ciò è di cattivo gusto. Non intendo cambiare la copertina del mio disco, perché essa rappresenta ciò che John è adesso».

Questo fu il commento di Yoko Ono quando, rispetto alla sua idea di voler mettere sulla copertina dell’album “Season of Glass” l’immagine degli occhiali insanguinati di John Lennon, subì un’aspra contestazione da parte dei discografici che consideravano lo scatto, appunto, “di cattivo gusto”.  La foto, realizzata dalla stessa Yoko, è senza dubbio inquietante e disturbante, poiché parla di un dolore inconsolabile, quello della vedova dell’ex Beatle, insieme a quello di milioni di fans gettati nella disperazione da un delitto assurdo e ingiusto.

John venne ucciso la sera dell’8 dicembre 1980 dal giovane squilibrato Mark David Chapman mentre lui e la moglie stavano rientrando a casa da una sessione di lavoro presso lo studio Record Plant sulle registrazioni di “Walking on Thin Ice”, un singolo di Yoko in cui Lennon suonava la chitarra; esso uscì nel febbraio seguente e venne successivamente incluso in “Season of Glass”. L’album fu prodotto da Phil Spector e fu pubblicato sei mesi dopo la tragedia, nel giugno 1981.
“Season of Glass” rappresenta uno dei lavori più “accessibili” di Ono, in cui il suo gusto per la sperimentazione, a volte estremo, si stempera in brani pop, dance e rock in cui anche il cantato si fa “tradizionale” e gradevole, anche se talvolta ella non rinuncia ad esprimersi mediante le “urla” e i vocalizzi che l’hanno resa famosa. Tutto il disco rappresenta il tentativo dell’artista di elaborare il lutto subito e di mettere a nudo la propria anima e la propria femminilità, in tutte le possibili sfaccettature: speranza, sconforto, maternità, sensualità, appagamento, solitudine, nostalgia.

I due lati della copertina rispecchiano il dualismo insito nell’animo dell’artista: il tentativo di fornire un ritratto, a tratti lucido e a tratti disperato, del proprio dolore, e la volontà di rinascere a nuova vita, alla ricerca di un equilibrio tra sofferenza e speranza. Con un coraggio che spiazza l’ascoltatore, Yoko decise di inserire il rumore di alcuni colpi di pistola ed un urlo all’inizio della traccia “No, No, No.”, ma al tempo stesso volle esprimere nell’artwork l’intento di venire a patti con il proprio strazio, di congelarlo all’interno in un’immagine fredda e bianca come il ghiaccio, per poi cercare un’apertura e una via d’uscita.

La front cover rappresenta la superficie di un tavolo sul quale sono appoggiati gli occhiali di Lennon, macchiati di sangue, e un bicchiere mezzo pieno, o mezzo vuoto. Gli oggetti si stagliano su un indistinto panorama, avvolto dalla nebbia, del Central Park di New York con i grattacieli all’orizzonte, dalle tonalità invernali, in cui predomina il colore bianco. Lo skyline, in lontananza, non offre consolazione, bensì una sensazione di freddezza e di indifferenza nei confronti delle sofferenze umane. E il grido straziante di Yoko, che trasuda dal sangue sulle lenti, sembra reso muto dal biancore quasi abbagliante del cielo e dall’atmosfera che ricorda quella prima di una nevicata. L’idea della neve riporta alla mente quella che compare in “Dubliners” di Joyce, in cui l’elemento atmosferico riduce tutte le inquietudini umane al silenzio, «falling upon the living and the dead».
Nella back cover una finestra dalle imposte di legno si apre sul medesimo paesaggio, veicolando una sensazione di solitudine, ma anche sentimenti differenti. Il tavolino, rotondo, è ora visibile interamente, le tonalità si sono fatte più calde, nei toni del marrone, con un contrasto luce-ombra che infonde in qualche modo nell’osservatore una sorta di speranza. La penombra della stanza, infatti, è rischiarata dall’illuminazione naturale che entra dalla finestra, quasi un invito ad uscire da sé stessi e dalla sensazione di chiusura per aprirsi all’esterno, verso nuovi orizzonti. Si tratta dell’altra faccia del dolore, del gelo e dell’isolamento trasmessi dalla front cover. Significativamente, il bicchiere è ora pieno d’acqua, poiché la vita è ancora degna di essere vissuta, nonostante tutto, e dopo aver, almeno in parte, elaborato il proprio il proprio lutto ci si può nuovamente abbeverare alla sua fonte.
Ono difese strenuamente la propria scelta di realizzare una copertina come questa, insistendo sul fatto che gli occhiali rappresentavano tutto ciò che le era rimasto del marito e del tragico istante della sua uccisione. Il nome di John non viene mai pronunciato nei testi delle canzoni, ma la sua presenza pervade tutto il lavoro e si percepisce in numerose allusioni e nell’atmosfera complessiva.

Artista sempre discussa, coraggiosa nelle proprie scelte, spesso incompresa e denigrata, Yoko ha dimostrato in questo come in altri precedenti e successivi lavori la volontà di mettersi in gioco, superando il limite tra arte e vita, mettendo in scena sé stessa senza paura di esporsi e pagando il prezzo che ciò poteva comportare, correndo il rischio che sempre si corre “camminando su giaccio sottile” .
A questo link troverete un articolo del mio blog che prende in esame i testi delle canzoni dell’album, accompagnandoli ad una riflessione sull’attualità: https://marynowhere.wordpress.com/2020/12/13/stagione-di-vetro/
Maria Macchia

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