Anno d’uscita: 1986
Regia:
John Badham
Corto Circuito
è un film di fantascienza del 1986 diretto da John Badham, regista, produttore cinematografico e produttore televisivo statunitense, con protagonisti Ally Sheedy e Steve Guttenberg. Una pellicola piena di azione con musiche di David Share e fotografia curata da Nick McLean.

Proprio in locandina troviamo una bellissima e dolcissima foto di una giovanissima Ally Sheedy, attrice statunitense che abbraccia il suo amico robot, con un’espressione davvero unica che lo rende vivo. Era proprio questa l’idea del regista, cercare di rendere umano un automa, e Numero 5 è stato creato proprio con un viso affabile e dolce, ma sono soprattutto i suoi due occhi a parlare per lui. Cosa infatti meglio di uno sguardo è capace di trasmettere i sentimenti?
Nel dvd troviamo un commento del regista stesso che ha dichiarato come è nato il suo robot Numero 5. Mentre studiava altri film con protagonisti sempre dei robot, ha notato come ognuno di loro erano trattati come semplici macchine. Il regista ha quindi deciso di approcciarsi in maniera più realistica possibile; ecco quindi che, sia lui che i suoi colleghi, si sono posti alcune domande: cosa mai potrebbe accadere se un robot prendesse davvero vita? Come reagirebbe la gente? La risposta è subito stata data: logico che nessuno ci avrebbe creduto. Da qui ecco partire l’idea rivoluzionaria per quei tempi e da qui nasce Numero 5.
C’è comunque da ricordare che la storia narrata ricorda molto quella di AL-76, (tradotto anche come “Il robot scomparso”) un racconto di Isaac Asimov del 1942, in cui un robot ben programmato si perde e si ritrova in un ambiente sconosciuto, per lui indecifrabile.
Ricordiamo anche che il primo progetto documentato di un robot umanoide venne fatto addirittura dal genio fiorentino Leonardo da Vinci intorno al 1495. Degli appunti di Da Vinci, riscoperti negli anni ‘50, contengono infatti disegni dettagliati per la realizzazione di un cavaliere meccanico, che era apparentemente in grado di alzarsi e sedersi, agitare le braccia e aprire la bocca; appunti contenuti nei volumi de “L’Uomo Vitruviano”. Purtroppo ancora ad oggi non si sa se questi progetti siano mai messi in pratica.

Comunque, l’idea del robot è molto antica. Già nel XVIII secolo alcuni orologiai provarono a cimentarsi nella produzione di alcuni manichini semi-moventi con sembianze umane. Robot veri non furono però realizzati fino all’invenzione dei computer, negli anni‘40. Uno dei primi fu l’automa Shakey, progettato dai ricercatori dello Stanford Research Institute (USA) alla fine degli anni’60; esso era in grado di posizionare blocchi in pile verticali, usando una videocamera come sensore visivo ed elaborando le informazioni ricevute con un mini computer. Negli anni successivi lo studio dei movimenti è passato in secondo piano perché la mente dell’uomo ha privilegiato lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Sia la corporatura (chiaramente resa più bassa per renderla più simpatica ai bambini, più quindi simile ad un cubo), sia lo sguardo, sono stati poi presi come punto di riferimento nel film d’animazione “Wall-E”, del 2008, realizzato dalla Pixar Animation Studios in coproduzione con Walt Disney Pictures, diretto da Andrew Stanton.
Un film quindi per tutta la famiglia, dove le risate sono garantite, ma anche il vostro cuore amerà senza ombra di dubbio Numero 5.
Antonella “Aeglos” Astori