Casa editrice: La Nave di Teseo
Sito web: http://www.lanavediteseo.eu/item/intervista-alla-sposa/
Questa copertina ha una storia singolare. Intanto, il più importante “sentimento ragionato” per scrivere questo libro mi ha mosso prima di tutto a trovare la strada giusta, scansare luoghi comuni, scellerate sciocchezze e manipolazioni su queste vicende nei media, cercare i punti nevralgici e scoprire quanto ci riguardino profondamente. Purtroppo diventa difficile, nelle semplificazioni, comunicare che non si tratta di una storia di violenza domestica, un “modello” iper esposto che poi rischia di perdere il suo vero senso, ma che è invece un incontro su ciò che sta prima, un faccia a faccia tra femminile e maschile nelle emozioni, nei comportamenti, nella manipolazione, nella mitologia arcaica e molto attuale…. Per questo, quando l’editore mi propose questa copertina si è presentato un dubbio. Quella donna forse anoressica, chiusa in sé stessa , spalle al mondo, in una solitudine senza voce forse poteva proprio portare alla semplificazione di cui sopra. Nello stesso tempo l’illustrazione si imponeva attraendo, quel nero netto, sopra la figura, dando una possibilità all’immagine di governare insieme al titolo, in modo non brutale. Nel dubbio ho deciso di chiedere aiuto a due consulenti forse nella posizione più centrata: due librai, il direttore di una libreria di Pavia, eletto nel 2019 Miglior Libraio Italiano, e la direttrice di una Feltrinelli di Milano. Una donna e un uomo. Per il primo la copertina e il titolo erano centrati, impatto ed emozione, «non è brutale, c’è dolore e storia, con quelle lenzuola piegate è un’immagine mantegnesca; inoltre se c’è un colore che in una copertina di un libro va evitato è il colore nero, e qui, con una proporzione di meno di un terzo, è perfetta per lanciare il titolo in rapporto all’immagine». La seconda era meno incline a votare la copertina, forse per una sensibilità femminile più di mediazione, mentre era entusiasta del titolo: «L’immagine forse troppo forte, chiude un po’ il racconto, mentre il titolo invita a un vero percorso». Nei fatti, ai dubbi è seguita la scelta di tenerla.
La storia di Stefania incomincia quando in realtà tutto finisce per sempre, una notte sconvolgente dopo vent’anni di matrimonio. Aggredita, intrappolata, reagisce alla brutalità e inverte con equivalente potenza una sorte certa. Viva. Ma poi? Mentre sconta la sua pena, Stefania accetta di raccontare emozioni e fatti, anche nei dettagli meno riferibili, a uno scrittore, forse disposto a riscattarne il destino, forse pronto a manipolare e sfruttare ancora una volta un “racconto”. Ricostruendo il lungo ménage borghese con Dino, un legame idealizzato, protetto e insieme ritualmente violento, Stefania interroga in realtà l’intera vita di moglie e madre e, non riconciliata, a tratti rabbiosa, a tratti rassegnata, la offre a domande inesorabili sull’amore, il sacrificio, l’identità, l’abuso e l’omertà, mentre la relazione con il suo interlocutore evolve ambigua, squilibrata, toccando una questione cruciale: come si racconta una storia come questa? Dove ci porta se la percorriamo fino in fondo e con coraggio? Sempre più lucida, man mano che si rende conto di diventare protagonista di un libro, Stefania sembra impugnare la sua vicenda e imporre allo scrittore un confronto inevitabile con le radici e le forme del dominio, ma anche con l’oscurità e le contraddizioni della famiglia, “la sede perpetua della libera prigionia”, fino a un colpo di scena in modo diverso liberatorio per entrambi.
Silvio Danese