Anno d’uscita: 2020
Sito web:
http:/www.bocephusking.ca/ http://www.pomodorimusic.com
“The Infinite and the Autogrill, vol. 1”: un titolo apparentemente criptico, ma per chi conosce da vicino il cantautore canadese Bocephus King non c’è nulla di oscuro. “The Infinite” è infatti “L’Infinito” di Leopardi, poeta amato dall’artista al punto da meritarsi un posto sulla copertina dell’album, in un quadro che lo raffigura, mentre “Autogrill” è un brano di Francesco Guccini, che Jamie Perry (questo il vero nome del musicista) ha tradotto in inglese e ha cantato in occasione del Premio Tenco 2015.

Da questi due elementi è facile comprendere che il disco, il nono di Bocephus, uscito in Italia lo scorso febbraio e nel resto del mondo il 31 luglio, è pieno di sorprese, ma è soprattutto la copertina, ricchissima di elementi simbolici che caratterizzano l’immaginario personale del cantante, ad essere un microcosmo tutto da scoprire.

Abbiamo avuto il privilegio di parlare con l’autrice dell’artwork, Dorota Drozdziel detta Dori, artista polacca che vive a Roma da molti anni e che, insieme al marito Giulio, è una carissima amica di Bocephus King. È quindi la stessa Dori che ci ha raccontato la genesi della copertina.
«Lo scorso anno mi è stato chiesto di dipingere un murale a Passoscuro, una cittadina di mare vicino a Roma, dove tutto il lungomare è stato abbellito da murales negli ultimi due anni. Nel dipinto ho voluto raffigurare Jamie come protagonista  perché io e mio marito abbiamo scoperto questo luogo in occasione di un suo concerto e continuiamo a frequentarlo tuttora. Il murale raffigurava il musicista di spalle davanti al mare, nel quale naviga il sottomarino giallo di “Yellow Submarine” dei Beatles, mentre nel cielo compare un verso di una sua canzone.
Il murale è piaciuto molto a Jamie e ad Andrea Parodi, produttore e promoter del musicista canadese in Italia, tanto che mi hanno invitato a realizzare la copertina del suo prossimo disco dandomi delle indicazioni di massima: l’artwork doveva riguardare Bocephus, il suo dividersi tra l’Italia e il Canada e i riferimenti artistici, culturali e musicali che lo hanno influenzato, sia italiani che nordamericani.
Mi hanno chiesto di concepire un’immagine nello stesso stile del murale, ma io ho voluto realizzarla diversamente ed ho lasciato il riferimento al dipinto solo nel paesaggio marino che si vede dalla finestra». L’artista polacca ha voluto raffigurare il cantautore  in una stanza immaginaria, circondato da personaggi, oggetti e quadri, ognuno dei quali ha un significato simbolico e profondo nel suo personale panorama culturale.

In alto a destra è pertanto visibile il musicista, appoggiato ad una finestra dalla quale, come si è detto, si vede il mare, in una scena simile a quella del murale di Passoscuro; al posto del sottomarino, però, compare una chitarra che sembra sorgere, o tramontare, nelle acque. Dalla finestra fa capolino un maiale con gli occhiali, citazione della copertina dell’album “Pigro” di Ivan Graziani.
Quest’ultimo è un artista molto amato da Bocephus, che ha infatti inserito in questo album la propria versione di “Lugano addio” tradotta in inglese: “Farewell Lugano”. A sinistra della finestra aperta, sulla parete ricoperta da carta da parati, sono visibili due quadri: il già citato ritratto di Giacomo Leopardi e “I musici” di Caravaggio, pittore molto apprezzato da Perry.
Sotto i due quadri compare un pianoforte verticale. Su di esso una scritta rappresenta il numero 1999, anno in cui il musicista canadese giunse per la prima volta in Italia, e due velieri in bottiglia, a voler evocare l’oceano che separa l’America e l’Europa e i frequenti viaggi di Jamie negli ultimi 21 anni.

Davanti al piano, seduto su una sedia, ecco il primo personaggio: è Bobo Rondelli, cantautore livornese, amico fraterno di Bocephus. Rondelli appare pensieroso e sembra osservare la scena con distacco, con l’ironia e l’amarezza che lo contraddistinguono. Al centro della scena, su un tappeto dai disegni psichedelici, compaiono altre tre figure: si tratta di Claudia Buzzetti, la giovane donna che indossa un abito da cocktail; Gord Downie, l’uomo al centro che indossa cappello e gilet; e infine, assorta nel vortice della danza, Marylin Monroe.

Claudia, cantautrice di origine bergamasca, è la seconda voce ed arrangiatrice dei cori nell’album e, a detta dello stesso Perry, è stata per lui fonte di ispirazione durante le registrazioni “come Beatrice per Dante“. Downie è invece un cantautore canadese scomparso nel 2017.

Al posto della Monroe, che è vestita come nel film “Gli spostati” (“The Misfits”), Bocephus avrebbe voluto inserire John Houston, al quale è dedicata una traccia dell’album, che venne però scartato perché non proprio di bell’aspetto. È stata la stessa Dori, l’autrice dell’artwork, ad insistere affinché il regista venisse estromesso a favore dell’attrice.
Nell’angolo in basso a destra è visibile Toshiro Mifune, attore prediletto di Akira Kurosawa, della cui cinematografia il cantautore di Vancouver è un appassionato.  Infine a sinistra, seduti ad un tavolino con una bottiglia di vino, appaiono Francesco Guccini, immerso nella lettura di un quotidiano, Ennio Morricone e, di spalle, Fabrizio De André.
Molti altri personaggi avrebbero potuto essere rappresentati sulla copertina, tra i quali Luigi Tenco, Sergio Leone, Federico Fellini, Leonard Cohen e Joni Mitchell, ma sono stati esclusi per far sì che le figure fossero solo nove, trattandosi del nono disco dell’artista, contenente altrettante canzoni. Per questo motivo è stato inserito il poster col 9 a sinistra che reinterpreta la locandina di “Otto e mezzo” di Fellini.

Un immaginario ricchissimo di suggestioni culturali, provenienti in gran parte dall’Italia, caratterizza pertanto la personalità e l’attività musicale di Bocephus King, un artista di culto che merita di essere conosciuto dal grande pubblico. Senza dubbio il fascino di questa copertina confermerà e amplierà l’apprezzamento che il nostro Paese gli sta tributando negli ultimi anni.
Maria Macchia