Da almeno nove secoli, poeti, scrittori, e poi registi hanno interpretato nelle più diverse sfumature l’aspetto e i significati simbolici del “Santo Graal”: il calice che, secondo la leggenda, fu usato da Cristo nell’Ultima Cena e ne raccolse poi il sangue durante la Crocefissione. Ad aprire la serie di questi artisti troviamo il francese Chrétien de Troyes (sec. XII), autore del romanzo in versi “Perceval”. Molto più recentemente, nel 2019,  si è aggiunta all’elenco la band heavy-metal “Sangreal”: una formazione di musicisti internazionale, che conta al suo interno anche noti protagonisti della scena italiana. La proposta musicale dei Sangreal, espressa nell’album di debutto omonimo di cui possiamo vedere qui di seguito la copertina, impreziosisce la tempra granitica dell’heavy-metal di stampo epico con l’eleganza di orchestrazioni maestose. Questo binomio permette alle composizioni di assumere toni solenni, che si accompagnano armoniosamente ai testi delle canzoni incentrati su figure e temi cardinali della Cristianità. Anche il lavoro grafico presente sul libretto del disco si pone in un’atmosfera allo stesso tempo maestosa e mistica. Un esempio di ciò è costituito dalla copertina dell’album, che combina in modo praticamente impercettibile un’opera dell’artista tedesco Wilhelm von Kaulbach (1825-1874) con elementi aggiuntivi di cui vale senz’altro la pena scoprire i dettagli. Lasciamo quindi la parola al chitarrista Jahn Carlini e agli altri membri dei Sangreal per apprendere di più su questo originale progetto.

Un grande benvenuto su Art Over Covers, Sangreal! Iniziamo come sempre dal principio: come e quando è nato il vostro progetto? Una caratteristica che risalta immediatamente è come esso raccolga musicisti di diverse nazioni europee…
Ale – Ciao a tutti Voi! Nel 2017 ho ricevuto una chiamata da Jahn, amico di vecchia data e leader dei Great Master, che aveva in mente di creare un nuovo progetto di Epic Metal. In poche settimane i primi brani hanno iniziato a prendere vita e su suggerimento di Maurizio Chiarello dell’Underground Symphony, per il ruolo di vocalist abbiamo arruolato Gabriele Grilli, indimenticato Nightcomer del disco d’esordio dei Doomsword. Per completare la line – up abbiamo guardato all’estero, poiché volevamo coinvolgere musicisti che avessero la giusta attitudine e non dei semplici session. Così per le parti di basso ci siamo affidati al cipriota Paris Lombrou, già con Arrayan Path e Astronomikon, mentre dietro alle pelli ecco il finlandese Matti Auerkallio (https://www.metal-archives.com/artists/Matti_Auerkallio/8426). A completare il tutto, per alcune parti soliste del disco, ci siamo avvalsi della collaborazione di Yackson degli Shadows Of Steel.

Sangreal… Santo Graal… un nome importante e “impegnativo”. Da secoli questo oggetto leggendario è diventato – perdonatemi il termine riduttivo – un “crocevia di emozioni”. L’essere umano proietta infatti su di esso alcuni tra i più alti ideali dell’animo, e, allo stesso tempo, letterati e poeti hanno descritto per secoli i sentimenti profondi che la coppa mistica ha suscitato nei suoi cercatori. Quali sono quindi le emozioni che la vostra musica, la vostra arte… il “vostro” Santo Graal vuole ispirare nell’ascoltatore?
Jahn – Sin dai tempi antichi l’uomo è sempre stato affascinato da qualsiasi cosa che andava oltre le sue prospettive. Cose per le quali non aveva spiegazione le legava al divino. Col passare delle epoche tante storie son divenute leggende. L’intento dei Sangreal è quello di raccontare queste storie, questi miti in modo epico. Il nome è stato scelto proprio ispirandosi alla storia del Graal: questo antico artefatto che ha origine celtiche e quindi pre-cristiane, ed era semplicemente un piatto o una coppa per rappresentare la natura spirituale dell’aldilà. Poi col ciclo dei romanzi arturiani prende sempre più la forma del calice che oggi tutti conosciamo. Sangreal ha quindi l’obiettivo di narrare tutte queste storie, legate ad antiche leggende, miti, religioni, storie esoteriche. Tutti argomenti affascinanti che molta gente ancora non conosce. Mi è capitato spesso di spiegare il testo di alcuni pezzi ad amici o conoscenti, e la cosa suscita sempre una certa curiosità da parte loro; il più delle volte perché sono estranei all’argomento e da lì ne escono sempre delle belle discussioni propositive.

Metaforicamente, si potrebbe dire che i testi del vostro album abbracciano l’arco della Cristianità dall’Antico al Nuovo Testamento, per poi spingersi ulteriormente avanti fino alla poesia di Dante Alighieri e di altri autori medievali come Robert de Boron  (sec. XII) con il suo “Le Roman de l’estoire dou Graal”. Ce ne potete parlare più nel dettaglio?
Jahn – Esattamente! Il bacino è molto ampio e si lavora con molte opere antiche, ma anche più recenti. L’Antico Testamento come il Nuovo presentano argomenti affascinanti che hanno quella forma mistica che lascia spazio all’immaginazione, alla fede e all’interpretazione. Ma non trattiamo solo argomenti religiosi-spirituali; infatti ricerchiamo storie che abbiano quell’alone di mistero, e che possano lasciar correre l’immaginazione, da testi come la “Divina Commedia” di Dante ma anche da alcuni film o opere teatrali. L’importante è trovare opere epiche che possano fare al caso nostro. Proprio in questi giorni stiamo lavorando a del nuovo materiale, e un testo che ho concluso da poco va a trattare la storia del Re Pescatore:  proprio dal ciclo dei Romanzi Arturiani legati al Graal. Secoli e secoli di storia han prodotto un bacino immenso di materiale con cui potremo lavorare, basta solo trovare il tempo e suonare.

Ora torniamo “alla superficie”. Abbiamo visto i contenuti del vostro progetto; quanto è importante invece l’immagine per la musica dei Sangreal? Penso ad esempio alle scenografie e ai costumi studiati per i concerti dal vivo… Approfitto anche dell’occasione per chiedervi quanto valutiate importante l’immagine nella musica in generale oggigiorno.
Ale – L’immagine, inutile negarlo, al giorno d’oggi ricopre un ruolo di fondamentale importanza all’interno del music business, in alcuni casi anche più del contenuto artistico stesso. E non ci soffermiamo solo all’aspetto più mainstream del panorama internazionale, perché sembra che anche l’heavy metal stia tenendo in grande considerazione i costumi, il trucco, la spettacolarità degli show. Sarà per l’avvento dei social, di Youtube e dell’importanza dei videoclip, che ora possono girare più o meno tutti, ma al giorno d’oggi molte band stanno trovando un posto al sole grazie alla propria immagine. I black metallers usano il face painting da sempre, i Manowar il loro vestiario da barbari, ma tra i gruppi che stanno avendo successo nel periodo recente me ne vengono in mente tanti che abbinano alla musica heavy tematiche che influenzano anche il look e le scenografie dei concerti. Sabaton, Powerwolf, Alestorm, Twilight Force, tra fantasy, horror e immagini piratesche stanno andando per la maggiore. E i Sangreal? Per il momento non abbiamo ancora definito nulla, in quanto i nostri primi show internazionali sono stati bloccati dalla pandemia che ha attanagliato tutto il mondo, ma in questo periodo di pausa forzata sicuramente penseremo a qualcosa di accattivante per arricchire i nostri futuri live.
Ora una domanda specifica ad un membro della band… Leggo nelle note informative sul libretto del disco che il lavoro grafico per la copertina e il libretto stesso è stato realizzato da “JahnVision Art”. Perciò, Jahn, considerando che nei Sangreal hai anche il ruolo di chitarrista  e scrittore dei testi, si può dire che la tua creatività è senz’altro eclettica. Raccontaci di questo tuo filo comune che unisce parole, musica e immagini, e di “JahnVision Art”.
Jahn – Essendo un progetto creato su una mia idea, i ragazzi mi lasciano molto spazio nella  linea decisionale ma sono comunque molto propenso ad accettare consigli e materiale da parte loro; tanto che ho lasciato sempre carta bianca su  ogni brano. Trattando anche di grafica, ho la fortuna di poterci anche mettere mano sulle mie opere ed esprimere al 100% il concetto che avevo pensato. Certo, condividendolo sempre coi ragazzi e cercando di realizzarlo al meglio. Con Sangreal è arrivato quindi il logo, l’artwork e l’intero pacchetto grafico dal digipack al libretto che ho potuto realizzare al meglio, oltre che alle foto della band perché non è che si possa prendere un aereo e trovarsi per fare due foto. Il tutto porta anche ad avere un agevolazione anche economica per il progetto, che non è cosa da poco.
L’immagine di copertina dell’album è costituita dall’accurata combinazione di un affresco antico con un elemento aggiuntivo che vi identifica istantaneamente: proprio il Santo Graal. Il dipinto originale dell’artista tedesco Wilhelm von Kaulbach, intitolato “Crusaders Before Jerusalem”, è già di per sé colmo di richiami all’epica religiosa; basta a questo proposito citare la figura del condottiero a cavallo Goffredo di Buglione (1060 ca – 1100) in posizione quasi centrale nel dipinto… Questi richiami emergono tanto più ora, accentuati dal simbolo che avete inserito. Spiegateci come è nata l’idea di questo lavoro grafico e i “passi” per realizzarla.
Jahn – “Crusaders Before Jerusalem”  è un’opera straordinaria. Racchiude in sé epicità, misticismo, adorazione. Quando l’ho vista, sono rimasto subito affascinato e mi son detto: «Questa è la raffigurazione perfetta per la nostra copertina». Vedendo la disposizione dei soggetti, ho immaginato subito che al centro potevamo metterci il simbolo del Graal e del Sangue di Cristo, che è poi l’immagine che rappresenta il progetto. Non ci ho lavorato neanche tanto: ho solo sistemato alcuni piccoli dettagli e un po’ i colori, e la copertina era pronta, come se fossi stato guidato direttamente verso questa immagine. Sono molto soddisfatto del risultato ottenuto. L’immagine, l’ho vista come se tutto il popolo fosse lì per ammirare il Santo Graal: dal condottiero ai cavalieri, dai sacerdoti ai semplici paesani, tutti uniti in un’unica direzione. Se poi vogliamo immaginare i Sangreal al centro dell’immagine, possiamo anche vederci come se fossimo circondati dai nostri fans o da chi vorrà semplicemente ascoltare le nostre canzoni e le tematiche proposte.
È una composizione grafica affascinante. Colgo l’occasione per chiedervi se vi è mai capitato di scegliere un disco basandovi solo sull’immagine della cover. Se sì, quale?
Ale – Assolutamente sì! Soprattutto alla fine degli anni ’90, quando è scoppiato il boom del power ed epic metal, cercavo di arricchire continuamente la mia collezione di CD, acquistandone anche a scatola chiusa, ispirato dalla copertina. Ad esempio l’esordio degli Hammerfall, “Glory To The Brave”, oppure “Dominion” dei Kamelot: due album accompagnati da cover sontuose, che si sono rivelati anche pregevoli dal punto di vista musicale. Non sono però mancate le cantonate, con dischi di vere e proprie meteore, che sono finiti a prendere polvere negli scaffali. Mi vengono in mente i misconosciuti Archontes dalla Russia, con una copertina ispirata a Leonardo Da Vinci, oppure i sudamericani Legend Maker, decisamente debitori dei Blind Guardian e dello stile epico – avventuroso di Marshall.Già che siamo in tema di curiosità… Il Santo Graal è tradizionalmente una coppa d’oro brillante, e nel libretto che accompagna l’album predominano toni luminosi e caldi, ma quali sono invece i vostri colori preferiti, e perché?
Jahn – Penso che i colori fanno parte della nostra vita, e da essa estraiamo quelli che più ci rappresentano. Tutto deriva dal nostro stato d’animo e dal nostro modo di essere. Con il colore possiamo trasmettere dei significati nascosti e rappresentare molto della personalità di ognuno di noi. Dalle persone con personalità più aperte e conviviali, alle quali attribuirei sicuramente colori caldi, a quelle più chiuse e introverse, che rappresenterei con colori più freddi. Personalmente mi piacciono i colori più freddi come il clima freddo; di carattere mi piace star spesso lontano dalle grandi masse, e in particolare adoro il colore azzurro. Da piccolo ero convinto di aver gli occhi azzurri… fin quando la maestra non mi disse di andarmi a vedere allo specchio, e fu una batosta! Sono talmente attaccato a questo colore che ho contagiato pure mia figlia, perché fin da piccola è il suo colore preferito.

Quali sono secondo voi le copertine migliori finora disegnate da altri artisti?
Ale – I miei gusti sono cambiati nel corso del tempo. Se alla fine degli anni ’90 prediligevo copertine disegnate, da artisti come Marshall e Luis Royo, ora le mie preferenze sono decisamente per cover più moderne, che utilizzano la fotomanipolazione e gli effetti digitali al computer. Ho adorato “Nightfall in Middle Earth” dei Blind Guardian e ugualmente la più scanzonata “Better Than Raw” degli Helloween, mentre recentemente citerei “Ghostlights” di Avantasia e “Show Me How To Live” dei Royal Hunt.
I vostri artisti o fotografi preferiti?… E non vale rispondere tutti insieme: «Jahn»!
Jahn – Più che l’artista preferito, ho sempre ammirato l’idea e l’opera che questi geni son riusciti a concepire. La genialità di Leonardo da Vinci è una cosa inspiegabile, come se fosse un viaggiatore del tempo e fosse tornato indietro centinaia di anni.  La mente di Salvador Dalì, che ti fa rimanere bloccato davanti alle sue opere a cercar di capire e intravedere il mondo e l’attimo che voleva rappresentare. La perfezione delle opere di Michelangelo, del Bernini o di Giotto, le geometrie di Palladio. Ce ne sono talmente tanti che è difficile elencarli tutti. Adoro il tema fantasy, quindi anche le raffigurazioni, ed essendo un grande fan di Tolkien potrei dire Alan Lee, ma mi piacciono anche le opere di Luis Royo e Andreas Marschall… tanto che negli anni ‘90 non mi lasciavo scappare neanche un disco che avesse una sua copertina. Con Jahn Vision Art sono rimasto molto legato proprio allo stile di Marshall nel creare l’immagine, anche se mi ritengo ad anni luce dalla sua tecnica.

Completiamo come da tradizione l’intervista con uno spazio finale dedicato interamente alla band. Prego, Sangreal… a voi la conclusione scrivendo quello che volete: libertà di espressione!
Vogliamo ringraziare Art Over Covers per lo spazio che ci ha dedicato e per un’intervista finalmente un po’ diversa dai soliti canoni. Ci auguriamo che dopo questa lettura, qualche appassionato di Epic metal e di questo tipo di tematiche nei testi voglia dare un ascolto a “Sangreal”, per dare una possibilità alla nostra musica. Abbiamo messo tanta passione in questo album e stiamo riscuotendo ottimi riscontri in giro per il mondo, ma ogni feedback, ogni commento, ogni incoraggiamento, ci dà la forza per continuare il nostro progetto e la voglia per creare, perché no, un secondo capitolo.