Anno d’uscita: 1985
Sito web: http://www.officialsmiths.co.uk/tqid/
Nel cinema e nella musica sono molti gli artisti che hanno scelto per etica una dieta vegetariana o vegana: Natalie Portman, Jim Carrey, Jared Leto, Alanis Morissette e Avril Lavigne sono solo alcuni dei nomi illustri che hanno deciso di cambiare la propria alimentazione.

Sentire parlare persone famose della propria educazione culinaria che non include il consumo di carne e pesce è ormai una consuetudine ai giorni nostri, e per molti, un nuovo credo, una alternativa scelta di vita. Il discorso virale di Joaquin Phoenix comunicato alla notte degli Oscar 2020 dopo aver conseguito l’ambita statuetta è diventato un monito, una speranza per tutte le persone che nell’anonimato si battono per i diritti degli animali quotidianamente.
L’informazione è alla portata di chiunque, tanto da essere impossibile che oggigiorno non si conoscano le pratiche brutali dell’industria della carne. Negli anni’80 essere vegetariani però, per l’opinione pubblica aveva una connotazione diversa e guardata in modo molto differente, se non additato a stranezza.

Fortunatamente chi sdoganò questo preconcetto della maggioranza “carnista” fu all’epoca Paul McCartney che, assieme alla moglie Linda McCartney verso la fine degli anni’70 si convertì a una dieta Veg assolutamente pacifista dopo aver visitato una fattoria di un loro amico in cui venivano allevati agnellini.
Ma il titolo di pioniere che decise di mettere provocatoriamente in immagine la propria protesta contro il consumismo carnivoro è da attribuire a Steven Patrick Morrissey dei britannici The Smiths. Morrissey convertì il suo sdegno “sloganandolo” nella copertina del disco titolato esplicitamente “Meat is Murder” senza tanti giri di parole.

L’immagine è una foto in bianco e nero che ritrae un soldato ripreso nel documentario di Emile de Antonio sulla guerra del Vietnam “In the Year of the Pig”, del 1968. La scritta che si legge sull’elmetto del marine, il cui nome era Michael Wynn allora ventenne, è frutto di una post-produzione adattata per l’artwork dell’album; la dicitura originale infatti era “make war not love”: altra provocazione che riprende lo stile del soldato Joker in “Full Metal Jacket”.
La fotografia del ragazzo, come si nota è ripetuta quattro volte nel front del vinile, come un manifesto creato in serie, a scopo pubblicitario e propagandistico riprendendo lo stile di Andy Wahrol, mentre nel cd e nella musicassetta era mostrata nella sua interezza. Correva l’anno 1985 e per il pubblico vedere questa copertina fu un vero shock destabilizzante, che faceva vacillare la correttezza della consueta abitudine di consumare carne.
Morrissey fu il primo artista ad utilizzare il mezzo della musica e dell’arte visiva per comunicare un messaggio che andasse oltre la politica e la ribellione sociale, trasformando la dieta vegetariana in una causa valida che potesse riguardare davvero tutti. “Meat is Murder” aprirà una nuova strada di linguaggio al cantante britannico che negli anni a venire farà della provocazione e del suo esporsi in prima persona senza compromessi per cause a lui insite, il proprio cavallo di battaglia. Sarà scelto anche come testimonial per campagne PETA: associazione per i diritti degli animali famosa per i suoi metodi non troppo ortodossi.Il collegamento tra il soldato e la scritta “Meat is Murder” è stato chiaramente spiegato dallo stesso frontman in un’intervista nel 1985 su Melody Maker additando la poca efficacia dei messaggi degli animalisti al loro modus operandi troppo pacato e remissivo: «I gruppi animalisti non fanno alcun progresso perché la maggior parte dei loro metodi sono molto pacifici. Mi sembra che quando qualcuno tenta di cambiare le cose in maniera pacifica, in realtà sta solo perdendo il suo tempo. E mi sembra che ora come ora, l’immagine della copertina dell’album illustri l’unico modo che possiamo usare per sbarazzarci di cose come l’industria della carne, o come le armi nucleari, bisogna dare alle persone un assaggio della loro stessa medicina.»
Secondo Morrissey era dunque necessario dare una scossa ad azioni se pur guidate da giustissime cause, troppo inoffensive verso una maggioranza pronta a contestare la non accettazione di qualcosa di diverso che andasse a toccare lo stomaco e… il gusto.

Nel 2018 Moby, altro vegano militante da anni, ha dato un suo tributo artistico come gli Smiths per la bellissima copertina di “Everything Was Beautiful, and Nothing Hurt”, leggetela qui: (https://www.artovercovers.com/2019/01/22/moby)
Sara “Shifter” Pellucchi