Anno d’uscita: 1969, 1971
Sito web: https://www.thebeatles.com/
Molte canzoni dei Beatles nascono da suggestioni visuali o oniriche. Basti pensare a “Being for the Benefit of. Mr Kite!”, in cui John Lennon si lasciò ispirare da un manifesto di un circo di epoca vittoriana comprato in un negozio di antiquariato e cercò di riprodurre nelle liriche e nella musica del brano la magia, ma anche la concretezza, del mondo circense. O “A Lucy in The Sky with Diamonds”, che lo stesso Lennon dichiarò ispirata da un fantasioso disegno realizzato dal figlioletto Julian dedicato ad una compagna di scuola.
Se però questi brani, tratti dall’epocale album “Sgt. Pepper”, appartengono ad un periodo esplicitamente psichedelico ed immaginifico, non è così per altre composizioni precedenti, basate su tematiche più tradizionali come, ovviamente, l’amore in tutte le sue sfaccettature. Eppure anche i brani degli esordi hanno ricevuto, a posteriori, un corredo di immagini visionarie e avanguardistiche che ancora oggi, a cinquant’anni di distanza, conservano intatto il loro fascino. Stiamo parlando delle opere contenute nel volume “The Beatles Illustrated Lyrics” di Alan Aldridge, pubblicato per la prima volta nel 1969 in due volumi e poi ristampato in numerose edizioni, tra cui quella italiana intitolata “Il libro delle canzoni dei Beatles” edita da Mondadori.
Aldridge fu il curatore del progetto editoriale ed illustrò alcuni dei brani inclusi nel volume. Il suo nome è strettamente legato ai Fab Four. Nel 1966 l’illustratore aveva infatti disegnato la copertina dei libri di John Lennon “In His Own Write” e “A Spaniard in the Works“. Negli anni successivi fu direttore artistico per la Apple Corps.
Dopo lo scioglimento del gruppo si dedicò a diversi progetti, tra i quali una attività come direttore artistico dell’Hard Rock Café per il quale disegnò il marchio originale.
Tornando al libro, tutte le liriche delle canzoni sono illustrate da artisti dell’epoca, molti dei quali non sono noti in Italia. Tra i tanti, vale la pena però citare Eduardo Paolozzi, scultore ed incisore di origini italiane e precursore della Pop Art britannica, sotto la guida del quale Stuart Sutcliffe studiò arti figurative ad Amburgo. Paolozzi è l’autore del disegno per “Let It Be”, una sorta di poster dove sono presenti simboli militari, automobili e piccole figure umane schierate a comporre un ensemble di difficile interpretazione.
I brani sono quasi tutti di Lennon/McCartney, mentre solo alcune canzoni di Harrison sono presenti, e soltanto due sono di Ringo Starr. Accompagnano i testi molti commenti dei quattro musicisti e di Yoko Ono, relativi alla composizione delle canzoni o a tematiche di attualità come i pensieri di John relativi alla contestata presenza della stessa Yoko nella band. Compaiono non solo brani tratti dagli album ufficiali, ma anche pezzi come “That Means a Lot”, “It’s For You” o “From a Window”, che vennero incisi da altri artisti dell’epoca come Cilla Black o Billy J Kramer and the Dakotas.
Molte delle immagini presenti colpiscono il lettore per il loro impatto a volte sconcertante, a volte (raramente, a dire il vero) più rassicurante. Le illustrazioni sono enigmatiche e suggestive e frequentemente si presentano come visioni oniriche, grottesche, inquietanti, erotiche. Molte rappresentazioni appaiono come frutto di libere associazioni mentali e molto spesso sono difficilmente decodificabili a prima vista. Lo stesso Aldridge fu profondamente influenzato dal surrealismo di Mirò e di Dalì, ma anche dalla esuberanza della Pop Art.
Tra le immagini più significative meritano una citazione il Lennon dormiente dello stesso Aldridge (“There’s a Place”), la donna che sorregge un cuore ricolmo di liquido con un uomo in ammollo di Kenichi Matsunaga (“Love of the Loved”), una scarpa dal tacco vertiginoso che in realtà è una falce di luna di Roland Topor (“Hold Me Tight”), volti ammassati e corrucciati in espressioni violente immersi in un colore blu petrolio (“A World Without Love”, ancora di Aldridge), volti e corpi femminili negli atteggiamenti più svariati. Ma non mancano i riferimenti al mondo dei cartoni animati: Braccio di Ferro, ad esempio, è riprodotto per ben due volte, una delle quali a simboleggiare Lennon in “The Ballad of John and Yoko”.
Le tecniche e i generi utilizzate dagli artisti sono molto diverse, dal body painting alla fotografia, alla china, all’acrilico. Tra le immagini più celebri il logo di “Revolution”, che è stato poi ripreso dall’omonima mostra sugli anni Sessanta approdata lo scorso anno anche a Milano.
Sfogliando questo volume la soggettività di ciascun lettore si lascerà attrarre – o respingere – da immagini differenti a seconda del proprio stato d’animo o della sensibilità individuale. Resta il fatto che “The Beatles Illustrated Lyrics” è un libro che non può mancare non solo nella biblioteca di ogni beatlesiano, ma anche di tutti coloro che sono attratti dal connubio tra rock ed arte e dall’iconografia degli anni Sessanta in particolare. “And a splendid time is guaranteed for all”!
Maria Macchia
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