Anno d’uscita: 1986
Sito web: https://www.slayer.net/
Sangue, morte, demoni, macabri rituali: questo è lo spettacolo di paura che campeggia sulla copertina di “Reign in Blood”, il terzo disco degli Slayer uscito nel 1986 che è diventato una pietra miliare del Metal estremo. L’agguerritissimo quartetto americano, infatti, non si è semplicemente limitato a sfornare un classico del Thrash Metal ma con l’album in questione ha gettato le basi per lo sviluppo di alcuni dei sottogeneri Metal più spinti.
Pur appartenendo indubbiamente al filone Thrash, “Reign in Blood” dal punto di vista sonoro ha ben poco da spartire con le coeve pubblicazioni degli altri Big Four (Metallica, Megadeth e Anthrax) i quali, dopo dei rabbiosi debutti, decisero di rendere più melodico il proprio sound. Gli Slayer scelsero una strategia diametralmente opposta, optando per sonorità asciutte, brutali e scrivendo canzoni corte, intense e velocissime: in meno di mezz’ora i più vari orrori sono sciorinati senza un attimo di respiro o un’esitazione grazie alle micidiali chitarre di Kerry King e Jeff Hannemann (R.I.P.), alle urla disumane del bassista Tom Araya e soprattutto alla furiosa velocità e alla implacabile precisione del batterista Dave Lombardo.
Tutti tasselli di un puzzle che danno vita a un’uscita discografica in grado di surclassare ampiamente in brutalità e pesantezza qualunque altra proposta musicale mai sentita fino ad allora, carica di atmosfere ossessive e di echi anticipatori dei Death e Black Metal (specialmente l’utilizzo della tecnica del tremolo sulla chitarra). Le tematiche affrontate nei brani sono perfettamente coerenti con l’infernale vortice di lamenti creato dagli Slayer, assestandosi su immaginari diabolici e cronache di serial killer.
La copertina di questo disco è stata realizzata da Larry (Lawrence) Carroll, scomparso il 21 maggio 2019 all’età di 65 anni. Carroll non è stato l’art director solo di “Reign in Blood” ma anche dei successivi “South of Heaven”, “Seasons of the Abyss” e “Christ Illusion”.
“Reign in Blood” come le altre tre a seguire non poteva che essere una ennesima fosca, dissacrante e tetra visione degli inferi: in un oscuro antro prendono forma gli orrori più indicibili, torture, cadaveri mutilati, diavoli, teste impalate, un fiume di sangue che trasporta un’incommensurabile folla di anime perdute e al centro una macabra portantina che reca un demone dalla testa di capra assiso su un trono.
L’intera scena può essere letta come un aggiornamento o una rivisitazione dell’Inferno Musicale di Hieronymus Bosch, il pannello di destra del trittico “Il Giardino delle Delizie” (1480–1490), ed è piena di curiosità e particolari nascosti: l’uomo infilzato al muro con una lancia ha le sembianze di un amico dell’illustratore, tale Tom Dillon; qualcuno ritiene che i portantini assomiglino ad alcuni componenti degli Slayer, infatti, quello che indossa la mitra sembra Tom Araya con il viso allungato, mentre quello a destra ha dei tratti che ricordano vagamente il chitarrista Jeff Hannemann; si dice anche che nel dipinto siano celati alcuni personaggi storici, come Gesù (a destra sullo sfondo), Paul McCartney e Cristoforo Colombo (la testa in basso a sinistra).
Appare subito chiaro che la copertina sia il corrispettivo visuale di una precisa canzone contenuta nel disco, ovvero la conclusiva “Raining Blood”, che può essere considerata una sorta di “quasi titletrack”: essa non dà il nome all’album ma si pronuncia quasi esattamente come il titolo di esso; è tutto giocato sulla somiglianza fonetica tra “Reign in Blood” (“regno nel sangue” o “regnare nel sangue”) e “Raining Blood” (“sangue che piove”). Non a caso è presente un fiume di sangue: si tratta del Flegetonte, in cui Dante colloca i violenti, mostratigli dal centauro Nesso(Inferno XII).
Va rammentato che il sommo poeta lo descrive come un corso di sangue bollente: il Flegetonte, nella mitologia greca, era un fiume di fuoco e, assieme a Lete, Cocito,Acheronte e Averno, un tributario dello Stige. Dunque chi sulla Terra impone il suo volere e opprime il prossimo con la violenza annegherà, nell’Oltretomba, in una pioggia infinita di sangue.
E la presenza dei copricapo vescovili e papali rammenta come spesso persino gli uomini che si ergono a difensori della spiritualità siano colpevoli di immondi crimini, deturpando il nome di Dio e sfruttando la religione per proprio tornaconto. Ma alla fine dei tempi il cielo si squarcerà e ricoprirà la terra di acqua tramutata in sangue, memore della prima piaga d’Egitto; non manca molto perché delle rosse nubi cariche di Giustizia Divina si addensino e aprano le porte dell’Apocalisse.
Nik Shovel