-Introduzione e domande a cura di Sara “Shifter” Pellucchi e Nik Shovel-
Con una discografia così lunga e ricca non avremmo potuto non farci quattro chiacchiere. Ecco oggi pubblicata sul nostro sito l’intervista agli Ancient Dome, longeva band thrash metal italiana, all’attivo sulla scena musicale da quasi vent’anni. Le grafiche dei loro album richiamano molto l’estetica anni’80 futuristica e spaziale: un ottimo spunto per le nostre domande!
Ciao ragazzi e benvenuti su Art Over Covers, avete voglia di parlarci un po’ di come è nata la vostra band?
Ciao e grazie mille per questa bella e interessante possibilità e modalità d’intervista… ci è subito piaciuta l’idea e siamo contenti ci abbiate ricontattato. Vi risponde Pol, chitarrista ritmico e unico membro fondatore degli Ancient Dome rimasto ad oggi in formazione. Cerco di riassumere in pillole, gli AD nascono nel 2000, partendo come cover band delle formazioni metal più famose che possono venirvi in mente. L’attività live è cominciata più tardi, ormai nel 2004 dopo la prima demo “Once Were Thrashers”, seguita nel 2005 dall’Ep “Ancient Dome” con il quale abbiamo cominciato ad ampliare la nostra fragile “fama”. Nel 2008 un nuovo promo ci permette di entrare nel roster Punishment 18 Records, sodalizio che dura ormai da più di una decade, con la produzione del debut “Human Key” nel 2009, del secondo capitolo “Perception Of This World” nel 2010, senza contare il terzo album “Cosmic Gateway To Infinity” del 2014 e l’ultimo nato, “The Void Unending” del 2017, al quale stiamo lavorando per dare un seguito in questi mesi di scarsa attività live.
Quant’è importante secondo voi l’immagine per la vostra musica?
Diciamo che lo è sempre stata, e siamo sempre stati convinti che in certi campi l’abito contribuisca molto a fare il monaco, e per quanto alla fine sia la musica a contare alla resa dei conti, una bella copertina che sappia inquadrare l’argomento di cui l’album parla invoglia certamente all’ascolto.
In alcuni dischi (“The Void Unending”, “Cosmic Gateway to Infinity” e anche “Cosmic” promo) c’è un riferimento allo spazio, quindi vi chiederei… che significato ha per voi l’Universo? Anche perché nel primo sembra negativo e nel secondo positivo
Lo spazio, questo sconosciuto… in realtà hai visto bene, negli ultimi due album ed anche nel primo (con una manciata di brani che abbiamo concepito come parte a se’ stante dal titolo “The Human Key Saga”) abbiamo portato avanti un concept basato su tematiche di stampo sci-fi. Niente del tutto originale, intendiamoci: robot che prendono il sopravvento, uomini che fuggono verso lo spazio sconosciuto per trovare una via di fuga e altri colpi di scena che ancora saranno da svelare, considerato che la storia non è ancora finita… l’universo risulta la spinta al nostro subconscio, che porta l’uomo a non volersi imporre barriere, ma a continuare a “guardare in alto” e ritrovarsi sempre a sognare di esplorare l’ignoto.Ho notato la tendenza a utilizzare da una parte copertine elaborate e dall’altra artworks abbastanza grezzi sia graficamente sia come tematica in puro stile Thrash delle origini (“Blast from the Future”, “Hunting The MILF”, “Once Were Thrashers”), in base a che cosa scegliete la grafica delle cover? La differenza delle immagini è anche influenzata dalle tematiche delle canzoni o da un eventuale concept?
Diciamo che non c’è una scelta precisa in base alla quale scegliamo un artwork rispetto all’altro, ma possiamo di certo dire che, per quelli che hai citato e che sono ep/demo/raccolte rispetto agli album, tendiamo sempre a scegliere grafiche più “scanzonate” e ad immergerci in quelli che tante volte sono proprio i cliché del thrash metal. Le tematiche dei brani ed il concept di fondo portano invece a studiare maggiormente soggetti e ambientazioni, ma ti rimando alla domanda precedente dove penso di essere stato abbastanza esaustivo, senza tediare oltre.
In alcuni dischi appare la figura del chitarrista: che significato assume? E perché ha sempre una chitarra a “V”?
La figura del chitarrista è nata insieme a Daniele, che aveva realizzato la nostra prima demo; diciamo che simboleggiava metaforicamente il lato “antico” del nostro sound, peraltro sottolineato dal titolo scelto per la prima demo, “Once Were Thrashers”, che derivava da un film uscito in quegli che aveva colpito Cuzzo, il nostro bassista di allora, ovvero “Once Were Warriors” (poi ripreso nel 2015, quando appunto lo abbiamo ri-registrato in occasione del suo decennale e dei 15 anni della band, col titolo “Once Were Thrashers… and Still We Are”). La chitarra a “V” deriva banalmente dalla mia passione per quel tipo di strumento, per cui ho chiesto che il nostro anziano soggetto ne avesse un modello.
“Perception Of This World” in copertina sono presenti gli opposti di caldo e freddo e vari monumenti famosi: si tratta di un concept sul riscaldamento globale o è semplicemente una visione apocalittica? Perché avete scelto quei particolari monumenti?
Mi sembra simpatico raccontarvi la “genesi” di questa copertina, diciamo un po’ particolare… eravamo in pizzeria io, il nostro vecchio chitarrista Ale, il nostro fonico Davide e il nostro grafico d’allora, Tiziano; dopo delle pizze imbarazzanti per comuni mortali e un bel po’ di liquido ambrato, abbiamo cominciato ad abbozzare un’idea di copertina, che personalmente ritenevo banale e scontata ma mi piaceva alquanto. Tiziano ha cominciato a disegnare la copertina sul tovagliolo di carta sporco che aveva appena usato, scansionandolo poi a casa e partendo direttamente da quell’idea per sistemarla e renderla definitiva. Niente olio su tela o acrilico, solo un tovagliolo sporco di passata di pomodoro per noi! Il testo di “Perception Of This World” non si rivolge direttamente all’attualissimo tema del riscaldamento globale, ma in generale critica la concezione dello sfruttamento delle risorse, dell’ambiente e indirettamente delle persone che hanno meno potere di decisione sulla faccia della Terra perché svantaggiate; da qui il voler unire gli opposti, aggiungi poi qualcuno dei monumenti più famosi in circolazione al collasso, e il gioco è fatto!
Mi sembra che le copertine ricordino un po’ quelle degli Heathen, può essere? “Human Key” ad esempio ricorda “Breaking the Silence”.
Questo è un colpo basso, lo so! Mi avete spiato e monitorato sui social (che non ho), per poi mettermi in difficoltà e in imbarazzo con questa domanda… scherzi a parte, io adoro gli Heathen, sono sul podio delle mie tre band preferite, quindi fa solo piacere essere a loro accostati. Devo dire però che, per quanto ami anche le loro copertine, non abbiamo preso ispirazione da loro a livello grafico, ma solo strumentale. Però accomunare “Human Key” a “Breaking The Silence” è alquanto clamoroso, quindi non posso che ringraziare! Detto ciò, essendo profondo estimatore degli artwork realizzati a mano e pur venerando la nostra prima copertina, non posso che preferire quella degli Heathen (scatta sempre il fanboy, inutile negarlo).
Avete una lunghissima discografia; tra questi dischi quale è stato il più difficile da elaborare come artwork? I grafici sono sempre stati sulla stessa vostra linea per elaborare le copertine?
Bene, c’è chi ci dice che abbiamo fatto pochi dischi, solo 4 album dal 2000 ad oggi, e posso capirli, ma considerato che il primo full length risale al 2009, 4 dischi in 10 anni non essendo la nostra attività primaria direi che va benissimo! La copertina più difficile da concepire è stata probabilmente l’ultima, quella di “The Void Unending”, perché mettere d’accordo 5 teste come quelle degli attuali membri della band è impresa davvero ardua. Ci è voluto un po’ per concepirla, dopo varie sessioni di brainstorming post prove, e come era già avvenuto per “Cosmic Gateway To Infinity”, ho realizzato una bozza talmente brutta che avrebbe scoraggiato chiunque dal prenderla come esempio, chiunque a parte Mario Estuardo Lopez Morales, il grandissimo artista guatemalteco che ad oggi ha disegnato per noi ben 3 cover (i due album citati più l’artwork in bianco e nero dello split 7″ “Blast From The Future”, uscito nel 2013 con gli amici veronesi degli ormai sciolti Metalheadz). Diciamo che ha sempre preso uno spunto iniziale dall’idea da me mal espressa, rendendo poi il tutto professionale con le splendide opere che potete ora ammirare sui nostri dischi e di cui andiamo davvero fieri. Ora Mario Lopez è rinomato anche in Italia per aver realizzato le copertine di nomi più noti del nostro del panorama underground e non solo, ma mi piace ricordare che probabilmente lo abbiamo “importato” noi qui nel belpaese, appena dopo gli Absinthium, tra il 2011 e il 2012.
Da cosa è derivata la scelta del vostro moniker e cosa significa?
Deriva da un’idea del nostro primo batterista Sira, che voleva trasmettere la visione di una band ancorata alle amate sonorità del thrash metal degli anni ’80… Ancient Dome (of Thrash), l'”antica dimora del thrash”. La proposta è andata via via modificandosi nel tempo, ma le radici rimangono ben salde nella Bay Area…
Dopo tutto questo parlare, in conclusione cosa volete trasmettere attraverso le vostre immagini dell’artwork e con i vostri video? Che obiettivi vi siete prefissati?
Bella domanda: per essere onesti, non è mai esistito qualcosa da voler trasmettere, ma si è sempre voluto lasciare un’immagine che potesse andare a braccetto con le nostre tematiche e che potesse, consentitemi l’espressione, resistere alla prova del tempo; speriamo di esserci riusciti. Di video, escluso qualche live ripreso da amici, alla fine ne abbiamo uno solo, che ho amatorialmente assemblato con spezzoni di filmati dalla registrazione dell’ultima fatica in studio, quindi l’intenzione era di deliziarvi con la nostra bellezza!
Vi è mai capitato di acquistare un disco solo per l’immagine della cover? Se sì quale?
Quando non era possibile ascoltare in anteprima, con l’estrema facilità odierna, qualsiasi canzone di qualsiasi band sparsa ai quattro angoli del globo, la copertina aveva il suo peso nella scelta di un album da acquistare piuttosto che un altro. Parlando per me, sono stato colpito da così tante copertine ed ho acquistato così tanti album solo per l’artwork che ispirava l’immaginazione, che non saprei da che parte cominciare ad elencarli. Ma se considerate che, con i mezzi a disposizione oggi, continuo ad acquistare lavori anche a scatola chiusa, sono un discorso a parte. Giusto per citare qualche full length, mi vengono in mente “Endless War” dei Realm, “Killing Technology” dei Voivod, “The August Engine” degli Hammers Of Misfortune (la versione vinile, presa a Seattle per pochissimi dollari), “Void Terra Firma” e “Beyond Recognition” dei Defiance, “Brain Damage” dei Vendetta, “First Among Equals” dei Dyoxen, “State Of Insurgency” degli Hexen… direi che bastano, anche se potrei continuare ancora per molto! Ricordo anche un aneddoto simpatico, che calza con la domanda: ordinai il mio primo disco degli Agent Steel una ventina di anni fa, il mitico “Unstoppable Force” (la ristampa del 1999 della Century Media, che ho dovuto attendere per un mese e mezzo prima che il negozio riuscisse ad averlo), senza sapere chi fossero ma avendo apprezzato molto il moniker e l’illustrazione sulla t-shirt di un ragazzo incrociato ad uno dei millemila concerti fatti in locali che ora non esistono nemmeno più… altri tempi, perdonate l’amarcord.Il vostro colore preferito e perché
Mi avvalgo della facoltà di non rispondere! Scherzi a parte, in sostanza direi banalmente nero, ma in realtà anche il verde ha il suo perché… ma sì dai, verde nero!
Quali sono secondo voi le copertine migliori finora disegnate di altri artisti?
Prima che diventasse una sorta di moda, senza nulla togliere anche alle sue opere attuali, che rimangono ad altissimi livelli, avrei senza dubbio risposto che quelle di Ed Repka hanno fatto storia e non temono rivali. Ultimamente sono piuttosto interessato al movimento progressive dei 70s, quindi difficile non citare Roger Dean e tutto il suo immaginario sfociato in decine di fantastiche cover!
Un artista preferito per le copertine con cui vi piacerebbe lavorare in futuro, senza nulla togliere al vostro grafico, s’intende!
Ci sono tanti nomi che mi sovvengono, tutti artisti che realizzano a mano le copertine (personalmente, non sono un grande amante della “computer grafica”, correggetemi se non è il termine corretto); mi vengono in mente Andrei Bouzikov, Dimitar Nikolov e l’italiano Marco Hassman, tutti nomi che avevamo già ipotizzato di contattare a suo tempo. Mi piacerebbe anche lavorare con Paolo Girardi, pittore del centro Italia che sta lavorando moltissimo ultimamente, anche con band piuttosto note (mi sovvengono Manilla Road e Power Trip, giusto per citarne un paio): il suo stile è molto evocativo, ma credo non sia calzante per la nostra proposta, purtroppo.
I vostri artisti preferiti o fotografi.
Non sono un profondo conoscitore d’arte, tantomeno di fotografia, lo ammetto candidamente. Ho solo imparato ad apprezzare molto, col passare degli anni, quegli artisti che hanno reso note alcune fra le mie band preferite di sempre. Mi riferisco a Repka, Hugh Syme (vedi la discografia dei Rush), Travis Smith, il già citato Roger Dean, solo per citarne alcuni. Ovviamente sto parlando solo a titolo personale, non di band.
Libertà di espressione, diteci pure qualcosa che avete voglia di comunicarci!
Mi sembra di aver già scritto abbastanza, quindi ringrazio chiunque abbia avuto la pazienza di leggere tutto il mio sproloquio. Vi ringrazio ancora sentitamente per lo spazio offerto, e ne approfitto per fare qualche marchetta e segnalarvi che potete rimanere sintonizzati con noi tramite Facebook, basta cercare Ancient Dome e vi appaiono subito le nostre brutte facce. Se invece siete stati tentati da questa intervista, abbiamo anche una pagina Bandcamp dove potete supportarci acquistando il nostro merch. Stay heavy!