Anno d’uscita: 1925
Regia: Rupert Julian
Nel corso degli anni venti c’è una casa di produzione statunitense che si concentra sulla diffusione di pellicole con protagonisti i principali mostri della letteratura. Il cinema dell’orrore ha il suo primo boom grazie alla Universal, società di produzione fondata da Carl Laemmle, uno degli imprenditori patriarchi della settima arte.
Il primo mostro a finire sul grande schermo è “Il Fantasma dell’Opera”, romanzo horror dello scrittore francese Gaston Leroux. Il lungometraggio, pur riducendo i capitoli del libro, è abbastanza fedele all’opera dello scrittore parigino. Per la locandina si pensa dunque a una scena culto del libro, riportata sul grande schermo dal regista neozelandese Rupert Julian. Erik, il mostro, con lo stratagemma di un tubo per la respirazione, riesce a spostarsi, nuotando sott’acqua, dal suo rifugio ai sotterranei dell’Opera di Parigi.
Nel 1925 il libro di Leroux è un best seller, quindi la maggior parte degli spettatori nordamericani ed europei conosce la scena ritratta in locandina. Il mostro è raffigurato in primo piano, con una mantella rosso porpora, mentre nuota respirando con il tubo. Erik sta per attaccare un uomo che è sceso nei sotterranei del teatro e ed è salito su una barca alla ricerca della soprano Christine Daaé. Questa è raffigurata dietro una grata, mentre osserva la scena, imprigionata dal mostro e impossibilitata a salvare il suo soccorritore. Quest’ultimo dovrebbe essere Raoul de Chagny, il fidanzato della soprano e l’eroe della storia. I conoscitori della vicenda sanno però che il malcapitato in barca, destinato ad essere ucciso da Erik è il conte Philip, il fratello maggiore di Raoul. Non importa chi sia però la vittima, l’affiche vuole celebrare il mostro, in tutta la sua arguzia e malvagità.
Bisogna aver paura del Fantasma dell’Opera, e il poster del film ce lo comunica con efficacia. In alto a sinistra troviamo il nome della società di produzione e subito sopra il titolo del film pure quello di Laemmle. È proprio l’imprenditore cinematografico a presentare l’opera, la prima di una fortunata serie. Sotto il titolo si dà spazio agli attori. Al primo posto c’è, indiscutibilmente, il Fantasma dell’Opera. A interpretarlo è l’uomo dai mille volti: quel Lon Chaney che, con la sua mimica facciale e un avanguardistico make up, da lì in poi fino alla sua tragica morte diverrà l’interprete di terrificanti mostri, resi immortali dal grande schermo. Norman Kerry e Mary Philbin danno il volto, rispettivamente, a Raoul de Chagny e Christine Daaé.
La locandina ci informa dell’imponente dispendio di risorse per la realizzazione del film: le comparse sono più di cinquemila! Uno spazio minore viene riservato all’autore del romanzo e al regista. Julian sul set litigò spesso con Chaney e, in alcune scene, venne sostituito proprio dall’attore protagonista e da Edward Sedgwick. I bisticci interni alla produzione vengono però censurati in locandina e la regia del film viene riconosciuta, seppur in posizione marginale, al solo regista neozelandese.
Sempre nel 1925 viene distribuito un altro manifesto. I nomi dei protagonisti mantengono le gerarchie dell’altra immagine, solo la scena raffigurata è diversa. Qui siamo sul tetto del teatro, dove Erik, mascherato da Morte Rossa, scopre di essere stato tradito da Christine, intenta a baciare Raoul. È la scena clou del libro, quella che porterà Erik alla pazzia. Restano due immagini cariche di pathos, capaci di palesare al meglio la perfidia del Fantasma dell’Opera.
Leonardo Marzorati
Il primo approccio con questa storia fu “Il fantasma del palcoscenico” di Brian de Palma, cioè il musical in versione rock. Lo vidi moltissimi anni fa in una piccola sala d’essai a Milano, e ne fui entusiasta. Queste locandine mi piacciono entrambe, la seconda ha una marcia in più, per i miei gusti beninteso! Mi piace molto il movimento a zigzag del mantello nell’aria.