Anno d’uscita: 1973
Sito web:
https://it.wikipedia.org/wiki/Area_(gruppo_musicale)
Arbeit Macht Frei, “il lavoro rende liberi”. Una frase segnata dal marchio dell’infamia, essendo stata affissa dai nazisti agli ingressi di molti campi di concentramento: la più celebre è quella di Auschwitz. Gli Area decidono di esordire così, a quasi trent’anni dalla Liberazione e dalla caduta del nazifascismo, in un mondo sconvolto da manifestazioni che guardano molto più al marxismo che al nazionalsocialismo.

La copertina del loro album d’esordio resta nella storia come il disco stesso. Un uomo di legno, di cui riconosciamo il busto e le braccia, resta imprigionato da una sorta di cintura di castità che gli blocca tutta la parte inferiore al bacino. Nella mano destra, l’omino tiene una chiave, quindi potrebbe aprire il lucchetto e liberarsi, ma la rigidità del braccio impedisce quel tipo di movimento. La testa è coperta da un cilindro metallico, con una fessura da cui emergono delle labbra sproporzionate. Il braccio sinistro è sciolto, come altri due intravediamo, probabilmente appartenenti ad altri uomini di legno. Ci sono altri omini imprigionati, tutti simili, come se fosse una sorta di esercito di terracotta di incatenati. Il corpo è bloccato e la testa coperta. Gli omini potrebbero parlare e pensare, senza però muoversi e parlare.

I protagonisti della copertina ricordano dei lavoratori senza possibilità di emanciparsi. Il messaggio che dà il titolo al disco suona quasi come una presa in giro. Il lavoro non crea uomini liberi, ma simil-burattini lucchettati.

Il collage ricco di elementi ideologici (falce e martello, kefiah, angioletto), presente sul retro accanto ai membri della band, contribuisce a delineare i punti di riferimento, piuttosto antitetici, di Demetrio Stratos e soci. Il cantante greco è sdraiato di lato, mentre gli altri cinque musicisti (il chitarrista Paolo Tofani, il bassista Patrick Djivas, il batterista Giulio Capiozzo, il pianista Patrizio Fariselli e il sassofonista e clarinettista Victor Edouard Busnello) sono dietro di lui seduti a gambe allungate, come se stessero facendo un sit in di protesta, forma di comunicazione politica molto diffusa negli anni sessanta.

La copertina di “Arbeit Macht Frei” entra nella storia della musica italiana e contribuisce a rivoluzionare anch’essa il rock progressive mondiale.

Leonardo Marzorati