Anno d’uscita: 1989
Sito web: https://it.wikipedia.org/wiki/Warrant
I californiani Warrant, tra i gruppi più rappresentativi del filone Hair Metal, non di rado sono ricordati esclusivamente per il loro secondo album “Cherry Pie” (1990) che ha segnato il picco del loro successo con un doppio disco di platino. Quello che è ancora più sorprendente è che lo stesso straordinario numero di vendite lo aveva ottenuto anche il debutto “Dirty Rotten Filthy Stinking Rich”, pubblicato nel 1989, un disco che riesce a svettare nella miriade di pedisseque proposte che inondano il Glam grazie a un pizzico di energizzante attitudine Sleaze, un lavoro chitarristico di altissima fattura (chiaramente debitore nei confronti di Eddie Van Halen e dell’ondata dei Guitar Heroes) e canzoni molto ben scritte: dall’accattivante opener “32 Pences” all’incalzante “So Damn Pretty (Should Be Againt the Law)”, passando per il granitico Rock di “Ridin’ High” e le immancabili power ballad “Sometimes She Cries” e “Heaven” (abbastanza movimentata la prima, più soft la seconda) i 37 minuti dell’album scorrono piacevolmente senza traccia di momenti morti o riempitivi e ricordano – sia per lo stile che per la qualità di scrittura –  i migliori episodi discografici dei colleghi Poison.

L’aspetto più interessante di “Dirty Rotten Filthy Stinking Rich”, tuttavia, risiede nell’artwork e nella scelta del soggetto: un orripilante e grottesco uomo d’affari (di cui saltano subito all’occhio il gigantesco doppio mento che deborda sui vestiti e il volto subumano, repellente, contratto in una smorfia di ebete autocompiacimento) invade la copertina con la sua ingombrante presenza. Come suggerisce il titolo dell’album questo essere è “schifosamente ricco” oltre ogni immaginazione e numerosi attributi contribuiscono a rendere l’idea di questa aberrante abbienza, su tutti l’onnipresente – e onnipotente – dollaro che appare sotto forma di banconote da 100 (in vece dei radi capelli, del colletto della camicia e dell’involucro del sigaro) e come simbolo $ sulla cravatta rossa e persino disegnato nell’iride; oltre alla cartamoneta risaltano lo sfolgorante Rolex e gli anelli tempestati di pietre preziose che adornano ogni dito della mano sinistra (l’indice ne ospita addirittura due), mentre meno in vista sono un orecchino con diamante, l’anello al naso e i denti d’oro allocati nella bocca disgustosa e sdentata.

La prima riflessione che sorge spontanea è che si tratta di una scelta estetica piuttosto inusuale per il genere Glam, le cui copertine sono solitamente molto leggere e ammiccanti.Il milionario o il politico (l’uomo potente insomma) appare con maggiore frequenza nell’artwork di dischi Thrash Metal o Grindcore: come esempi si possono citare “Rust in Peace” dei Megadeth (sulla cui copertina compaiono cinque capi di stato, tra cui Mikhail GorbacheveGeorge Bush Senior), “World Circus” dei Toxik e “For Whose Advantage?” degli Xentrix per il Thrash, mentre per il Grind fanno testo “Scum” dei Napalm Death (recensita tempo fa: https://www.artovercovers.com/2018/07/26/napalm-death-scum/) e “World Downfall” dei Terrorizer, è assai più raro trovare tali personaggi in ambito Death Metal, anche se un’importante eccezione è costituita dall’album “Spiritual Healing” dei pionieri Death e dal facoltoso predicatore che campeggia sulla copertina.
Interessante è anche il fatto che il nome che la band ha dato al mostruoso uomo d’affari sia Fugazi, una parola slang che può indicare qualcosa di corrotto, di irreparabile oltre ogni limite oppure qualcosa di fasullo (nonché un gruppo Punk americano e il secondo disco della band Neo-Progressive inglese Marillion) e l’una o l’altra definizione sembrano calzare a pennello per questo grasso e deforme essere. Ancora più curiosi sono alcuni dettagli nascosti che si possono osservare capovolgendo l’immagine: una donna dai lunghi capelli emerge dall’orecchio, mentre le rughe e il brufolo sotto l’occhio sinistro formano un uccello dal becco spalancato.
Ora, trovandosi l’orecchio vicino ai capelli/banconota è facilmente intuibile che ciò simboleggia il potere (o, meglio, la presunzione) di ottenere qualsiasi donna grazie a un sostanzioso conto in banca. E per quanto riguarda la simbologia dell’uccello? In varie filosofie e religioni orientali alcuni animali alati rappresentano l’avidità e la cupidigia: il becco che raccoglie il cibo ha la stessa forma di una ingorda mano rivolta verso il basso, con le dita pronte a chiudersi per afferrare qualunque cosa di valore che si trovi alla sua portata; il simbolo della generosità, al contrario, è una mano col palmo rivolto verso l’alto e aperta, tesa a offrire e condividere.

Lo schifosamente ricco Fugazi è l’icona stessa dell’ingordigia, ossessionato dal becchettio incessante dell’impulso irrefrenabile ad accumulare a ogni costo. Ma questo ha un prezzo, talmente alto che non potrà mai valere tutti soldi guadagnati: l’innocenza e la dignità umana. Le unghie della mano sinistra sono verdi, del colore dei dollari, e sono l’indice di corruzione materiale e spirituale; tolti i soldi non c’e niente, non c’è nessuno dietro all’orologio di lusso e al vestito firmato, solo l’ombra di un essere umano. Un essere umano talmente ossessionato dall’essere ricco da capire e vedere solo i soldi; soldi che ne riempiono persino gli occhi, rendendo per sempre opaco lo specchio di un’anima.
Nik Shovel