Anno d’uscita: 2019
Sito web: https://www.facebook.com/electronicbluesfoundation/
Un nuovo progetto prende vita: il 30 marzo 2019 esce il disco d’esordio “Digital Bluesman”. Sono gli Electronic Blues Foundation, che vedono la collaborazione fra il chitarrista blues Luca Gallo, la cantante e sperimentatrice vocale Laura Desideri e il duo di producers elettronici Entropia, ovvero Alex Marenga (aka Amptek) e Dr. Lops. Il concept proposto dagli EBF si incentra sulla destrutturazione dei suoni primordiali del blues e sulla loro ricontestualizzazione tramite le tecnologie digitali in un flusso sonoro che congiunge le radici della musica afroamericana alla contemporaneità delle nuove tendenze elettroniche.
Il progetto si avvale dell’impiego sia di strumenti classici del blues, come la chitarra resofonica o elettrica, che di ritrovati tecnologici per proporre materiale originale e la rivisitazione di alcuni classici attraverso nuove declinazioni sonore. Nell’artwork vediamo proposto uno scenario paesaggistico sfumato con delle collinette e della terra in primo piano, mentre, sulla sinistra, viene posizionata a metà una chitarra Dobro intagliata da forme geometriche.
Soprattutto, invece, troviamo delle linee che sfumano dal grigio, al verde, all’azzurro; sono schede audio, ovvero schede di espansione di un computer che si occupa di elaborare un flusso audio digitale in input (da una memoria o trasferito attraverso una rete) in un segnale analogico o digitale da inviare in output ad una periferica audio (come per esempio un set di altoparlanti o cuffie audio) per essere riprodotto in un segnale sonoro a favore dell’utente. Questo mixaggio non a caso è stato messo nella copertina.
Come ho detto all’inizio il sound dei ragazzi unisce le radici della musica afroamericana a ciò che è la contemporaneità. Cosa c’è quindi di meglio che questi elementi? Gli afroamericani, che per molto tempo sono stati una minoranza etnica rispetto alla popolazione degli Stati Uniti, vennero originariamente portati nel Nord America come schiavi nelle piantagioni di cotone, portando con sé tipiche canzoni polifoniche da centinaia di gruppi etnici. Ecco quindi la rappresentazione della terra, la natura e dell’aria aperta, mischiarsi con ciò che c’è ora di moderno, appunto una chitarra.

Ma il mio pensiero dice che si può andare ancora più a fondo, ovvero le schede audio non sono state messe a caso. Esse stanno a collegare tutti e due gli elementi rappresentati, è ciò che c’è all’interno ed è quindi ciò che ingloba è parte musicale storica e parte musicale moderna, è ciò che è dentro ogni storia di ogni singola canzone: tracce che vogliono rimanere nascoste, ma allo stesso tempo vogliono farne parte! Il passato è alle spalle della chitarra ma, se notiamo bene, sullo strumento musicale si riflette ancora il paesaggio; un chiaro segno che questi ragazzi ci vogliono dare la possibilità di guardare avanti. Ma attenzione: andare avanti non vuol dire dimenticare le proprie radici. Andare avanti vuol anche dire prendere ciò che è stato e riproporlo nella vita moderna.
Antonella “Aeglos” Astori