Anno d’uscita: 1978
Regia:
George A. Romero
“Dawn of the Dead”
, “L’Alba dei Morti”, da noi conosciuto come “Zombi”,1978.  La parola d’ordine stavolta è “capolavoro”, gioiello indiscusso di cinema politico e sociale, il tutto esplode nella sua critica più distruttiva e cinica che mai, sempre più documentaristica, in questa pellicola viene mostrato il centro commerciale, dove puoi comprare tutto solo per apparire; questo rappresenta la summa del più odierno capitalismo o pensiero unico.

Continua la lunga cavalcata sulla destrutturazione della storia americana e non solo, partita da “La Notte dei Morti Viventi”. «Quando l’Inferno sarà pieno, i morti cammineranno sulla Terra».

La prefazione apocalittica per questo film, ci racconta del punto di non ritorno apparente al quale è giunto il genere umano, qui vediamo un uomo che è preoccupato della realtà che lo circonda. Il buon vecchio Romero coadiuvato da Dario Argento per il lancio internazionale, dà voce al suo estro più creativo.

Cominciamo dalla locandina promozionale del film, il taglio basilare ci mostra ancora meglio quella ambivalenza tra “essere” e “apparire”, molto importante per il maestro è descrivere lo stato di confusione di un’epoca che crede di essere arrivata in una sorta di paradiso; qui invece è presente il “colpo di mannaia” che distrugge tutte le nuove credenze.

La tonalità dell’illustrazione, con il conflitto tra il roseo tenue sopra, il buio in basso e il rosso vivo del sangue posto al centro, si rispecchia nel film stesso, rappresentando la perdita di anima e narra la mancanza di emozioni, magistralmente fatta vedere dalle inquadrature e dai dialoghi usati nei momenti utopici di pace dentro il centro commerciale. Il forte richiamo del nero in confronto al colore delicato e luminoso sovrastante dell’alba stessa, la notte passata indotta tramite gli oggetti è passata, metafora del sonno della ragione e del risveglio; tutto questo porta al sintomo che l’invasione non si è arrestata. Ricordo ciò che è stato scritto nella locandina di “La Notte dei Morti Viventi” (https://www.artovercovers.com/2019/02/25/la-notte-dei-morti-viventi/).

Tra l’oscurità e la luce, il tutto perfettamente equilibrato in due metà, viene fatto emergere lo zombi: l’elemento di disturbo, l’ospite indesiderato, come se fosse il richiamo alla nostra coscienza, che spesso nasconde le nostre paure, le nostre colpe e svela gli eventi. Il design minimale, appena abbozzato della creatura stessa che emerge dalla terra è quella di un viso umano distrutto da ferite e rivoli di sangue rosso. Non a caso rappresenta l’unica componente vivida e fa trapelare lo “spauracchio”, quel qualcosa che vive in funzione di spaventare o di rivalsa verso la vita stessa.

Tutto questo viene accentuato dalla dicitura del titolo sempre in rosso che sale dal basso verso l’alto, completando il viso dell’essere nel manifesto, creando una struttura quasi piramidale, come se fosse un forte simbolo di un organigramma sociale.

In questo frangente nel film si è osato il colpo di coda, con relativo ribaltone delle parti e dei ruoli ampliando il dibattito politico religioso già presente nella prima parte della pellicola, molto importante; qui il regista osa mostrare tutte queste ambivalenze incalzando sul concetto della memoria, idealmente rappresentata come il ritorno alla vita e riscoperta di essa da ambo le parti.

Il vero mostro in questione, non è altro che il sogno stesso, quello della possibilità di avere tutto e la relativa facilità di essere omologati in cose dagli oggetti acquistati, mostrando una sorta di fagocitazione; nel mentre i morti viventi altro non sono che le persone (avete capito bene), che rinascono simbolicamente per riaffermarsi. Questa è la metafora visiva che verrà ribadita sempre.

Questa rinascita o Apocalisse ci viene fatta vedere come se fosse un vaso di Pandora creato dallo sfruttamento del benessere, qui si cela la mostruosità stessa.

Questo film reazionario contro tutto e tutti non lesina stoccate a chiunque e non c’è campo che lo zombi non tocca per distruggere; solo ai pochi sopravvissuti che osano avventurarsi nelle avversità egli dà una possibilità di salvezza, non a caso abbiamo l’uomo di colore  e una donna incinta, lui rappresenta quello che l’america non aveva ancora riconosciuto, mentre lei la speranza stessa per una nuova umanità.
Mirco “Nemo” Quartieri