Anno d’uscita: 2017
Sito web: https://www.hempresssativa.com/
La copertina del primo e finora unico LP dell’artista reggae e “lyrical machine” Hempress Sativa ci mostra con chi abbiamo a che fare: una vera potenza, una dea, un programma! Il suo impatto sulla scena musicale è stato talmente forte che molti musicisti importanti l’hanno inclusa in svariati progetti, tra l’altro il grande artista dub Scientist e gli italiani Mellow Mood e Paolo Baldini. Hempress Sativa è parte del movimento di musicisti di enorme talento che recentemente hanno rinnovato il reggae jamaicano, come Cronixx, Protoje, Arise Roots, Chezidek e Xana Romeo.
Il movimento attinge dal raggamuffin. Infatti si avvale come esso di elementi hip hop cantato in un “inglese” creolo giamaicano e molti elementi “slang”. Al contempo si libera però dai suoi vincoli stilistici fin troppo stretti, aprendosi anche ad altri stili musicali. Si è creato cosi un nuovo reggae di forte impatto e grande bellezza. Dietro al nome d’arte provocatorio Hempress Sativa troviamo Kerida Johnson, figlia di importanti esponenti rastafari (ovvero Doris-Ray Johnson e Albert Johnson, aka Albert Malawi del leggendario Yah Love Sound System). Le sue capacità rap sembrano davvero essere soprannaturali. Nei suoi testi senza compromessi le parole si susseguono spesso con rabbia e velocità impressionante a favore della cultura e religione rastafari. Ma Hempress Sativa rappa in modo diverso, spesso si colloca appositamente fuori tonalità. Eppure funziona! Ha dunque creato una nuova e unica forma di espressione artistica di grande potenza, che dal vivo diventa travolgente, anche grazie ai suoi musicisti in parte giovanissimi.
L’artwork mostra un volto femminile dallo sguardo duro e sfidante e utilizza vari simboli che lo spettatore può facilmente decodificare. Innanzitutto riprende moltissimi elementi che troviamo nelle rappresentazioni di divinità faraoniche, come il complesso copricapo pieno di ornamenti tipici della mitologia egiziana e la vestaglia.
In cima al capo è impressa la croce ansata, simbolo sacro sempre dell’antico Egitto, che rappresenta le forze cosmiche e la vita.
L’occhio di Horus, il potente simbolo protettivo del antico Egitto è posto in cima ai gioielli, che pendono a destra e a sinistra del volto. Nella rappresentazione della divinità dei falchi Horos, l’occhio destro simboleggia sole, il futuro e l’attività, l’occhio sinistro è invece rappresentato dalla luna e sta per il passato e la passività.
L’utilizzo di questa metafora, riflette perfettamente lo spirito del movimento citato sopra: tanta energia e determinazione senza denigrare le radici. Ma c’è di più. Infatti gli occhi di Horos venivano spesso collocati sul sarcofago dei faraoni, in quanto associati al percorso verso onniscienza, invulnerabilità e fertilità eterna. Il titolo del album “Unconquerebel”, un gioco di parole tra inconquistabile e ribelle suona altrettanto assolutistico! Ci sono altri riferimenti all’Africa come il collare “a giraffa”, tipico ornamento di vari popoli e tribù del continente nero ma anche asiatici.
Dietro al volto vediamo un muro con grossi mattoni che con ogni probabilità ambientano la divinità all’interno di una stanza di un edificio sacro. Ci sono infatti altri simboli che sembrano appartenere al pantheon egizio. I colori prevalentemente utilizzati sono l’oro e il nero, poi ci sono sfumature blu, tutti colori “divini”! L’oro sfuma a volte nel rosso, il colore del fuoco e della passione! Per concludere, non poteva mancare il simbolo della foglia di marijuana, ovviamente verde, posta centralmente e ben visibile sul torace!
Fabian von Unwerth