Anno d’uscita: 2015
Regia: Robert Eggers
Considerato uno dei più riusciti horror degli ultimi anni, “The Witch” (o “The VVitch”) è un film diretto da Robert Eggers che narra la vicenda di una famiglia isolata vittima di oscuri e sovrannaturali eventi. La fotografia in questa pellicola curata da Jarin Blaschke è una poesia per gli occhi, le tinte naturali e terrene sono la costante muta che adorna la cupa storia. La metafisica degli elementi che compongono la scenografia di un New England rurale è il silenzioso elemento che insidierà la vita delle persone protagoniste.
Il tutto si focalizza sull’inalterata distesa di campagna ai piedi di un bosco, considerato maledetto che invisibilmente intaccherà l’ossigeno con una pestilenza psicologica coinvolgendo umani e animali. La locandina che analizziamo è una delle quattro varianti uscite e ritrae il caprone nero Black Phillip, chiamato così dai figli del padre William, un deviato religioso. Dal sottotitolo “il male prende diverse forme” sono nate altre diverse locandine raffiguranti un corvo, una lepre e una figura femminile presa di spalle.
Il poster è concentrato su un singolo soggetto, la sua posa di profilo di questa bestia fa risaltare meglio lo sviluppo delle sue possenti corna. Sdraiato sul suo giaciglio di paglia egli osserva altrove quello che cresce davanti ai suoi occhi come uno spettatore consapevole. La storia del film ruota anche attorno a lui tanto da idealizzarlo come un personaggio vero e proprio, venendo perfino accusato di essere una delle cause di tutti i mali che accadono a questo piccolo nucleo famigliare.
L’origine del capro ha avuto evoluzioni distorte nel corso della storia, ragion per cui a tuttora è conosciuto e associato ad una figura demoniaca. Ma non è sempre stato così. Per capire meglio questo accanimento è necessario fare un salto nel passato, dall’era dell’antica Grecia.
Il capro, alle origini veniva sacrificato durante le feste di Dioniso, dio a cui l’animale veniva consacrato. Per sfuggire a Tifone durante la battaglia contro Zeus che causò la dispersione degli dei, Dioniso si trasformò in questo animale e arrivò in Egitto. Proprio nel paese egiziano dove approdò era usanza venerare questi animali perché considerati potenti simboli di fertilità e forza. Persino Afrodite idolatrava questa bestia perché emblema di “natura ardente e prolifica”.
Col passare dei secoli però il suo scopo divenne frainteso in simbolo di lussuria e di eccessi sessuali, trasformando la sua simbologia in un’icona sporca, fetida e quindi maledetta, arrivando poi a contaminare perfino il credo cristiano. Nel Levitico viene citato per la prima volta il termine “capro espiatorio”. Nella festa dell’Espiazione venivano sorteggiati due capri: uno veniva immolato e l’altro liberato ma scaraventato in un burrone come espiazione dei peccati o abbandonato in mezzo al deserto al cospetto di Azazel: demone che dimorava nella terra arida maledetta da Jahvé. Il capro espiatorio indica quindi le colpe del popolo che vengono relegate ed emarginate per condurre a una purificazione. Anche Aronne eserciterà la stessa procedura dopo la conquista della Terra Promessa nell’Esodo da parte degli ebrei in fuga dagli egiziani.
All’animale non viene lasciata la possibilità di difendersi, di reagire e soprattutto di fuggire. La vittima in “The Witch” in realtà non è Black Phillip ma Thomasin la figlia più grande, alla quale vengono attribuite tutte le cause delle sventure che si avventano sui componenti della sua famiglia. Lei non ha possibilità di appellarsi a nessuno, a nessuno importano le sue dimostrazioni delle falsità che le vengono attribuite.
Come nella storia passata il fanatismo religioso ha sempre dimostrato di essere perverso e disumano. Il capro espiatorio è sempre stato innocente e il giudizio degli uomini ha sopraffatto il giudizio latente divino. Ma a una azione corrisponde una reazione. E nell’epilogo qualcosa reagirà.
Sara “Shifter” Pellucchi