Anno d’uscita: 1987
Regia: Bernardo Bertolucci
“L’ultimo imperatore” (The Last Emperor) è un film epico e biografico del 1987, diretto dal regista Bernardo Bertolucci. Il soggetto trae spunto da “Sono Stato Imperatore“, ovvero proprio l’autobiografia di Pu Yi.

Il film fu un colossal di successo mondiale, segnò infatti una svolta decisiva nella carriera del regista e ricevette un vasto numero di riconoscimenti che vinse, tra i tanti premi, ben nove Oscar e nove David di Donatello.
La pellicola segue le tappe della crescita del piccolo imperatore Pu Yi all’interno della Città Proibita alternandole con il rimpatrio come criminale di guerra e col procedimento di rieducazione impostogli dalla Cina maoista dopo dieci anni di detenzione. Bertolucci ricevette il rarissimo permesso (soprattutto essendo un regista non cinese) di fare le riprese proprio dentro le mura della Città Proibita, dove si è svolta gran parte della vita di Pu Yi.

La locandina che appare alquanto autoritaria è opera dell’illustratore italiano Renato Casaro, il quale dedicò ben quarant’anni al mondo del cinema nel ruolo di cartellonista. Casaro per i propri poster prende spunto da ciò che è la tradizione pittorica rinascimentale e seicentesca; con pochi tratti riesce quindi a rappresentare il significato profondo del film e a trasmettere così tutta la sua anima. Giusto per fare un esempio possiamo notare questa caratteristica proprio nel dipinto di Beato Angelico, “L’Annunciazione” o “La Scapigliata” di Leonardo Da Vinci, dove l’oro e i colori comunque tenui la fanno da padrone, come se i colori stessi fossero usati in modo tale da poter rilassare l’anima e l’occhio dello spettatore.
Nella locandina, infatti, si gioca molto con due colori predominanti, ovvero il nero che dà un gioco particolare e molto importante alle ombre, e il colore oro per richiamare la ricchezza dell’impero. Nello sfondo dell’immagine vi è raffigurata una scena del film, dove l’imperatore viene condotto all’interno del palazzo e davanti a lui trova un enorme salone dove tutti lo aspettano, pronti a servirlo e riverirlo. (Si notano infatti le stesse figure e la stessa architettura).
La persona inginocchiata davanti a lui, prende spunto da un’ulteriore altra sequenza del lungometraggio. Un mix di situazioni quindi magistralmente mischiate tra loro per poter rendere unica questa affiche. Grazie ad un mirabile iperrealismo (una minuziosa riproduzione del reale, traendone fonte d’ispirazione anche dalla pittura classica).

Renato Casaro è diventato il punto di riferimento di produttori internazionali ed è molto richiesto da registi ed attori di tutto il mondo. L’Iperrealismo non è da confondere con il Fotorealismo, in quanto è vero che tutte e due le correnti artistiche prendono come riferimento le fotografie, ma al contrario dei fotorealisti, gli iperrealisti nelle loro opere giocano con la luce ed effetti pittorici con situazioni surreali e metafisiche, non limitandosi quindi solo alla semplice riproduzione, ma cercano di andare ben oltre, cercando di mostrare un’altra realtà. Il punto di forza dell’Iperrealismo è giocare con lo stupore dello spettatore che non riesce ad accettare che quello che sta osservando sia un dipinto e non uno scatto. Il predecessore di questo movimento è sicuramente stato Caravaggio; nelle sue opere l’oscurità predominante veniva contrastata dalla potete illuminazione che mostrava i soggetti. Una forte luce entra prepotente dalla finestra di fronte e va ad illuminare proprio il piccolo imperatore, mettendo in risalto la sua compostezza davanti alla persona che si è piegata davanti alla sua maestosità; ma al piccolo sembra non importare e la luce potrebbe quindi esortare ad un pensiero di liberazione, una voglia di evadere da tutto ciò che è il suo regno.

Là fuori c’è la libertà, c’è un mondo a lui sconosciuto dove potersi divertire e non pensare come un adulto. Il personaggio di Pu Yi è una figura umana che lascia alquanto confusi e dubbiosi. Non dobbiamo lasciarci suggestionare; questo piccolo grande uomo sogna infatti la libertà che non gli è mai stata concessa. (Ricordiamo d’altro canto che era pur sempre un bambino che non ha potuto godersi il tempo dei giochi). Pu Yi aveva praticamente tutto: un precettore che divenne un padre, due mogli, molti servitori, l’impero della Città Proibita.

Ma era pur sempre il ragazzo più solo della terra. La sua solitudine viene anche rappresentata in un quadro di Jiang Guofang, “La Via della Seta”, dove anche qui l’imperatore è circondato da oro, ma la ricchezza non porta la felicità e in questo dipinto vi è raffigurata tutta la solitudine che il piccolo può provare, ancora di più che nella locandina di Casaro.
L’ombra poi sul pavimento è molto marcata, quasi più di tutte le altre, come ad indicare che il piccolo imperatore ormai è come una persona carcerata; infatti l’ombra rimane immobile, nemmeno lei riesce a divertirsi e ad evadere. La fanciullezza dell’imperatore è stata ormai derubata.
Antonella “Aeglos” Astori