Anno d’uscita: 2007
Regia: 
Takasky Miike 
“Crows Zero”
in originale e “Crows Episode 0” come titolo internazionale,  è un film di Takasky Miike del 2007, tratto da un manga uscito dal 1990 al 1998. In questa locandina si vede già un forte contrasto tra la scritta che dà il titolo all’opera, che sembra scritta da un Writer, in quanto è grezza e fa trasparire un soggetto “puro” e “genuino”.  Nella “s” finale viene fatto un forte richiamo all’ouroburos, simbolo che porta lo stesso significato dello zero stesso, cioè la metafora che tutto torna come prima e si ripete, stranamente incompleto in questo caso, segno che le cose possono cambiare.
La tinta della divisa dei ragazzi ritratti nell’immagine, richiama la figura del corvo, che da il titolo alla pellicola, ed i combattimenti con le mani e i pugni rappresentano il suo librarsi in aria volando, mostrando ai giovani una via che non riuscirebbero a vedere in questa fase della loro crescita; infatti questo volatile si dice che sia collegato alle anime e al viaggio interiore, ed oltre…

Lo sfondo gioca tra i colori del rosso e dell’arancione, richiama varie osservazioni: in primis il sangue, icona degli scontri e dei combattimenti, nel tentativo del compimento di vivere per quello in cui si crede; l’arancione è il simbolo del quarto chakra, il plesso solare, conosciuto come il nostro secondo cervello, quello che vive nel bene e nel male, le emozioni che escono dalle logiche normali, quotidiane e formalizzate e allo stesso tempo rispecchiano la forza di cambiare la propria vita con il coraggio di viverla con la coscienza di un eterno presente. Ciò è rappresentato con la figura del “CHI” nelle arti marziali. L’incontro dei i due toni funge nel formare il tramonto, il momento in cui metaforicamente scadono i conflitti interiori del giorno, nel cui silenzio e in quella solitudine interiore si cela la vera natura delle cose.
Sotto, formando una “U” sono schierati proprio i protagonisti del film; la “U” può sembrare una semplice lettera, ma è il simbolo di un cambiamento di rotta o di scelte di vita, la possibilità che nulla è stato scritto e che si può ancora decidere il proprio destino. Vediamo comparire alcuni dei ruoli chiave della storia, molto simili in una struttura rigida per la posa che sostengono, ma fortemente diversificati tra loro da molti dettagli, la patina della fotografia è apparentemente brillante ma al contempo scura. Partendo da sinistra vediamo Rindaman, con il cappotto scuro e il cappuccio chiaro che nasconde il viso accentuando il mistero che nasconde dentro di sé , risultando una figura fortemente aurea alla fine di questo primo capitolo; poco più avanti a lui si vede il “demone “ Tamao Serizawa con la giacca aperta ed i pugni chiusi nelle tasche, lo sguardo fisso che contrasta con la camicia hawaiana.  Tutto questo riassume il suo carattere duro e ribelle. Dietro di lui si vede Tokio Tatsukawa, che indossa un indumento chiaro e trasmette la sensazione di sfida, determinato e consapevole. Infatti questa diversificazione funge nel distinguerlo dal capo della banda di motociclisti, conosciuti come “i teschi”, riconoscibile dal canonico chiodo, emblema della sua scelta di vita, la sua vera pelle fatta di duro cuoio. Shun Izaki, ha l’espressione da spaccone e le braccia chiuse, sintomo di un carattere chiuso ma fortemente sensibile se si osserva più attentamente il suo sguardo;  anche qui il nero la fa da padrone. Ken Katagiri è un piccolo yakuza che si finge forte dietro l’immagine del suo abito sgargiante, l’incontro con Kenji sarà la sua salvezza da un mondo che non è mai stato il suo ed infine proprio Kenji Takiya che rappresenta la sfrontatezza, si pone con aria di sfida, e al tempo stesso è distaccato da tutto quello che lo circonda.

Tutta questa analisi rafforza l’atteggiamento spigoloso della loro forza interiore, ma anche le loro debolezze celate dietro alla loro forma di pensiero. La “non” presenza degli adulti è sintomo della mancanza di comunicazione tra le generazioni. Le figure genitoriali, incatenate in ruoli o classi sociali, i professori della scuola dove i ragazzi mostrati si confrontano con la violenza, un esemplificazione per palesare come spesso la cultura venga sacrificata a scapito dell’iconografia da dare al mondo esterno\adulto, facendo nascere una rivolta dei giovani in cerca di loro stessi, rappresentata nell’atto della conquista della scuola dove dovrebbero studiare.

L’unica vera eccezione in questo caso è lo stesso Ken, il piccolo mafioso, ormai diventato uomo, che dentro si sente ancora lo studente che scala la vetta dell’istituto Suzuran e rivede in Kenji quello che poteva diventare lui, spronandolo sempre ad andare avanti, dimostrandosi “adulto” in questo, cioè capace di credere in qualcuno e libero di essere sé stesso con la sua grande sensibilità, sempre trattenuta e celata. Questa riscoperta cambierà il punto di vista di alcuni uomini tra cui il boss mafioso per la quale lavora.
L’approccio filosofico di questo primo capitolo è quello canonico del samurai, come  l’atteggiamento e le prese di posizione, soprattutto nelle fasi di combattimento. Si intravede in tutto ciò la figura del pensiero di Martin Heiddeger, cioè “l’orizzonte in cui si scrive la propria vita e il senso di pienezza che si respira e percepisce”. La volontà di potenza e l’oltre uomo di Nietzsche, racchiudibile nel concetto della volontà, cioè un’essenza impersonale, intesa come perpetuo rinnovamento dei propri valori, secondo cui “l’uomo deve continuamente aggiornare il suo punto di vista e mai fissarsi su una presunta verità definitiva”.

La somma finale di tutto il sotto testo dell’opera, unita alle decine di presenze secondarie , ma fondamentali ai fini e lo sviluppo della storia, fa caratterizzare i ragazzi come giovani samurai, che vivono con un codice d’onore ormai desueto, arcaico per la società di oggi, che li trasforma in moderni combattenti antichi, passando dall’essere gregari, all’essere amici. Prende vita quindi il collettivo della comunità che vuole crescere insieme, dove l’esempio vivente è Makise, un eterno sconfitto, che non si arrende mai. Gli sfregi sul viso dimostrano la sua determinazione.
Mirco Quartieri