Casa editrice: Silele Edizioni
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“La Terra Del Tramonto” è il primo romanzo appartenente al ciclo “La Colomba e i Leoni” ambientato nel periodo della Prima Crociata. Nell’anno di Nostro Signore 1095, corrispondente all’anno dell’Egira 488, e dopo l’appello di papa Urbano II, gli eserciti dei principi cristiani si preparano a fluire da ogni parte d’Europa per mettere a ferro e fuoco il Vicino Oriente in nome della fede. Le esistenze di diversi personaggi, nemici per etnia e religione, sono così destinate a intrecciarsi in maniera indissolubile. Un vecchio medico e seguace sufi parte dai pressi di Damasco per recarsi nella “terra dove il sole tramonta”, il lontano Marocco, e iniziarvi una missione singolarissima. Il cavaliere fiammingo Geoffroy de Saint-Omer è costretto ad abbandonare tra i normanni di Sicilia il suo unico, adorato figlio. Un irrequieto principe e cacciatore di leoni chiede allo zio, sovrano dell’impero musulmano Almoravide, una nave per assaltare e saccheggiare le coste dei cristiani nel Mediterraneo. Grande protagonista di questo primo volume è dunque il mondo musulmano, e in modo particolare l’ambiente dei deserti nel Marocco e, in parte, dell’Andalusia araba.
L’immagine centrale è un dipinto con colori acrilici di un soggetto da un trattato di Dioscoride, celebre medico greco. Nel romanzo c’è una scena dove Mandhur, il medico seguace del sufismo, soccorre una persona morsicata da un serpente, e ho scelto quest’immagine ritenendola particolarmente calzante. L’ho quindi ridipinta con colori acrilici, tralasciando le scritte in lingua araba. Sulla sinistra della composizione c’è un giovane principe vestito di rosso alle prese con un serpente, che lo sta morsicando a un piede. Dal lato opposto un dottore dalla barba bianca sta arrivando su un cavallo dai colori irreali. Tutt’attorno a loro si stende una vegetazione lussureggiante, molto colorata e quasi fiabesca, con piante da frutto, fiori rigogliosi, uccelli nascosti nel fogliame. Una curiosità di quest’immagine è che i personaggi e gli uccelli vicini al cielo, tranne quindi il pavone e la gru, hanno il capo circondato da un’aureola; forse si tratta di un’irradiazione energetica più che un segno di santità. I colori sono squillanti ed estremamente caldi anche nella versione originale, e sono stati mantenuti. La pittura in acrilico è stata poi fotocopiata a colori, pennellata con tè e bruciata ai bordi per conferirle un aspetto antico. Il grafico ha ulteriormente lavorato l’immagine ai bordi, e ha acceso lo sfondo con colori caldi che richiamano il deserto e il sole.
Grafica: Fabio Gialain
Cristina M. Cavaliere