Anno d’uscita: 1998
Regia: Vincent Ward
«Ricordo che mi dicevi sempre: “Comincia dall’inizio”, ma io non posso farlo. Io comincerò dalla fine: dalla conclusione della mia vita terrena. Te la mostrerò nel modo in  cui  è avvenuta, per poi passare a quello che è successo dopo». Richard Matheson.

“Al Di Là Dei Sogni” è un film fantasy/drammatico del 1998 diretto dal regista Vincent Ward ed ha come protagonista l’attore Robin Williams. Le scene sono state girate in USA e Venezuela e nel 1999 vince addirittura il premio Oscar per i migliori effetti speciali visivi. La pellicola è ispirata al romanzo omonimo di Richard Matheson, pubblicato nel 1978; in esso ci sono parecchi riferimenti alla Divina Commedia di Dante Alighieri e anche al mito di Orfeo ed Euridice; Chris, infatti, non sopporta che Annie sia all’inferno da sola e decide di cercarla, riuscendo a passare, (proprio come Orfeo), sia davanti a Cerbero che a tutte le anime dannate che gli sbarrano il cammino. Il titolo invece fa riferimento ad un verso dell’Amleto di William Shakespeare, nel famoso monologo della prima scena del terzo atto. (“Aldilà dei sogni c’e’ la realtà o l’incubo”).

Con le musiche di Michael Kamen e la scenografia di Eugenio Zanetti, il film riesce ad evocare immagini suggestive ed impressionanti, collegandosi a ciò che meglio si adatterebbe ad un mondo dell’aldilà. Molti l’hanno definito un film noioso e lento, ma in realtà bisogna capirne la vera essenza. In questo lungometraggio il paesaggio fa da protagonista: la pittura di Van Gogh, gli stadi astrali danteschi, e un’atmosfera spirituale tipicamente New Age. Molti paesaggi nel film sono colorati ed eccitanti, che sembrano quasi presi dai nostri sogni onirici a cui si tenta sempre di dare un profondo significato. Lo stesso protagonista pensa di essere in un sogno lucido di difficile interpretazione; incredulo delle meraviglie che trova durante il tragitto. Più tardi, quando invece Chris si avventura all’Inferno, le immagini diventano sempre più scure e più temibili.

Non appena ha inizio il viaggio non si può non notare lo stretto legame proprio con la celebre Divina Commedia. «L’Inferno è per coloro che non sanno che sono morti», -dice Albert Einstein- «Alcuni sanno di essere morti, ma non sanno cosa ci fanno lì».  Alla classica domanda: «Andresti all’inferno per la persona che ami?» Chris, sembra rispondere in questa locandina con un passo deciso, vestito con un semplice cappotto, un chiaro e deciso: «Si, certo!». C’è il concetto del non arrendersi, di continuare a vivere anche da morto, di continuare nella sua impresa, nonostante dietro di lui tutto sembri bruciare ed emanare calore, proprio come all’Inferno. Con un amore corrisposto si può costruire un Paradiso anche anche nel posto più dannato, perché l’Inferno non è un luogo, ma bensì uno stato d’animo.

I colori caldi, come si può ben vedere, sono praticamente protagonisti nel manifesto, per rappresentare al meglio il fuoco e il suo calore, ma anche la potenza e la forza dell’amore che spinge il personaggio ad intraprendere questo cammino. Il rosso è una tinta molto bruciante, non per niente è associata al fuoco, alla violenza, alla guerra e al sangue. Ma è anche collegata in contrapposizione all’amore e alla passione. Culturalmente e storicamente viene correlata agli inferi, al Diavolo ma anche a Cupido, il dio dell’amore. Il giallo del cielo, invece, anch’esso prevalente, ha connotazioni molto diverse. In Egitto, per esempio, il giallo è usato per il lutto. In Giappone, invece, rappresenta il coraggio. Associazioni che possono collegarsi benissimo con la trama del film. Una piccola curiosità sui quadri che Annie disegna (interpretata da Annabella Sciorra): in realtà questi dipinti sono dell’artista contemporaneo Stephen Hannock, pittore americano noto per i suoi paesaggi atmosferici, con composizioni di fiumi inondati, e grandi viste che spesso trovano iscrizioni di testo che si riferiscono a famiglie, amici o eventi della vita quotidiana. Altro piccolo aneddoto sulla locandina in lingua originale: nella versione originale troviamo raffigurato, vicino al protagonista, anche il cane, fedele animale all’uomo. Chi dice che gli animali non hanno un’anima?La vera religione, come dice l’etimologia stessa della parola (Re= mettere di nuovo e Ligare= unire), esprime al meglio il mettere insieme sempre l’uomo con il divino, il cielo con la Terra, il naturale con il soprannaturale, la totalità; quindi ecco che non si esclude mai nessuno; commovente nel film vedere che persino il cane si salva, ovvero si salva ciò che amiamo.
«Il pensiero è reale, la materia è illusione…  ironia della sorte eh?»

«Imagination is more important than knowledge.» Albert Einstein.
Antonella Aeglos Astori

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