Anno d’uscita: 1921
Regia: Victor Sjöström
Il cinema dell’orrore deve tanto a “Il Carretto Fantasma” (Körkarlen) dello svedese Victor Sjöström: i contrasti di luce e le sovrimpressioni per portare sulla pellicola i fantasmi furono tecniche usate dopo il 1921 da tanti cineasti; la scena della porta sfondata con l’ascia fu ripresa pari pari da Stanley Kubrick in “Shining”. Questo gioiello fiabesco scandinavo ha una locandina innovativa quanto il film. L’immagine vera e propria occupa solo un terzo dello spazio. In un’inquietante bidimensionalità la sagoma scura del carretto fantasma attraversa un paesaggio incolto. Siamo quasi all’alba, con il sole che sta per sorgere a illuminare la scena e, in uno spazio vuoto tra dei lunghi tronchi d’alberi, vediamo l’immagine del cupo trabiccolo. Un affaticato cavallo traina il carro, su cui siede la Morte. La Grande Consolatrice ha il tradizionale mantello con cappuccio e la lunga falce.
I protagonisti sono solo sagome od ombre, nere come la morte e impresse sul chiarore del sole. I due terzi sottostanti della locandina sono occupati dalle lettere, tutte dorate e di carattere nordico. Il film è la trasposizione letteraria del racconto di Selma Lagerlöf, prima donna a vincere il Nobel per la letteratura e nel 1921 scrittrice affermata a livello internazionale. Questo spiega la presenza rilevante del suo nome. Il titolo del capolavoro svedese primeggia al centro del poster e subito sotto troviamo, di dimensioni uguali a quelli della Lagerlöf, il nome del regista e attore protagonista. Sjöström è stato uno dei primi grandi maestri del cinema di genere e il suo connazionale Ingmar Bergman gli sarà sempre riconoscente. Nella locandina a dominar la scena è il nero, colore che dà sostanza al carretto e che circonda tutte le scritte. La Morte è arrivata e vedendo il film ci si lascia trasportare da lei.
Leonardo Marzorati
Ma che gioiello questo film, chissà se si riesce a recuperare… La locandina mi ha ricordato subito le ombre cinesi o anche film come Kirikù e la strega Karabà. Molto raffinata nella grafica e nei colori. L’atteggiamento curvo della Morte a cassetta, però, mi fa pensare a stanchezza e malinconia.
Il film lo si può prendere in prestito nel sistema bibliotecario di Milano. Probabilmente anche altri sistemi bibliotecari lo hanno. La Morte (che proprio morte non è, ma non anticipo nulla per non fare spoiler) può ricordare la strega Karabà del cartone: tanti disegnatori si ispirano al gioco di ombre bidimensionale.
Grazie del commento Cristina. In effetti il ritratto bidimensionale è ricorrente e il cartoon Kirikù e la strega Karabà è un ottimo esempio. La Morte, che poi morte non è proprio (ma non voglio fare spoiler sul film) è veramente stanca e chi dovesse vedere la pellicola (a Milano la si può avere in prestito dal sistema bibliotecario) capirebbe il motivo.
Grazie a entrambi del commento, annoto senz’altro questo film e lo cerco nel consorzio bibliotecario del Nordovest, che funziona egregiamente.
(Volevo invece avvisare di una questione puramente “tecnica”, ho spuntato la notifica di eventuali risposte da parte vostra, ma non mi sono arrivate.)