Anno di uscita: 1964
Sito internet: http://www.thebeatles.com
“A Hard Day’s Night” è il terzo album della famosa band britannica The Beatles pubblicato il 10 Luglio del 1964, in concomitanza con l’uscita del loro primo film avente lo stesso titolo (in Italia conosciuto come “Tutti per uno”). Il titolo “A Hard Day’s Night” è un gioco di parole ripetuto spesso da Ringo Starr durante gli incontri quotidiani della band (lo dichiarò in seguito ad un’intervista con il Dj Dave Hall) e significa letteralmente “una notte di dura giornata”. È il primo album del gruppo di Liverpool con la caratteristica di contenere solo pezzi originali, e l’unico che mostra la firma di Lennon-McCartney per l’intera durata del disco. Venne progettato subito dopo il tour americano che al contrario di ogni aspettativa riscosse un successo clamoroso; come supporto alla pellicola cinematografica in uscita. Questo lp doveva contenere tutti i pezzi della colonna sonora del film; cosa che in realtà solo con il lato A mostra coerenza, difatti nel restante contenuto presenta pezzi che nonostante furono scritti per essere utilizzati nella pellicola cinematografica, è possibile ascoltare solo in questo disco. «Scrivete questo disco con l’America in mente» disse B. Epstein il loro manager quando i Beatles si misero all’opera di questo album, e anche dopo l’uscita fino agli Anni’70 Lennon ribatteva liberamente «una serie di canzoni fatte per il mercato e che non ritengo di alcuna rilevanza»; ovviamente si sbagliava. Certo brani leggeri in stile Beat, nessun significato profondo, ma forse per la voglia di leggerezza del pubblico americano dopo la morte di Kennedy o per la ricerca di qualcosa di nuovo che si allontanava dal classicismo dell’epoca, fatto sta che ancora oggi risulta essere un piccola perla del panorama musicale ed è rientrato ufficialmente in più classifiche internazionali come titolo “intramontabile”.
La copertina è opera del fotografo, designer e regista Robert Freeman, famoso ben appunto per aver ideato e fotografato ben cinque cover degli album della band inglese. Il suo intento fu quello di eliminare tutto il superfluo, di incentrare l’attenzione sui ragazzi senza lasciare scampo allo sguardo e all’immaginazione. Nell’illusorio movimento dato dal flusso di fotogrammi in bianco e nero dei ritratti degli stessi componenti della band, i Beatles divengono un’icona. Anche se il concept non appartiene ad Andy Warhol inutile negare l’appartenenza al movimento Pop Art attuale e trasgressivo all’epoca. Inizialmente la cover doveva avere un’impostazione tradizionale con la band al completo in primo piano, ma Freeman non ne fu affatto convinto fino al momento in cui non gli passarono in mano uno Screen Tests di sequenze dello stesso film girato da Lester. Fu qui che Freeman ebbe l’illuminazione, la copertina doveva rappresentare un’unione fra il film e il disco, quale miglior modo se non evocare una pellicola cinematografica? Fu così che sfruttò il potenziale delle Polyfoto-48, una stampa sequenziale di 48 foto tessera in diverse pose dove il ritratto poteva scegliere gli scatti migliori. Convocò i quattro ragazzi nel suo studio di Londra e chiese loro di assumere diverse espressioni facciali, in modo da catturare carattere e personalità degli stessi, nacque cosi la leggendaria copertina. Corre una leggenda metropolitana dove si racconta che gli stessi scatti furono “rubati” dai rulli di Screen Tests fatti da Andy Warhol ai tempi della Silver Factory, frequentata dai Beatles come da tante altre icone musicali del tempo, ma nessuna conferma ci è mai stata data, e credo che nessuno la vorrà mai. Il crogiolarsi in questi misteri musicali dona sempre emozioni impareggiabili (ndr). In ordine dall’alto verso il basso troviamo John Lennon, George Harrison, Paul McCartney e Ringo Starr, ritratti in venti scatti; mentre i restanti ritratti non utilizzati per il disco furono inseriti all’interno dei titoli di coda della medesima pellicola.
Una piccola curiosità è rappresentata dall’utilizzo degli stessi scatti per comporre il manifesto inglese del medesimo film, anche se in numero maggiore; ed è proprio nella fila di Paul che troviamo un intruso, che successivamente verrà svelato come l’attore che interpretò il nonno nell’omonima pellicola cinematografica. “A Hard Day’s Night” una copertina indimenticabile sia per stile che per carattere, rivisitata da molti altri artisti, ma che nell’immaginario collettivo continuerà ad appartenere solo ed esclusivamente ai Beatles.
Silvio Bellomo
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